E' da tempo che il mio matrimonio non funziona più

VALERIA

Salve, è da tempo che il mio matrimonio non funziona più, i motivi sono diversi, tanto per cominciare dalla nascita della mia bambina mio marito mi ha più volte rimproverata di essere cambiata, di non essere più attenta e disponibile come un tempo, credo sia un problema diffuso e quasi normale visto il cambiamento che porta un figlio che però non è mai capito da alcuni mariti che non sanno accettare questo cambiamento e piuttosto che accettarlo e farne parte si sentono esclusi, nonostante io abbia sempre insistito perchè lui fosse presente e partecipe in tutte le novità che riguardassero la bambina. Altro fattore di disturbo sono state le reciproche madri, invadenti, indiscrete e non troppo ben disposte verso i reciproci compagni dei loro figli; le discussioni in casa nostra sono state sempre e solo per quello che facevano o non facevano queste donne, da una parte mia madre, donna inacidita dalle avversità della vita, non ha mai visto di buon occhio mio marito perchè non lo riteneva adatto a me, con le sue prepotenze e con il suo modo spavaldo di fare, dall'altra parte la suocera, si è subito messa in competizione con me, ipercritica, presuntuosa e arrogante, di quelle che te le fanno sotto gli occhi e tuo marito che guarda e non dice mezza parola... la situazione è stata sempre complessa tanto da spingerci ad una frequentazione limitata per quieto vivere, tanto da prendere in considerazione l'idea di un trasferimento il più lontano possibile, tipo Australia. La sola idea si è poi concretizzata con la partenza di mio marito che essendo senza lavoro ha tentato il tutto per tutto, in compagnia di un amico ha intrapreso questo viaggio in cerca di lavoro e di una sistemazione futura per la sua famiglia. Purtoppo questa esperienza si è dimostrata fallimentare, mio marito ha affrontato vari problemi di adattamento, essendo anche un pò scapestrato, con la scusa della lontananza della famiglia, si è dato alle droghe, non in maniera brutale ma ha provato delle cose, funghi allucinogeni, biscotti di strana fattura, penso anche marjuana e chissà cos'altro. Arrivato al limite delle sue possibilità avendo capito che non era così facile stabilirsi lì e farsi raggiungere dalla famiglia, ha fatto ritorno a casa anche su suggerimento della sua famiglia e del fratello che nel frattempo lo aveva raggiunto e si era accorto delle sue difficoltà e dei suoi rimedi non proprio salutari. Dopo il ritorno a casa si sono ripresentati i soliti problemi con le rispettive famiglie e a malincuore ho dovuto prendere le distanze da mia madre che ne aveva combinata un'altra delle sue. Dopo neanche due mesi dal ritorno di mio marito, come un uragano, un evento ha sconvolto profondamente la mia vita e quella della mia famiglia, uno dei miei fratelli si è suicidato. Non so descrivere l'angoscia, la rabbia, i sensi di colpa e lo smarrimento in quel momento, l'unica cosa che mi ha dato la forza di tirarmi su è stata la mia bambina, il fatto di dovermi occupare di lei e di doverle dare delle attenzioni mi distoglieva dal pensiero fisso della tragedia che ci aveva investito. Come spesso accade, nella tragedia, si mettono da parte rancori e rivendicazioni, così mio marito è tornato a frequentare casa di mia mamma e viceversa. In tutto ciò mio marito ha trovato approfittando della tregua, a pochi mesi dall'accaduto, ha chiesto a mia madre il locale di sua proprietà sotto casa sua, con i risparmi che si era portato dall'Australia ha deciso di avviare un'attività, un Ortofrutta. Tutto ciò ha comportato non poco stress e nervosismo ma pian piano la cosa si è concretizzata. Tutto pronto, apriamo l'ortofrutta e mio marito inizia a stranirsi, anzioso, agitato tanto da perdere il sonno e qui l'imminente tragedia... neanche dopo una settimana dall'apertura viene ricoverato in psichiatria. Non riuscendo a dormire la notte ha chiesto a mia madre delle pillole che lo aiutassero a prendere sonno e lei irresponsabilmente gli ha passato le sue, trattasi di psicofarmaci “MINIAS“, assunti per circa una settimana e non con i risultati sperati. Mio marito è andato completamente in palla, allucinazioni, perdita di lucidità, alterazione della realtà. I suoi genitori all'oscuro del fatto che il figlio stesse prendendo delle pillole e vedendo la sua reazione, si sono attivati per cercare delle risposte da mia madre. Hanno portato il figlio a casa loro e dopo aver capito di non poter fare nulla ecco come ultima strada il ricovero. Non hanno perso un attimo per sfogare la loro frustrazione e dare colpe a me e a mia madre per la condizione del figlio, tanto che inizialmente mi sconsigliavano per il suo bene di andarlo a trovare in ospedale perchè neanche si ricordava di avere una moglie e una figlia, sembrava tornato indietro ai suoi 15 anni. Uscito dall'ospedale in condizioni pietose, il suo percorso di ristabilizzazione è stato lungo e difficile e il tutto si è svolto a casa dei suoi genitori così da avere un aiuto. è stato un periodo bruttissimo, mi sentivo soffocare, non ero libera di far nulla, sempre sotto controllo, sempre giudicata e guardata a distanza, non andava mai bene niente, ad ogni cenno di ricaduta di mio marito era come un terremoto distruttivo, angoscia, terrore, preoccupazione erano all'ordine del giorno. Pian piano ho cercato di andare daccordo con i miei suoceri per quieto vivere e soprattutto per aiutare mio marito, ho cercato di far capire loro che avevo a cuore che mio marito stesse bene e ho fatto di tutto per fargli capire che era di primaria importanza ritrovare un equilibrio e una serenità in famiglia soprattutto essendo sotto lo stesso tetto. Ho preso nuovamente le distanze da mia madre e dal resto della mia famiglia per dedicarmi esclusivamente a mio marito, sempre in punta di piedi e sempre collaborativa verso tutto cercavo sempre la loro opinione perchè mi sentivo persa e non all'altezza di tutta la situazione. Abbiamo cercato i migliori specialisti e i suoi genitori si sono sempre offerti di pagare purchè il figlio avesse il meglio e fosse capita la causa del suo malessere. Loro insistevano nel dire che quelle maledette pillole avessero causato il tutto e pertanto mi sono sentita in dovere di dimostrare loro che avrei fatto di tutto per trovare la verità anche denunciare mia madre se fosse servito a qualcosa. Sono andata dai carabinieri che però mi hanno aperto le mani