Le 5 fasi del lutto e altre bugie online

"Sei ancora nella fase della rabbia, passerà. Io sono già all'accettazione."

Se avessi un euro per ogni volta che qualcuno usa le fasi del lutto come una checklist da supermercato, potrei ritirarmi alle Maldive. Ma eccoci qui, nell'era dove Elisabeth Kübler-Ross si rivolta nella tomba mentre internet trasforma il suo lavoro in un quiz di Buzzfeed: "In quale fase del lutto sei? Scoprilo in 10 domande!"

Il lutto non è un videogioco a livelli

Online, le cinque fasi del lutto sono diventate il Santo Graal dell'elaborazione. Negazione ✓ Rabbia ✓ Contrattazione ✓ Depressione ✓ Accettazione ✓. Congratulazioni! Hai completato il lutto! Ecco il tuo attestato di guarigione emotiva!

Peccato che la Kübler-Ross stessa avrebbe storto il naso. Le sue fasi descrivevano osservazioni su pazienti terminali, non una roadmap universale per chi resta. Ma chi ha tempo di leggere i testi originali quando c'è un'infografica colorata che promette di spiegare tutto in 30 secondi?

La tirannia del "dovresti essere"

Il problema più grande di questa semplificazione è che crea aspettative irrealistiche. "Sono passati sei mesi, dovresti essere almeno alla contrattazione." "Ancora arrabbiato dopo un anno? Sei bloccato nella fase 2."

Come se il dolore fosse un percorso lineare con segnaletica chiara. Come se non potessi essere furioso al mattino, in negazione a pranzo, depresso al pomeriggio e tornare alla negazione a cena. Come se il martedì dell'accettazione non potesse essere seguito dal mercoledì della rabbia cieca.

Le fasi che internet ha dimenticato di inventare

Se proprio vogliamo parlare di fasi, dove sono quelle vere? Tipo:

  • La fase "zombie": Quando funzioni su pilota automatico e la gente ti dice "sembri stare bene" mentre dentro sei spento

  • La fase "montagne russe": Un minuto stai bene, quello dopo crolli perché hai visto qualcuno con lo stesso taglio di capelli

  • La fase "colpa del sopravvissuto": Quando ti senti in colpa per aver riso o per esserti dimenticato di essere triste per cinque minuti

  • La fase "rabbia con l'universo": Diversa dalla rabbia normale, questa è esistenziale e include urlare al cielo

  • La fase "tutto mi ricorda": Quando una pubblicità di ammorbidente ti fa piangere perché usava quello

Il mito del lutto con scadenza

Internet adora dare timeline al dolore. "Il lutto acuto dura 6-12 mesi." "Dopo due anni dovresti aver superato." "Se dopo 6 mesi sei ancora così, forse hai un lutto complicato."

Ah sì? E chi l'ha deciso? Il Ministero della Tempistica Emotiva? Il Dipartimento del Dolore Standardizzato?

La verità scomoda è che il lutto non ha un timer. Non è latte che scade. Non è un contratto a tempo determinato con l'universo. Alcune persone elaborano in mesi, altre in anni, altre portano il loro dolore trasformato per sempre, e va bene così.

L'ossessione per il "lutto complicato"

Grazie a Doctor Google, ora tutti sono esperti di lutto complicato. Piangi ancora dopo 8 mesi? Lutto complicato. Non riesci a entrare nella loro stanza? Lutto complicato. Parli ancora con loro? Lutto complicato e forse pure psicosi.

Il lutto complicato esiste, certo. Ma non è "piangere troppo secondo gli standard di internet". È quando il dolore impedisce completamente di funzionare per periodi prolungati. È diverso dal normale caos del lutto, che già di suo è abbastanza complicato senza bisogno di etichette aggiuntive.

La gara del "chi sta meglio prima"

I forum del lutto sono pieni di persone che sembrano gareggiare per il premio "Miglior Elaboratore dell'Anno". "Io dopo 3 mesi già sorridevo!" "Io sono tornato al lavoro dopo 2 settimane!" "Io ho già un nuovo partner!"

