Come superare il dolore ed i sensi di colpa per un aborto?

Beatrice

Salve a tutti, Sono una donna di 36 anni, da poco, felicemente madre. Ho vissuto 3 anni fa un' interruzione di gravidanza e spesso ci ripenso a quella creatura e ci sto molto male, ci piango e mi assalgono forti i sensi di colpa come se fossi tornata dietro col tempo. La scelta è stata molto difficile, ero combattuta, la situazione col mio compagno era agli inizi e molto complicata con tante paure e poche certezze, ho dato più spazio alle paure del mio lui, sentendomi una cattiva mamma e orribile come essere. A seguito di eventi traumatici e attacchi di panico frequenti, credendo ormai di avere qualche problema mentale, sono arrivata a rivolgermi ad uno psicoterapeuta che dopo svariate sedute mi congedò dicendomi che non avevo alcun problema , che stavo camminando per il verso giusto e che stavo superando il dolore nel giusto modo. Ad oggi mi chiedo, come sia possibile dopo 3 anni da quel dolore atroce rivivere anche se a momenti e dopo avere finalmente avuto una splendida bambina, il dolore ed i sensi di colpa che ti attanagliano completamente e ti buttano giù come se fosse stato ieri è ancora così vivo in me questo dolore. Vorrei capire cosa bisogna fare per poter accettare tale scelta e poter finalmente trovare pace e perdonarmi.ci sto male ancora e ci piango a volte ma non so più con chi parlarne.Vi ringrazio anticipatamente e vi porgo i miei saluti.

14 risposte degli esperti per questa domanda

Il tempo, mia cara utente, per la nostra coscienza, è un riferimento fittizio, in quanto i tempi della Coscienza non hanno tempo e i processi possono essere immediati ma manifestarsi nella realtà concreta dopo anni. 

L'esperienza di un aborto è sempre dolorosa e colpevole lì dove ci è sembrato di poter gestire l'evento con le migliori intenzioni, dopo poco, la forza della vita irrompe mostrandoci che forse si poteva agire anche diversamente. Tutto ha un senso in questa esperienza terrena e ciò che non siamo riusciti a cogliere ci accompagna con l'intento di farci evolvere e non di punirci. Dai un nome a questa creatura e assegnale il posto che ricopre, di primo o prima figlia, non è necessario sapere il suo sesso, il tuo intuito lo sa.

Solo riassegnando agli "esclusi" il loro posto in un ordine gerarchico interno riusciamo a ristabilire un ordine esterno.

Non è l'amore che crea ordine, bensì l'ordine che genera amore.

Con stima. 

Amalia Petrone 

Dott.ssa Amalia Petrone

Dott.ssa Amalia Petrone

Napoli

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Buongiorno, sento fortemente la sua sofferenza attuale. Ha mai pensato di riprendere un percorso di  terapia, anche  collegato alla nascita della nuova bimba che potrebbe averle riacutizzato la sofferenza? 

 

Innanzitutto, voglio dirti che il tuo dolore è valido. Quello che stai vivendo è profondamente umano e naturale. La perdita, anche quando è frutto di una decisione difficile e ponderata, lascia un segno nel cuore. I sensi di colpa e il dolore che ancora emergono a distanza di anni non sono segno di "debolezza" o di "incapacità di superare", ma piuttosto un’indicazione di quanto fosse significativa per te quella esperienza.

A volte, il dolore legato a una perdita può riemergere anche quando tutto sembra essersi sistemato. L'arrivo della tua splendida bambina, sebbene sia una fonte di gioia, può anche riaprire vecchie ferite. È come se il cuore, nel vivere la nuova maternità, tornasse a confrontarsi con la storia passata, cercando di capire e di dare un senso a quello che è successo.

Il tuo terapeuta ti ha detto che non avevi alcun problema perché hai mostrato una grande capacità di affrontare e elaborare quel dolore. Ma è anche vero che il percorso del lutto non è lineare. A volte, capita che i sentimenti ritornino in superficie, soprattutto in momenti significativi della vita.