dicendomi che ad una storia così assurda che non avesse prove non potevano dare adito, non c'erano i presupposti per fare una denuncia. è stato un calvario senza fine perchè anche avendo fatto tutti gli esami del mondo non risultava niente di anomalo, i medici hanno ipotizzato un disturbo latente che nel tempo tra droghe varie e la botta finale tra il grande stress degli ultimi tempi e le pillole “minias“ sia venuto fuori. Non è stata mai accettata una realtà simile, la famiglia di mio marito continuava ad insistere sulla responsabilità di mia madre in tutto ciò e credevano che il figlio avrebbe recupareto presto, che tutto sarebbe tornato come prima... purtoppo non è andata così. Mio marito dopo una cura di mesi pian piano ha interrotto la terapia sempre sotto controllo dei medici, mossa sbagliata perchè un anno più tardi eravamo punto e accapo, altra crisi, altro ricovero, altro inferno. Ancora una volta tutte le colpe sono state riversate su di me perchè non mi sono accorta di nulla e non ho agito tempestivamente. Stavolta la situazione è stata ancora più pesante se possibile, mi sentivo annientate, svuotata e non avevo nessun tipo di comprensione. Per paura che potesse succedere qualcosa a mia figlia e a me ci siamo visti costretti ad un'ulteriore convivenza forzata con i miei suoceri, un incubo senza fine. Mio marito è cambiato totalmente, che la causa sia il suo disturbo, la terapia e la sua famiglia onnipresente e assillante, sembra un adolescente che non perde occasione per andare a trovare la mammina accogliente e accomodante che però bada bene di ricordargli che il suo posto è a casa sua. Mia suocera è una donna impossibile, non perde occasione per dire la sua, fomenta mio marito che pende dalle sue labbra, ha cercato di parlar male di me a mia figlia che ha passato dei mesi orribile senza capire bene cosa stesse succedendo, le ho detto che il suo papà non stava molto bene e dovevamo avere un pò di pazienza che prima o poi le cose si sarebbero sistemate, ma quel momento non è mai arrivato. L'anno scorso mio marito ha avuto una sorta di ricaduta perchè il medico ha diminuito un pò la terapia evidentemente al momento sbagliato. Come al solito mio marito è andato a rifugiarsi dalla sua famiglia, faceva vai e vieni da casa, partiva la mattina presto e tornava la sera tardi solo per dormire, aveva accennato ad una separazione ma continuava a tornare a casa e a dormire nel nostro letto. è stato un periodo bruttissimo, ero avvilita, mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più, sembravo una larva. Credevo che una separazione fosse la soluzione migliore ma aspettavo che mio marito facesse il primo passo. Io ero stata da un avvocato perchè mia suocera continuava a minacciarmi di togliermi mia figlia, così ho preso coscienza della mia posizione e su come muovermi. Agli inizi di settembre dell'anno scorso mio marito dopo aver passato del tempo per i fatti suoi, aver dilapidato il conto corrente ed essersi fatto una vacanza con i fratelli, torna a casa, pentito e disposto a rimettere in sesto le cose. Da parte mia non avevo dubbi che fosse finita ma vedendo la reazione di mia figlia a un ritorno del padre e alla sua famiglia di nuovo insieme ho deciso di provare. Ho chiesto a mio marito di farsi seguire da uno psicologo ed io avrei fatto lo stesso per poi proseguire insieme in un percorso comune. Io ho iniziato ad andare dalla psicologa ma lui si è rifiutato, non ammette di avere un problema e quindi non pensa sia necessario l'aiuto di uno psicologo, pensa che il suo benessere attuale lo abbia raggiunto con le sue forze e di non aver bisogno di alcuna terapia ma la continua a prendere. è sempre convinto che la colpa di tutto ciò che gli è successo sia di mia madre e perciò non vuole assolutamente che mia figlia abbia alcun contatto con lei. A 32 anni mi sento vecchia e stanca, non ho più le forze per continuare questa farsa, io non amo più mio marito ma continuo a tenere duro e stò provando il tutto per tutto, ho chiesto al suo psicoterapeuta una terapia di coppia ma spero solo di fargli accettare il fatto che il nostro matrimonio è al capolinea. Sono sicura che lui lo sa già ma continua a vivere in una situazione di comodo, non lavora da tempo ormai, sono io che mi occupo di tutto e da parte sua non ho il minimo aiuto. Vive in un apatia assurda, costantemente cerca lo svago nel gioco che sia sul cellulare, nei videogiochi o con la complicità della madre, al videopoker. Nella sua famiglia il gioco è stato sempre presente, sono assidui frequentatori di bar e tabacchini e non perdono un occasione. Mio marito non è presente nella vita familiare, se non è con i suoi genitori è buttato sul letto con il telefonino, esce dalla stanza solo per i bisogni primari, fumare, mangiare e andare al bagno. Non si interessa minimamente a sua figlia e ai suoi bisogni, non collabora in casa e sinceramente sono alquanto stufa. In tutto ciò lui è indifferente, non mi rivolge parola se non per comprargli l'occorrente per fumare, per i soldi della benzina o se ha fame. Non si riesce a fare un discorso, ad affrontare un problema insieme, piuttosto fugge a gambe levate. Se qualcosa proprio non gli va giù ha delle reazioni forte talvolta violente. La mia paura è quella di provocare in lui un'altra ricaduta per un eventale separazione, ho paura che abbia delle brutte reazioni e che possa fare del male a me o per dispetto a mia figlia. Lui è convinto che se non mi stà bene la situazione sia io a dover andare via ed è convinto che non riuscirei a portare mia figlia via con me. Non presta alcuna attenzione alle mie parole mentre prende per oro colato quello che gli dice la famiglia. La mia speranza è quella di separarci in modo tranquillo e consapevole ma so già che sarà una guerra e ho tanta paura. So che anche la terapia di coppia sarà un buco nell'acqua ma spero che mi spiani la strada. Sento di avere una zavorra ai piedi e nonostante so di dare un dispiacere a mia figlia io ho bisogno di riprendere il controllo della mia vita, quantomeno saprò di avere fatto tutto ciò in mio potere... o almeno credo. Sono davvero al limite ho la sensazione che potrei scoppiare da un momento all'altro, stò annaspando nell'attesa che qualcuno mi lanci un salvaggente. Non so più cosa posso fare se non mettere la parola fine. E dopo avervi descritto la mia vita negli ultimi 4 anni, spero in un vostro consiglio. Cordiali saluti. Valeria.

