Madre morbosa

Amelia

Buongiorno,
Sono una donna di 33 anni, figlia unica, senza figli. Anzi forse una figlia la ho: mia madre.
Mia madre non ha mai avuto un bel rapporto con mio padre sin da quando sono piccola. Mio padre era sempre via per lavoro e comprendo si anche dietro il lavoro, arrivava a casa o tardi (23.00) o stanco e non ci prestava attenzione. Sino all’eta Di 22 anni lo odiavo. L’infarto che ha avuto ha ricucito il nostro rapporto. Mia madre pretendeva che io la sera non uscissi, che passavo i sabato sera con lei. Se stavo 10 minuti al telefono con un’amica andava in bestia. Da 9 anni sono fidanza e quello che ora è il mio attuale marito a dicembre mi ha chiesto di sposarlo. Mia madre era indiavolata (nonostante io e lui convivessimo da 6 anni) mio padre lo odiava. Ho pianto molto, volevo mandare tutto all’aria ma alla fine mi sono sposata (cosa che mia madre mi rinfaccia quando litighiamo). Lei da 2 anni e senza lavoro, così, invece di stare con mio padre a casa (lui è in pensione) viene da me nel mio studio. Per me UN INCUBO. È gelosa della mia collega, mi ha fatto una sceneggiata dicendomi che anche lei vuole essere resa partecipe di tutto, mi iscrivo in palestra con la mia collega e lei mette giù il muso. Così le do dei “compiti” da fare. Inizia a litigare con un mio collega (sono tutti miei dipendenti) perché non vuole che con lei si scherzi. Andiamo alle riunioni del franchising e mi chiede “perché non mi hai portata?” Cavolo, vorrei dirle, ma mi fai vivere? Perché non lo dico? Mio padre mi dice che l’ammazzerei di dolore. Mi sento in colpa ma anche in GABBIA. Non so come liberarmi da Lei. Alcune volte vorrei scappare o sparire perché io non ce la faccio più.

2 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Amelia, 

mi sembra che lei stia vivendo un pesante conflitto tra l'autonomia di una donna adulta e il senso di colpa dovuto ad una madre invasiva che ha difficoltà ad accettare che lei è un individuo separato e individuato rispetto alla coppia genitoriale e suo padre in qualche modo mi sembra "seguire" la linea di sua madre. 

Vorrei sottolineare comunque che lei ha dimostrato notevoli risorse creandosi un'attività lavorativa, gestendo dei dipendenti,  una vita affettiva con suo marito e una vita social.  Per cui penso che il lavoro utile da fare sia quello di arrivare alla consapevolezza delle modalità che può mettere in atto per gestire le dinamiche relazionali con sua madre e con suo padre in modo più equilibrato, mantenendo la sua indipendenza senza rompere il rapporto con i suoi genitori.

Una persona che ha saputo "crescere" e costruirsi una propria vita nonostante sua madre, forse inconsciamente, non accettasse ciò, dimostra che lei ha le possibilità in se stessa, per un cambiamento funzionale nel rapporto coi suoi genitori.

Un professionista potrebbe aiutarla a capire quali sue risorse utilizzare per ribilanciare il contesto relazionale. 

In questa situazione però manca un tassello fondamentale: che ruolo ha in tutto questo suo marito? Che tipo di relazione vi lega? Penso che suo marito possa essere una importante risorsa esterna al suo conflitto. 

Sarebbe utile aprire una riflessione.

 

Buongiorno Amelia,

L'interiorità, attraverso il sentire, le sta facendo percepire che lei sta subendo troppo sua madre, le sta concedendo troppo. Dalle sue parole emerge l’invadenza di sua madre, ma ancor di più il fatto che lei le stia dando il permesso di fare ciò che vuole senza alcun limite.

C’è un malessere profondo che le sta segnalando che sta assoggettando la sua vita al volere di un’altra persona. E’ questa la sofferenza di cui deve farsi carico attraverso un percorso che le permetta di far crescere la sua autonomia, innanzitutto nel pensiero.

Ha bisogno di maturare un suo pensiero, un suo punto di vista sulle cose, altrimenti continuerà a subire il ricatto dell’altro che ritiene che sia lei a doversi occupare di sua madre. Continuerà a fare riferimento a cosa l’altro pensa o a cosa comunemente si pensa, sentendosi ingabbiata nei modi comuni di intendere i rapporti, spesso improntati alla dipendenza… In realtà lei non è responsabile della sofferenza di sua madre, ma è sua madre a doversi farsi carico di se stessa.

Ciò che invece le sta chiedendo la sua interiorità è di riferire il suo malessere a sè, facendole percepire dolorosamente la sua scarsa autonomia, così da farla crescere e maturare..Non c'è nulla di male a dirsi di dover compiere ancora un cammino d'autonomia per rendere il proprio pensiero libero da condizionamenti esterni. La nostra parte razionale, egoica, è poco disponibile a riconoscere d'aver bisogno di camminare a lungo nella vita prima di conquistare l'autonomia del pensiero, deve dirsi subito autonoma, quasi fosse una mancanza doversi dire di non esserlo ancora del tutto. Ben diversa è la posizione della nostra parte profonda che, attraverso i percorsi interiori, mostra quanto la crescita avvenga proprio "incontrando" la nostra parte dipendente. I percorsi interiori sono sofferti e complessi e avvengono patendo le cose, attraversandole...E' proprio il riconoscimento di questa parte dipendente, che tutti noi abbiamo,  a rappresentare il momento iniziale di un'autentica autonomia.