Vorrei invitarti a vedere queste emozioni non come un segno di debolezza, ma come una prova del tuo cuore sensibile e della tua capacità di amare profondamente. E, anche se a volte il senso di colpa sembra soffocante, è importante ricordare che ogni decisione che hai preso è stata basata su ciò che in quel momento ritenevi migliore, con le risorse e le consapevolezze che avevi. Non sei una cattiva persona, né una cattiva madre. Sei semplicemente umana.

Per cercare di trovare la pace, potrebbe esserti utile continuare il tuo percorso terapeutico, magari concentrandoti su una forma di terapia che ti permetta di esplorare e rielaborare il senso di colpa in modo più profondo, come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) focalizzata sul perdono di sé o la Terapia EMDR per elaborare i ricordi traumatici. Anche pratiche come la scrittura terapeutica, dove puoi dare voce alle emozioni che senti, o rituali simbolici per onorare quella creatura e il tuo vissuto, possono aiutare.

Sappi che non sei sola e che c'è un modo per fare pace con te stessa.

Dott. Umberto De Marco

Dott. Umberto De Marco

Napoli

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Salve Sig.ra Beatrice,

ho letto il suo  messaggio e posso ben capire la sua sofferenza sia da Psicologia sia perchè sono mamma e ho avuto un'esperienza simile. Proprio per tale ragione le dico che può succedere che anche se sono passati 3 anni da quando ha dovuto prendere questa decisione cosi sofferta e difficile lei non si è ripresa ma continua a soffrire profondamente. Mi ha molto colpito questa sua frase "La scelta è stata molto difficile, ero combattuta, la situazione col mio compagno era agli inizi e molto complicata con tante paure e poche certezze, ho dato più spazio alle paure del mio lui, sentendomi una cattiva mamma e orribile come essere". Lei in questa frase ha ammesso di non aver ascoltato realmente se stessa perché in realtà era combattuta e ha dato più spazio alle paure del suo compagno. Molto probabilmente alla base della sua sofferenza vi è un conflitto che lei ha verso se stessa, dove molto probabilmente non si perdona la scelta intrapresa e soprattutto ha rabbia verso di sè.  Molto probabilmente dietro alla sua sofferenza vi sono molte domande che lei ad oggi si fa interrogandosi cosa sarebbe successo se lei avesse fatto altre scelte.... Ha detto di essere ad oggi mamma di una splendida bambina ma è normale continuare a soffrire se lei non ha affrontato adeguatamente il lutto di quel bambino che non è nato. Avere un secondo figlio non toglie amore al primo, tutti i figli nati o non nati per noi madri sono figli ed amati profondamente per sempre senza togliere amore ad altri figli che possiamo avere. Non voglio essere con il mio collega al quale si era rivolta,  non le dico che è guarita anche perchè Lei lo sa di suo che non è cosi, le dico che purtroppo il dolore per la perdita di un figlio volontaria o no potrà essere sempre presente nella nostra vita ma possiamo imparare a conviverci e per farlo però è necessario che lei intraprenda un percorso di sostegno psicologico all'interno del quale avrà modo di elaborare il lutto per il bambino che ha perso, esprimere la sua sofferenza emotiva, imparare a perdonare se stessa, elaborare e superare i traumi che lei ha vissuto finora, imparare ad amarsi nonostante questa profonda ferita che lei si porta addosso e riuscire a ritrovare un suo benessere psicofisico ed emotivo. Se vuole io lavoro a Roma ogni mercoledì e venerdì in studio ma lavoro anche tramite modalità online dal lunedì al venerdì sia con pazienti della mia città sia di altre città. PRIMA CONSULENZA SEMPRE GRATUITA.

Resto a sua completa disposizione per ogni necessità.

