Come superare una vita vissuta tra inganni, bugie e tradimenti.

rosanna

Dopo 38 anni, sono stata costretta a divorziare da mio marito. Credevo di amarlo, ma già da qualche anno mi ero resa conto che il mio era un amore a senso unico. Quando ci siamo conosciuti, eravamo giovani, all'università, e vivevamo l'uno per l'altra. Già dal secondo anno andammo a vivere insieme per ottimizzare le finanze, in quanto entrambi studenti fuori sede. Lui, inoltre, non solo è di origine greca, ma anche emicranico.

Credevo mi amasse; invece, per lui sono stata un oggetto da usare per imparare la lingua, per imparare a vivere in Italia, per riversare su di me tutto il suo malessere legato all'emicrania, e per imparare a lavorare (sin da giovanissimi abbiamo avuto un lavoro autonomo nella formazione, portavamo dalla Grecia studenti che poi si iscrivevano nelle università italiane). Dopo 10 anni mi disse che i suoi sentimenti per me erano cambiati e mi lasciò, tornando in Grecia. Non ho mai saputo cosa sia successo. Dopo 6 mesi è tornato; pensavo che l'avesse fatto per me, ma mi sbagliavo di grosso. Ci siamo sposati. Mi sono trasferita in Grecia perché sapevo quanto gli mancasse, ma anche lì mi sono sentita molto sola. Dopo 4 anni e 2 bambini, sono voluta tornare in Italia; meglio sola in Italia che in Grecia.

Il lavoro ci assorbiva completamente; durante l'anno lui stava in Grecia per la maggior parte del tempo, un mese qui e uno e mezzo lì. Poi a giugno andavamo qualche giorno in Grecia e si tornava a fine mese per il lavoro, e fino a settembre stava in Italia. I figli erano solo miei; lui non ha mai partecipato alla loro crescita, aveva sempre la scusa del lavoro o dell'emicrania. Poi sono arrivate insieme la crisi economica e il terremoto che hanno spezzato le nostre vite. Nel 2009 abbiamo dovuto spostare il lavoro in altre città universitarie. A settembre non si poteva tornare a casa, dovevamo stare in albergo sulla costa, e lui mi ha lasciato con due bambini perché non sopportava di vivere in albergo. È stato un anno orribile per tutti. Abbiamo cambiato oltre 10 alloggi prima di tornare in città a giugno 2010, ma in questo anno sono successe tante cose che ho dovuto affrontare da sola con due bambini, mentre lui si è fatto vedere 3 volte in un anno e solo per pochi giorni.

A giugno 2010 sono riuscita ad avere un modulo abitativo provvisorio che lui non ha mai apprezzato, ma la nostra casa era inagibile, non c'era altro modo. Purtroppo, quella notte del 6 aprile 2009 qualcosa si è spezzato. In seguito sono sopraggiunti altri problemi: la crisi che mordeva e ci ha portato alla fine del lavoro, io che nel 2015 mi sono ammalata di cancro, lui che è sempre più rimasto in Grecia...

A settembre 2021 si è ripresentato dicendo che voleva riprendere il lavoro e far parte della vita dei nostri figli, partecipare alle spese universitarie. Gli ho creduto ancora una volta, gli ho dato fiducia. A tutti si deve dare una seconda opportunità, ma come mi hanno detto i figli, ho sempre creduto nel suo lato buono e mi sono rifiutata di vedere la realtà. Con il senno di poi posso dire che forse avevano ragione. Nel 2015, per sopravvivere al cancro, da sola e con due ragazzi, ho aperto un'associazione per ragazzi DSA, che mi ha aiutato tantissimo, e dal 2020 sono diventata una precaria della scuola.

Quando nel 2021 si è ripresentato ero molto stanca psicologicamente, ho voluto e cercato un suo aiuto, ma mi sono sbagliata ancora una volta. Nonostante il lavoro a scuola, ho ripreso in mano tutta la parte amministrativa del vecchio lavoro. Lui, piano piano, mi ha convinta a tornare a vivere in casa, anche se dormivamo in camere separate, parlava di lavorare insieme, di comprare una nuova casa, insomma, progetti per un futuro migliore. Io non ho chiesto nulla, solo che mi aiutasse con le spese dei ragazzi che ormai, all'università, erano cresciute. Mi sono illusa, oppure ho voluto illudermi... In un anno e mezzo sembrava che tutto filasse per il verso giusto, ma sentivo che c'era qualcosa e non capivo. Quando gli chiedevo del lavoro in Grecia mi parlava come se avesse messo su una grande organizzazione e che le cose finalmente andavano bene. Io facevo il doppio lavoro, scuola e poi il lavoro con lui. Spesso mi chiedeva cosa volessi in cambio e gli rispondevo solo di aiutare i ragazzi, mi bastava.

