Ciao Valentina,
quello che descrivi è un momento di forte intensità interiore, in cui esperienze spirituali o trasformative possono aprire spazi profondi ma anche fragili. È comprensibile che tu senta il bisogno di una guida capace di accogliere la complessità di ciò che stai vivendo — senza ridurlo a un sintomo, ma neanche idealizzarlo.
Esperienze come quella che racconti possono generare stati di ansia, derealizzazione o tristezza, specialmente quando la persona si trova senza un contenitore relazionale sicuro in cui dare senso a ciò che accade. In questi casi, è importante trovare un terapeuta che possa integrare sensibilità psicologica e apertura verso la dimensione spirituale, aiutandoti a restare in contatto con il corpo, con la realtà e con la tua quotidianità, mentre attraversi questo processo.
Puoi orientarti verso psicoterapeuti che lavorano con approcci umanistici o transpersonali, o che abbiano esperienza con percorsi di consapevolezza corporea e meditativa, perché spesso sanno riconoscere le implicazioni psicologiche delle esperienze di “risveglio” o di crisi spirituale. Anche all’interno dell’approccio gestaltico integrato — che unisce corpo, emozioni e consapevolezza del momento presente — potresti trovare un modo rispettoso e radicato per esplorare quello che stai vivendo.
Se senti che questa esperienza è diventata difficile da gestire da sola, può essere utile cercare un percorso psicologico che accolga anche la tua dimensione spirituale, aiutandoti a integrarla senza perderti in essa. A volte, il primo passo è proprio trovare uno spazio in cui mente e spirito possano dialogare in modo sicuro e reale.