Un carissimo saluto,

Dott.ssa Chiara Ilardi

Dott.ssa Chiara Ilardi

Dott.ssa Chiara Ilardi

Roma

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Gentile Beatrice,

Il dolore che descrive per l'interruzione di gravidanza vissuta tre anni fa è profondo e significativo. È importante riconoscere che il lutto perinatale, anche quando legato a una scelta, può seguire percorsi complessi e non lineari.

La ricomparsa dei sensi di colpa e del dolore intenso, nonostante la nascita della sua bambina e un precedente percorso terapeutico, non è insolita. Questo fenomeno, che potrebbe apparire contraddittorio, è in realtà ben documentato: eventi significativi come la nascita di un altro figlio possono riattivare il lutto precedente, facendo emergere emozioni che sembravano elaborate.

Il fatto che ora sia madre potrebbe aver amplificato la sua capacità di connessione emotiva con quella perdita, rendendo più vividi i ricordi e più intense le emozioni associate.

Alcuni elementi che potrebbero aiutarla:

  • Riconoscere che il suo dolore è legittimo e merita spazio
  • Considerare un rituale simbolico di addio che possa aiutarla a onorare quella perdita
  • Accogliere la complessità delle sue emozioni senza giudicarle
  • Considerare un nuovo breve percorso di supporto, focalizzato specificamente su questa riemergenza del lutto

Il perdono verso se stessi è uno dei processi più difficili, soprattutto quando coinvolge scelte così profonde. Non si tratta di dimenticare, ma di integrare quell'esperienza nella sua storia personale con compassione.

La sua sensibilità e il suo desiderio di pace interiore sono indicatori della sua profonda capacità di amare, anche attraverso il dolore.

Un cordiale saluto.

Dott. Francesco Giampaolo

Dott. Francesco Giampaolo

Roma

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Gentile Beatrice,
il dolore di cui lei parla sembra abbia a che fare con un evento doloroso che ha assunto in lei una connotazione di tipo traumatico. Il trattamento previsto è quello specifico per traumi.

Cordialità

Dottoressa Cecere,

Dott.ssa Rossella Cecere

Dott.ssa Rossella Cecere

Napoli

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Buongiorno Beatrice, 
La sua scelta di interrompere la gravidanza è stato un evento molto significativo nella sua vita e comprendo che comporti un dolore molto intenso. Nonostante siano passati degli anni la parte emotiva legata a questa difficile decisione pare essere ancora molto attiva per lei come se non fosse mai stata del tutto elaborata o fosse stata lasciata in sospeso.
Mi sembra che questa parte le stia chiedendo ascolto, non per essere giudicata, gestita o archiviata, ma per trovare accoglienza e accettazione. Essere compresa fino in fondo ed elaborata. 
Se ne sente la necessità potrebbe rivolgersi ad uno specialista per poter dare ascolto alla sua parte emotiva in un luogo sicuro e con la guida di una persona che può aiutarla a prendersi cura di questo dolore che le sta chiedendo attenzione.

Spero di esserle stata d'aiuto. 

Le auguro una buona giornata.