Poi è arrivato dicembre 2023. Doveva mettere un terzo stand e mi adoperai affinché lo facesse in Italia, vicino alla sua famiglia, ma il 23 mattina ha lasciato tutto ed è partito. La cosa era strana. Dissi a mio figlio che ormai lui era grande e che doveva andare dal padre in Grecia per aiutarlo. Quando è arrivato si è trovato davanti a una brutta sorpresa. Aveva un'altra donna. Il giorno dopo al telefono era molto imbarazzato ma me lo ha detto. A quel punto gli ho detto di non dire nulla, di tornare e che avremmo affrontato la cosa. Quando mio figlio è tornato in Italia, ho chiuso con il padre ogni rapporto. Anzi, lui si è lamentato con i figli e non capiva la ragione, visto che "è una cosa normale". Quando lui parlava di comprare un terreno in Italia per rifarci una nuova casa, lui intendeva di fare due case: una per me e l'altra, vicina, per la sua amante... cose assurde. È stata molto dura, ho sofferto tantissimo. Ancora una volta mi aveva usata per raggiungere i suoi scopi.

Andai immediatamente dall'avvocato per iniziare le pratiche per il divorzio. C'erano tante cose da sistemare e lui ha voluto dimostrare che ero io la stupida e si è assunto l'onere di pagare tutto, anche di supportare i figli all'università fino alla fine degli studi. Dopo un paio di mesi, ho inserito in un vecchio telefono una SIM; c'erano ancora i suoi dati e ho trovato una chat tra lui e la sua amante, sin da quando venne da me a settembre 2021. Lui stava a casa mia mentre io stavo al lavoro per lui e si dilettava sul mio divano a chattare con la sua amante e a sparlare di me, ma la cosa che più mi ha schifato è quando le ha scritto che si pentiva di avermi conosciuta, che non avrebbe voluto vedermi più neanche in fotografia e che si pentiva di aver avuto con me i due figli. Ho passato tutta la notte a leggere le chat. La mattina dopo si sono accorti che qualcuno stava sul suo account e l'hanno chiuso. Per la prima volta ho visto che tipo di persona avevo sposato, che persona avevo dato come padre ai miei figli. È stato come se tutto il mio dolore, la mia frustrazione, le umiliazioni avessero un senso. Ma come ho fatto a innamorarmi di una persona tanto meschina? A vivere con lui così tanti anni? Come ho fatto a non accorgermene?

Da gennaio di quest'anno sono divorziata, ma ancora non riesco a superarlo. Adesso va un po' meglio ma è difficile. Finalmente ho trovato un terreno per la nuova casa, dopo 16 anni dal terremoto. I figli hanno voluto che pagasse lui; era convinto che mi pagasse il terreno così per mettere un po' a posto la sua coscienza, ma io il terreno l'ho intestato ai figli e loro mi hanno concesso il permesso di costruire. Sono arrivata all'età di 61 anni, sono molto sola e non riesco a fare amicizia, sono molto "formale" come dicono i miei ragazzi. Vorrei finalmente riprendermi in mano la vita che mi è mancata ma non riesco a lasciarmi andare, non riesco ad aprirmi.

3 risposte degli esperti per questa domanda

La sua storia racconta una vita di sacrifici, tradimenti e straordinaria resilienza. Quello che prova oggi: dolore, smarrimento, persino vergogna per non essersi accorta prima, è la naturale reazione a un legame costruito sull’inganno.

Ma non è colpa sua: ha creduto in qualcuno che non meritava la sua fiducia, non ha sbagliato ad amare.

Il suo ex marito l’ha trattata come un mezzo per i suoi fini, sfruttando la sua dedizione. Ora che il velo è caduto, è comprensibile sentirsi persa. Ma quel vuoto non è mancanza: è lo spazio che il suo dolore lascia mentre inizia a guarire.

