Sono le 3:27 del mattino. Lo schermo del telefono illumina il tuo viso mentre digiti per l'ennesima volta: "quanto tempo ci vuole per superare un lutto". Prima erano le 2:15 e cercavi "è normale piangere dopo 6 mesi dalla morte". All'una googolavi "fasi del lutto durata normale". Conosco questa danza notturna con il motore di ricerca. L'ho vista in troppe persone che, nel silenzio della notte, cercano risposte che Google non può dare.
La diagnosi istantanea del dolore
Internet ci ha abituati a risposte immediate. Mal di testa? WebMD. Ricetta carbonara? Giallozafferano. Significato dei sogni? Un click e via. Quindi perché non dovrebbe funzionare anche per il lutto?
"Sintomi: piango ancora dopo 4 mesi. Diagnosi: lutto complicato. Cura: segui questi 7 passaggi."
Il problema è che il dolore per una perdita non è un raffreddore. Non ha tempi di guarigione standard, non risponde a un protocollo universale, non si cura con il paracetamolo emotivo di articoli generici. Eppure eccoci qui, alle 3 del mattino, a cercare la formula magica per smettere di soffrire.
Il buffet delle false certezze
Cosa troviamo quando cerchiamo? Un buffet all-you-can-eat di certezze preconfezionate:
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"Il lutto dura in media 6-12 mesi" (ah, quindi se al tredicesimo mese piangi ancora sei rotto?)
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"Dopo 2 anni dovresti aver superato" (il timer è partito, sbrigati!)
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"Se pensi ancora al defunto ogni giorno dopo un anno, potresti avere bisogno di aiuto" (grazie, ora oltre al lutto ho anche l'ansia di non star facendo il lutto correttamente)
Marina, 45 anni, mi racconta: "Ho passato notti intere a cercare se fosse normale sognare ancora mio padre dopo 8 mesi. Ho trovato forum dove c'era chi diceva di sì e chi diceva di no. Alla fine ero più confusa di prima, e in più mi sentivo sbagliata."
L'illusione del controllo
Cercare informazioni sul lutto online ci dà l'illusione di poter controllare qualcosa di incontrollabile. È come cercare di domare un oceano in tempesta con un manuale di navigazione. Più leggiamo, più ci convinciamo che esista una strada maestra, un percorso giusto, un modo corretto di soffrire.
Ma il lutto è anarchico. Non segue regole, non rispetta timeline, non si piega ai nostri tentativi di razionalizzazione. È un'esperienza viscerale che mal si adatta ai paragrafi numerati e alle infografiche colorate.
Quando la ricerca diventa evitamento
C'è poi un aspetto più sottile e insidioso. A volte cerchiamo ossessivamente informazioni sul lutto per evitare di viverlo. È più facile leggere "come elaborare la rabbia nel lutto" che sentire davvero quella rabbia. È meno spaventoso studiare "le fasi della negazione" che ammettere che stiamo negando.
Roberto, dopo la perdita della moglie, aveva accumulato 47 tab aperte sul browser, tutte su aspetti diversi del lutto. "Era diventato il mio lavoro a tempo pieno," mi dice. "Studiavo il lutto invece di viverlo. Era come prepararsi per un esame invece di attraversare il dolore."
Il paradosso della connessione solitaria
Cerchiamo online perché ci sentiamo soli, ma spesso finiamo per sentirci ancora più isolati. Leggiamo storie di altri lutti, ma non sono il nostro. Troviamo consigli generici per dolori specifici. Ci confrontiamo con esperienze che sembrano simili ma che non possono catturare la nostra unicità.
Il tuo dolore per tua madre non è uguale al mio. Il modo in cui piangi tu tuo marito non è come lo piango io. L'assenza che senti tu non ha la stessa forma della mia. Eppure online tutto viene appiattito, standardizzato, reso generico.
Dottor Google vs. l'esperienza umana
Non fraintendetemi: non sto demonizzando la ricerca di informazioni. La conoscenza può aiutare, orientare, far sentire meno soli. Il problema nasce quando sostituiamo l'informazione all'esperienza, quando preferiamo la mappa al territorio, quando cerchiamo di pensare il lutto invece di sentirlo.
Il dottor Google può dirti che la tristezza è normale. Non può sedersi accanto a te mentre piangi. Può elencarti i sintomi fisici del lutto. Non può tenerti la mano quando ti manca il fiato. Può spiegarti le fasi teoriche. Non può accompagnarti nel tuo percorso unico.
L'alternativa alla ricerca compulsiva
Cosa fare allora quando alle 3 del mattino l'impulso di cercare diventa irresistibile?
Prima di aprire Google, prova a chiederti: "Cosa sto davvero cercando?" Spesso non sono informazioni, ma:
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Rassicurazione che quello che provi sia normale
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Conferma che non sei solo
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Speranza che il dolore finirà
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Permesso di sentire quello che senti
Queste sono necessità legittime che meritano risposte umane, non algoritmiche.
Tornare al corpo, tornare al cuore
Invece di cercare "quanto dura il lutto", potresti:
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Scrivere quello che senti, senza censure
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Chiamare quell'amico che ha detto "ci sono"
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Permetterti di piangere senza cronometro
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Respirare, semplicemente respirare
Il lutto non si googla. Si attraversa. Non si studia. Si vive. Non si risolve. Si integra.
Un invito alla fiducia
Se sei qui a leggere questo articolo, forse anche tu hai cercato risposte online al tuo dolore. Non c'è nulla di cui vergognarsi. È umano cercare sollievo, cercare comprensione, cercare speranza.
Ma ricorda: il tuo lutto è tuo. Non ha bisogno di conformarsi a standard esterni. Non deve seguire timeline prestabilite. Non deve assomigliare a quello di nessun altro.
Il vero "dottore" del tuo lutto sei tu, con il tuo tempo, il tuo ritmo, la tua storia. E se senti di aver bisogno di un accompagnamento umano, non digitale, per attraversare questo territorio difficile, ci sono persone formate per camminare accanto a te senza giudicare, senza fretta, senza aspettative.
Il dottor Google continuerà a essere lì, 24/7, con le sue risposte preconfezionate. Ma per guarire davvero, a volte dobbiamo spegnere lo schermo e accendere la connessione umana.
Per una consulenza o per maggiori informazioni sui percorsi di supporto all'elaborazione del lutto, sono disponibile ai contatti in evidenza o al link in bio: https://linktr.ee/dottgiampaolo
Il Dott. Francesco Giampaolo è psicologo iscritto all'Albo degli Psicologi del Lazio (n° 30933) e istruttore certificato di Mindfulness. Riceve a Roma e online, adolescenti ed adulti, specializzandosi nel supporto a chi affronta ansia, stress, disregolazione emotiva e processi di elaborazione del lutto.
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