Questa competizione tossica per chi "supera" prima crea una pressione insostenibile su chi sta ancora annaspando. Come se il lutto fosse una maratona dove vince chi arriva primo all'accettazione. Spoiler: non ci sono medaglie per chi soffre meno o più velocemente.

Le bugie consolatorie prêt-à-porter

Internet è pieno di frasi fatte che dovrebbero consolare ma che spesso feriscono:

  • "È in un posto migliore" (e io sono in un posto peggiore, grazie)

  • "Almeno non soffre più" (ma io sì)

  • "Il tempo guarisce tutte le ferite" (no, alcune le trasforma soltanto)

  • "Devi essere forte" (posso essere anche debole, grazie)

  • "La vita continua" (sì, ed è proprio questo il problema)

Queste pillole di saggezza da biscotto della fortuna negano la complessità del dolore umano. Sono cerotti su ferite che hanno bisogno di aria per guarire.

La verità che internet non ti dice

Ecco cosa le infografiche carine non mostrano:

Il lutto non è un processo, è un'esperienza. Non lo "superi", ci convivi. Non "guarisci", ti trasformi. Non "dimentichi", integri. Non "vai avanti", vai diversamente.

Puoi ridere e piangere nello stesso respiro. Puoi stare meglio per mesi e poi crollare senza preavviso. Puoi accettare la morte ma rifiutare l'assenza. Puoi essere grato per quello che hai avuto e furioso per quello che hai perso.

Il permesso che internet non dà

Ti do io i permessi che le guide online dimenticano:

  • Permesso di non seguire nessuna fase

  • Permesso di essere un casino emotivo

  • Permesso di stare meglio e poi peggio

  • Permesso di ridere senza sentirti in colpa

  • Permesso di non "superare" mai completamente

  • Permesso di elaborare al tuo ritmo, che sia veloce o geologico

  • Permesso di non dover spiegare o giustificare il tuo processo a nessuno

Oltre le fasi: il lutto come paesaggio

Invece di vedere il lutto come un percorso lineare con fasi da superare, immaginalo come un paesaggio che impari ad abitare. Alcuni giorni sei nella valle della tristezza, altri sulla collina della nostalgia dolce. A volte ti trovi nel deserto della rabbia o nel bosco della confusione.

Non stai cercando di uscire da questo paesaggio. Stai imparando a viverci, a conoscerne i sentieri, a trovare anche angoli di bellezza tra il dolore. Col tempo, il paesaggio cambia. Le montagne del dolore acuto possono diventare colline. Ma il paesaggio resta parte della tua geografia interiore.

Un invito alla complessità

Se sei qui cercando la formula magica per elaborare il tuo lutto "correttamente", mi dispiace deluderti. Non esiste. Il tuo lutto è unico come unica era la relazione che hai perso.

Non hai bisogno di seguire fasi preconfezionate. Non hai bisogno di guarire secondo timeline standardizzate. Non hai bisogno di conformarti alle aspettative di internet su come si dovrebbe soffrire.

Hai bisogno di gentilezza verso te stesso. Di spazio per sentire quello che senti. Di persone che ti accompagnino senza giudicare. Di tempo – il tuo tempo, non quello di Google.

Le cinque fasi del lutto possono essere una mappa utile per alcuni. Per altri sono una prigione. Tu scegli se usarle come bussola o ignorarle completamente. In fondo, l'unica fase del lutto che conta davvero è questa: la tua, qui, ora, così com'è.

Per una consulenza o per maggiori informazioni sono disponibile ai contatti in evidenza o al link in bio: https://linktr.ee/dottgiampaolo

Il Dott. Francesco Giampaolo è psicologo iscritto all'Albo degli Psicologi del Lazio (n° 30933) e istruttore certificato di Mindfulness. Riceve a Roma e online, adolescenti ed adulti, specializzandosi nel supporto a chi affronta ansia, stress, disregolazione emotiva e processi di elaborazione del lutto.

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