Chi sono IO? La costruzione dell’Identità

Nella letteratura psicologica IO e Sè occupano un'area semantica e concettuale di sovrapposizione e intersezione e i termini Sé e Identità in alcuni lavori vengono affiancati o considerati sinonimi sebbene facciano riferimento a due aree di interesse specifiche.

Gli studi sull’Identità e quelli sul concetto di Sè condividono lo stesso oggetto di indagine, in quanto entrambi analizzano come una persona risponde alla domanda “chi sono Io?”, oggetto che però è esaminato da angolature diverse.

Secondo una prospettiva che accomuna molti studiosi contemporanei, potremmo dire che:

- l’Identità riguarda gli aspetti più soggettivi del Sé, riferibili alle caratteristiche fisiologiche e psicologiche dell’IO in relazione al contesto di appartenenza;

- il riguarda le attribuzioni di un individuo, gli elementi descrittivi che comprendono le caratteristiche individuali, le credenze, le competenze e gli aspetti esperienziali di sé.

La ricerca psicologica ha consentito una ulteriore distinzione tra Identità e Sé:

- l'area tematica identitaria analizza la dimensione processuale attraverso la quale la persona costruisce il proprio funzionamento psicologico individuale;

- gli studi su Sé (ambito di interesse iniziale filosofico) si orientano sulla struttura fondante del concetto di Sé, come l’individuo costruisce una teoria su se sesso, definisce se stesso in termini di autoconsapevolezza, capacita riflessiva e autorappresentazione.

Al netto di queste differenze, l’utilizzo dei termini Sé e Identità rimanda a qualcosa di unico, ad una specificità che caratterizza ogni singolo essere umano che come tale va conosciuto e compreso.

L’identità in psicologia

Il concetto di identità può essere inteso come la consapevolezza che nella propria immagine di Sé esistono forti coerenze o che comunque gli aspetti diversi dell’immagine di sé formano un sistema coerente ed integrato. Attraverso l’identità la persona ha un’esperienza cognitiva ed emotiva di Sé, elabora e integra in modo coerente le informazioni interne ed esterne, seleziona i comportamenti idonei all'adattamento e favorisce la conoscenza retrospettiva e la progettualità futura.

Scopo fondamentale dell’uomo è la costruzione di un una propria identità, che pur variando nel tempo, risponda a un’esigenza di coerenza dell’Io tale da permettergli un rapporto valido e creativo con l’ambiente sociale. Lo sviluppo dell’identità nell’individuo è dunque uno dei processi più importanti nell’ambito della psicologia.

L'area tematica identitaria analizza, a partire da contributo classico di Erikson, la dimensione processuale della costruzione dell'Identità, che viene a compimento alla fine dell'adolescenza quando la persona avrà sviluppato caratteristiche che tendono a rimanere stabili nel corso della vita.

La costruzione dell’identità

L’autore che ha maggiormente approfondito il concetto di identità, declinandolo in una prospettiva evolutiva, è Erik Erikson, riferendosi al “centro osservativo della consapevolezza” ossia alla coscienza di Sé come persona.

Questo modello è stato ulteriormente articolato grazie agli studi di Marcia il cui contributo consiste nell'aver dato validazione empirica alla teoria di Erikson che si basava sulla sua esperienza clinica, fornendo definizioni chiare rigorose e misurabili degli stati di identità e mettendo altresì a fuoco alcuni esiti possibili del processo di costruzione dell'identità.

Il modello elaborato da Marcia è stato a sua volta ripreso e ulteriormente elaborato da Bosma e Meeus. Il primo ne ha messo in luce le criticità tra le quali quella di proporre stati descrittivi e non fasi evolutive del processo con cui le giovani generazioni affrontano l'evento critico adolescenziale e il cui esito non può essere considerato uguale per tutti sottolineando altresì l'interdipendenza tra sviluppo identitario e contesto. Meeus, attraverso una ricerca longitudinale, ha incluso nell'analisi lo studio di un terzo processo, la riconsiderazione dell'impegno, arrivando così a definire un modello trifattoriale dell'identità.

Il processo identitario è un processo che non si conclude con l’adolescenza ma la costruzione dell’identità da un lato si proietta nella giovane adultità, dall'altro è soggetto a continue revisioni, confronti le con alternative disponibili, consolidamenti, per l'intero corso di vita (Crocetti, Rubini e Meeus). Secondo questo modello, l’'individuo rivede decisioni che sembravano già assunte in quanto non più soddisfacenti, sente il bisogno di validare gli impegni già presi o di rimetterli in discussione. Si impongono così nuove ristrutturazioni, le fasi precedenti non vengono mai abbandonate, ma assimilate e riadattate e l’acquisizione dell’identità non può mai essere considerata conclusa.

La teoria psicosociale dello sviluppo

Sebbene di derivazione psicoanalitica, la teoria erksoniana supera il concetto prevalentemente biologico della psicoanalisi freudiana, e si concentra sull’interazione individuo-ambiente.

Due sono i contributi importanti rispetto alla psicologia classica:

- l’approccio stadiale che non si arresta, come normalmente avviene, alle soglie dell'età adulta ma si estende all'intero ciclo di vita, includendo anche l'età giovanile, la maturità e la terza età;

- l’approccio psico-sociale, ovvero l'incidenza della dimensione sociale sullo sviluppo dell'individuo: nelle prime fasi è legata alla figura materna, poi si amplia a ricomprendere i diversi attori delle relazioni interpersonali.