Per riprendersi la vita, suggerirei di riconoscere il lutto: Non sta piangendo lui, ma la relazione che avrebbe voluto avere. Scrivere (un diario, una lettera mai spedita) può aiutare a dare forma a questo dolore. Ritrovare se stessa: Per anni ha vissuto per gli altri. Ora è il momento di chiedersi: Cosa mi piace? Cosa voglio senza dover chiedere permesso? Anche piccoli gesti come un corso o un viaggio da sola possono riaccendere la sua identità. Permettersi di diffidare, senza rinchiudersi: la diffidenza che prova ora è una ferita che chiede tempo. Non deve forzarsi a fidarsi di nuovo, ma ricordare: non tutti sono come lui.

I suoi figli, la sua forza contro il cancro, la casa che sta costruendo: tutto dimostra che sa rialzarsi. Ora deve solo permettere a sé stessa di essere la priorità. Se lo desidera, un sostegno psicologico mirato potrebbe aiutarla a sciogliere i nodi più profondi.

La strada è lunga, ma è già sulla via della libertà.

Dott. Aldo Cicchetti

Dott. Aldo Cicchetti

L'Aquila

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Cara Rosanna, la tua storia è intensa, toccante e profondamente umana. Leggerla è come attraversare un intero paesaggio emotivo: amore, delusione, forza, solitudine, coraggio. Hai vissuto una lunga vita accanto a una persona che, col tempo, ha mostrato un volto che non meritavi, eppure tu hai sempre cercato di vedere il meglio — in lui, nella relazione, nella famiglia. Questo non è un difetto, Rosanna: è una forma di amore profondo e autentico, anche se è stato mal ripagato.

 Come si fa a superare una vita vissuta tra inganni, bugie e tradimenti? Con onestà, con pazienza, e soprattutto con un nuovo sguardo su te stessa. Per troppo tempo hai dato a lui il potere di definirti: come donna, come madre, come compagna. Ora è il momento di riprendere quel potere. Non per dimenticare — sarebbe impossibile — ma per riscrivere il significato di ciò che hai vissuto.

 “Come ho fatto a non accorgermene?” Non è un errore amare. Non è una colpa credere. Le persone come te, Rosanna, vedono il mondo attraverso il filtro della cura e della dedizione. Hai fatto da madre, da lavoratrice, da compagna, da colonna portante. Chi ama profondamente, a volte, chiude gli occhi su ciò che fa troppo male vedere. Ma tu ti sei accorta. Magari tardi, ma con lucidità. E hai avuto il coraggio di dire basta, e di ricominciare.

Dopo una vita passata a dare, è normale avere paura di ricevere. La tua “formalità”, come la chiamano i tuoi figli, forse è solo una corazza: necessaria, dopo tanto dolore. Ma dentro quella corazza c'è una donna che ha superato un terremoto, un tumore, l’abbandono, l’umiliazione — e che è ancora qui. Forte. Integra. Viva.

Cosa puoi fare ora, davvero?

1. Riscopri chi sei, oltre i tuoi ruoli.

Non sei “la ex moglie di…”, non solo “la madre di…”, non solo “la donna che ha sofferto”. Sei Rosanna. E hai diritto a una vita piena, anche ora.

2. Prenditi spazi per te, piccoli ma quotidiani.

Un corso che ti incuriosisce, un libro, un gruppo di lettura, una passeggiata dove puoi incrociare altre persone. La socialità nasce piano, ma nasce. Non è troppo tardi. Mai.

3. Parla con qualcuno.

Un percorso con una psicologa o psicoterapeuta, anche solo per qualche mese, può aiutarti a ricucire le ferite invisibili. Non sei “da curare”, ma meriti uno spazio tutto tuo, dove puoi essere fragile e libera.

4. Accetta la rabbia e il dolore, ma non vivere lì.

È giusto essere arrabbiata. È giusto provare dolore. Ma questi non devono diventare la tua casa. Sono stanze in cui passare, non in cui abitare.

Hai piantato un seme simbolico e reale: quel terreno intestato ai tuoi figli è anche una forma di riscatto. Lì potrà nascere qualcosa di nuovo. E dentro di te, lo stesso: puoi iniziare un nuovo ciclo, a qualsiasi età. La vita non ti ha spezzata, Rosanna. Ti ha forgiata. Non hai bisogno di "lasciarti andare": hai solo bisogno di riconoscere quanto vali, e permetterti di sentire di nuovo fiducia, un poco alla volta.

Ti abbraccio idealmente, con profonda stima per la tua forza.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

Il Dott. Francesco Damiano Logiudice offre supporto psicologico anche online