L’attacco di panico, una via per afferma se stessi

L’attacco di panico, una via per affermare se stessi

Gli attacchi di panico vengono inseriti tra i disturbi d’ansia. L’ansia si manifesta con varie sensazioni , per lo più spiacevoli,  fra cui la paura, la preoccupazione, l’inquietudine, la sensazione che le cose possano sfuggire di mano, il bisogno di trovare una soluzione immediata, la paura di affrontare determinate situazioni sociali,  la sensazione di sentirsi immobilizzati dalla paura. Tale condizione,  se protratta nel tempo, può  comportare sentimenti di frustrazione e disperazione condizionando pesantemente la qualità della nostra vita.

L’ansia è un allarme da ascoltare, può rappresentare un motore propulsore che ci spinge a scegliere, a fare dei cambiamenti.

L’emergere di uno stato ansioso è spesso il segnale di un conflitto che preferiremmo ignorare ma che, invece, preme per essere ascoltato. L’ansia può essere l’indicatore che  in qualche aspetto non siamo ciò che avevamo creduto di essere o che stiamo facendo a noi stessi delle richieste eccessive.

L’acutizzarsi dell’ansia può verificarsi di fronte a dei cambiamenti di vita che possono riguardare il lavoro, la casa, le relazioni affettive come una separazione, un lutto, l’uscita di casa dei propri figli, ma anche l’emergere di aspetti di noi sconosciuti, inconciliabili con ciò che già conoscevamo di noi stessi . Questi momenti di sofferenza possono  rendere difficile qualsiasi decisione sulla nostra vita e generare vissuti di forte disorientamento.

Un tale conflitto può generare  ATTACCHI DI PANICO.

In questi casi, il disagio emotivo intenso che stiamo vivendo trova nel  corpo il veicolo attraverso il quale esprimersi. Si tratta di segnali preziosi che il nostro corpo ci invia per aiutarci a essere consapevoli  di una situazione emotiva che è ormai diventata insostenibile e le cui motivazioni profondo risultano sconosciute al soggetto. Se ignoriamo questo intenso malessere,  possiamo andare incontro a situazioni sempre più ingestibili creando una gabbia in cui il soggetto si sentirà intrappolato senza via d’uscita. L’attacco di panico, nello specifico, è caratterizzato dall’insorgenza improvvisa di un’ intensa apprensione accompagnata da soffocamento, vertigini, sudorazione, tremore, tachicardia timore spesso associati a una sensazione di catastrofe  e morte imminente. Le persone che ne soffrono spesso sviluppano una forma di ansia anticipatoria preoccupandosi perennemente di dove e di quando avverrà l’attacco successivo condizionando, in maniera significativa, il proprio stile di vita.

Questa paura condizionerà la vita del soggetto che restringerà sempre di più il suo campo esperenziale limitate alle situazioni che gli garantiscono la massima sicurezza.

Gli attacchi di panico possono manifestarsi in momenti particolari della vita, durante una crisi d’identità o in un periodo di transizione biografica, come il passaggio all’età adulta, un cambiamento nella sfera lavorativa o in quella affettiva, in seguito ad un lutto. Si tratta di  esperienze  in cui dobbiamo fare i conti  con cambiamenti profondi nella nostra vita che ci disorientano perché comportano la perdita di punti di riferimento o dell’immagine rassicurante che conoscevamo di noi stessi.

La psicoterapia psicoanalitica punta all’ascolto del mondo emotivo del paziente che attraverso questa crisi cerca, inconsciamente, di esprimere un desiderio di cambiamento pur temendolo perché destabilizzante e doloroso. La paura è generata da un mancato ascolto dei propri bisogni emotivi per cui il paziente si sente in balia di qualcosa che vive come esterno la da sé, l’attacco di panico. Ma, in realtà, a parlare è una parte profonda di noi che creca di trovare le parole per potersi esprimere e un interlocutore che possa aiutarlo a fare. L’attenzione non sarà, dunque, la rimozione del sintomo ma la sua traduzione emotiva per creare un dialogo con se stessi e liberare il nostro corpo da ciò che non riusciamo ad afferrare e ad affermare. In questi casi, intraprendere un percorso di psicoterapia, permette di avere accesso ad uno spazio di ascolto non giudicante, in cui poter esplorare le motivazioni sottostanti il nostro disagio emotivo, sviluppare una maggiore consapevolezza di noi se stessi, in termini di difficoltà e di risorse, acquisire nuove chiavi di lettura della nostra sofferenza.

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