2 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile signora,

la situazione mi sembra piutosto complessa. Suo marito avrebbe già uno psicoterapeuta, ma non è uno psicologo? Sarebbe meglio che ci fosse una figura che riassume le due competenze, inoltre lo psicologo psicoterapeuta potrebbe dover richiedere anche la collaborazione dei genitori di suo marito per venire a capo dei problemi di quest'uomo.

Il mio consiglio è anche di valutare, in assenza di risultati, di rivolgersi ad un altro psicologo psicoterapeuta che possa prendere in carico la situazione nella sua interezza e complessità, sempre ovviamente tenendo conto della cura medica e delle eventuali conseguenze di farmaci o droghe.

cordiali saluti 

Cordiali saluti

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online

Gentile Valeria,

la storia del suo matrimonio è certamente molto travagliata e complessa. Il disagio psichico di suo marito, indipendentemente dal motivo che l'abbia scatenato, ha generato anche in lei e in tutta la famiglia uno stato di confusione e destabilizzazione. Inoltre, l'ingerenza delle vostre rispettive famiglie di origine, non ha fatto che aumentare la spaccatura sempre più ampia all'interno della coppia, oltre che provocare in lei uno stress continuo e molta insicurezza.

La sua idea di rivolgersi ad uno psicolgo naturalmente è più che corretta, non tanto per sanare i problemi di coppia, ma per riportare lei ad un equilibrio tale per cui possa operare delle scelte e possa compiere delle azioni in modo lucido e costruttivo.