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Il ciclo vitale dell’individuo è concettualizzato come una serie di stadi caratterizzati ciascuno da un compito di sviluppo tipico di ogni età della vita, presentato come un dilemma che emerge dal conflitto tra due tendenze opposte (che l’autore chiama tensioni antitetiche, una rappresenta una conquista, l'altra un fallimento) e che emerge dalla relazione tra individuo (maturazione) e ambiente (l'insieme delle attese che la società ha nei confronti dell'individuo).

Ogni superamento delle crisi psicosociali determina un nuovo equilibrio dinamico che può essere più o meno spostato verso uno dei due poli, anche se ogni dilemma ha un esito auspicabile che porta al rinforzo della specifica qualità positiva dell’Io e all'acquisizione di una disposizione emergente tipica (risorsa-forza di base), necessaria affinché l’individuo possa evolvere nel suo sviluppo. La mancata integrazione delle tensioni crea, al contrario, disagio, dolore, disadattamento e la persona si trascina nel tempo il compito di far fronte agli elementi che non sono stati superati.

Il modo in cui la persona affronta i bisogni principali connessi allo stadio di sviluppo in cui si trova, influisce sullo stile della personalità con cui entrerà nello stadio successivo.

Lo stadio adolescenziale

La dialettica tra “essere o non essere” se stesso, è la crisi psicosociale che connota la fase adolescenziale in cui il compito di sviluppo fondamentale è rappresentato dalla formazione dell'identità e la ristrutturazione del concetto di Sé, che si realizza grazie alla fitta rete di relazioni e scambi in cui il soggetto verifica il proprio valore e riflette su se stesso.

L'attenzione si concentra sul contesto e sulle esperienze personali ponendo in risalto la relazionalità e in particolar modo la varietà delle forme di relazione che l’individuo sperimenta quali fattori determinanti l’acquisizione di una identità autonoma.

Il quinto stadio vede, infatti, la conflittualità tra le tematiche della acquisizione di identità o la confusione di ruoli (diffusione di identità) e dovrebbe idealmente risolversi, secondo Erikson, intorno ai 20 anni di età in modo che l’individuo possa poi dedicarsi ad altri compiti della vita.

In questo stadio, caratterizzato da un’intensa attività di definizione e ri-definizione della propria identità, vengono messe in discussione tutte le conquiste delle fasi precedenti.

L’identità acquisita sarà il risultato della selezione, fra tra tutte le identificazioni salienti esperite dalle più infantili alle più recenti, di una sintesi originale e unica in accordo con i propri interessi e valori.

L’individuo giunge così a formare la propria identità, che non consiste solo nell’incorporare un Io sicuro e evoluto come individuo autonomo, ma anche un Io sensibile ai propri bisogni, talenti e aspirazioni, che lo renda capace di occupare un proprio spazio nel contesto sociale circostante.

Il rischio è quello di trovarsi in uno stato di confusione, che porta l’individuo a non avere un senso coerente di Sé e a non avere degli standard interni per valutare sé stesso e gli altri.

Erikson sottolinea l’importanza, in questo processo, di un periodo fisiologico di esplorazione e sperimentazione delle diverse alternative disponibili, tollerato dalla società senza etichettare l’adolescente proprio perché il tempo della moratoria psicosociale serve al giovane per esplorare in modo attivo le diverse opportunità che la società gli offre, dare significato alle esperienze e garantire così l’acquisizione di una identità adulta solida stabile e coesa.

Conclusioni

La sua teoria prende dunque in esame sia la natura intrapsichica sia la natura psicosociale dell’Identità con un importante ruolo attribuito al contesto nel supportare la costruzione dell’Io.

L’identità sembra emergere dal senso di benessere che l’individuo sperimenta tra un contesto sociale e le sue caratteristiche fisiologiche e psicologiche. Se l’individuo si trova in una condizione di equilibrio tra le richieste dell’ambiente e le sue caratteristiche di personalità, mentali e fisiche, sperimenta un senso di benessere che favorisce lo sviluppo di un’identità ben strutturata, articolata, stabile e coesa.

Gli aspetti biologici, le esperienze personali, l’ambiente di vita famigliare, sociale e culturale, in equilibrio dinamico tra loro restituiscono all’individuo la sensazione di “essere sempre se stesso in modo continuativo nel tempo”, nonostante le trasformazioni individuali e ambientali: l’individuo e il contesto sono dunque gli elementi fondamentali dell’Identità e si definiscono vicendevolmente l’un l’altro.

Il fine ultimo dell’esistenza

Nel contributo di Erikson, il concetto di Identità assume un significato fondamentale in quanto è funzione unificatrice dei diversi stadi di sviluppo: “il fine ultimo di ogni individuo è la costruzione di un’identità che si mantenga stabile nonostante i cambiamenti inevitabili posti dalle condizioni storiche, sociali, culturali...” (Erikson, 1982).

I diversi aspetti dell’immagine di sé interiorizzata si accumulano con il trascorrere del tempo e man mano che si verificano scambi con l’ambiente e tutti concorrono a dare significato, forma e continuità all’esistenza favorendo una integrità dell’Io che si traduce in un senso del proprio destino.

Bibliografia:

Bosma, H.A. (1985),Identity development in adolescence

Crocetti E., Rubini M., Meeus W. (2008) Capturing the dynamics of identity formation in various ethnic groups: Development and validation of a three - dimensional model, «Journal of Adolescence»

Erikson, E. (1950). Childhood and society, Infanzia e Società.

Erikson, E. (1968). Identity: youth abd crisis, Gioventù e crisi di identità.

Erikson, E. (1982). The Life Cycle Completed, I cicli della vita.

Marcia J. (1980) Identity in adolescence.

Meeus W. in press Identity Statuses as Developmental Trajectories. A Five -Wave Longitudinal Study in Early - to - middle and Middle - to - late Adolescence

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