Dott.ssa Beatrice Tinelli

Dott.ssa Beatrice Tinelli

Venezia

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Cara Beatrice,  Il dolore che descrivi non è un segno che non hai fatto “abbastanza” per superarlo. È piuttosto la testimonianza di quanto quell’esperienza abbia inciso profondamente nel tuo cuore. L’interruzione di gravidanza è una decisione complessa, spesso vissuta in solitudine emotiva, anche quando apparentemente si è "andate avanti". Il fatto che tu oggi sia madre non cancella quello che è stato: l'amore per tua figlia può convivere con il dolore per quella perdita. La maternità a volte riapre ferite che credevamo rimarginate, proprio perché ci mette davanti a ciò che avrebbe potuto essere. Non è un passo indietro: è un momento nuovo, diverso, in cui stai guardando quel dolore con occhi maturati. I sensi di colpa sono subdoli. Nascono dal bisogno di dare un senso alle scelte fatte e dal desiderio di essere "buone", "giuste", "degne". Ma i sensi di colpa non sempre riflettono la realtà: riflettono spesso il giudizio che temiamo o che temiamo di dare a noi stesse. Hai fatto una scelta in un momento di grande vulnerabilità, di incertezza, con poche certezze. Non sei una cattiva madre. Non sei un essere orribile. Sei stata una donna in un momento difficile, che ha cercato di fare il meglio possibile con ciò che aveva a disposizione in quel momento. La sofferenza che senti ora è anche una forma d’amore. Parla ancora, se puoi. Anche se il tuo terapeuta ti ha detto che stavi andando bene, questo non significa che il tuo percorso sia finito. La terapia può essere ciclica, e magari oggi sei pronta ad affrontare livelli più profondi. Trova un terapeuta con cui senti una connessione umana, che ti permetta di esplorare questo lutto senza sentirti giudicata.  Accetta che il dolore possa restare — ma cambiare forma. Non sempre si “supera” il dolore, ma si può imparare a viverci accanto, a lasciargli il posto che merita, senza che invada tutto. Non sei debole perché ci piangi ancora. Sei viva, e stai attraversando una ferita che ha bisogno di tempo e gentilezza. Parla con altre donne. Se ti senti sola, esistono gruppi (anche anonimi, anche online) di donne che hanno vissuto interruzioni volontarie o terapeutiche di gravidanza. Trovare uno spazio sicuro dove condividere può essere incredibilmente liberatorio.

Non devi perdonarti per aver fatto una scelta difficile in un momento difficile. Devi abbracciarti, con tutta la comprensione che riserveresti alla tua migliore amica, a tua sorella, a tua figlia se un giorno si trovasse a dover scegliere. Tu meriti pace. E anche se ora fa ancora male, la pace può arrivare, piano piano, se continui ad ascoltarti e ad accoglierti come stai facendo adesso.

Ti mando un pensiero pieno di rispetto, coraggio e dolcezza.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Buonasera Beatrice, ho letto con cura il suo racconto, forte esperienza,complessa per via di più eventi traumatici. Io penso che lei abbia il diritto di raccontarsi in un ambiente sicuro e professionale, con un professionista di fiducia, per lavorare sugli eventi più significativi che sono stati in grado di provocare dolore ieri così come sono in grado di farlo oggi. Ha il diritto di concordare degli obiettivi da perseguire e usufruire degli interventi più idonei. Forse è il momento più idoneo è arrivato, per mettere in campo fiducia, pazienza e ottimismo, indispensabili per intraprendere un nuovo lavoro terapeutico.

Un caro saluto

Dottoressa Fortunato

Cara Beatrice,

descrivi bene ciò che accade ad una donna, quando attraversa l'esperienza dolorosissima di un aborto, che sia esso voluto o spontaneo: con gli anni non passa, il senso di colpa lacera e autodistrugge, le relazioni affettive e familiari sono a rischio. Lavoro da più di 15 anni a questo tema con le madri che hanno abortito. Ogni volta, vedo come la lacerazione interiore, continua, anche dopo molti più dei tuoi tre anni, e nulla riesce a compensare, né l’amore per e del partner, né l’amore per altri figli. L’aborto non cancella il bambino abortito. Il legame interiore tra una madre e il suo bambino che non è nato, c’è e ci sarà sempre. Quindi, si tratta di trasformare questo legame e andare oltre ogni colpa. Ed è possibile! La buona notizia è che oggi, conosciamo le dinamiche interiori che agiscono a seguito dell’aborto, e sappiamo come intervenire per guarirne le conseguenze, nella donna, nella coppia e nei figli, grazie ad importantissime scoperte fatte dal tedesco Bert Hellinger. Ad un'altro livello di coscienza è possibile vivere l’esperienza, con responsabilità, ma senza colpa, con accettazione di ciò che è stato, con il riconoscere il bambino non nato, a causa dell’aborto, per quello che è veramente: egli fa parte della famiglia come tutti gli altri figli, con ognuno il proprio posto. L'altra parte importante del mio lavoro terapeutico è quella in cui la madre, che tende a trattenere a sé, interiormente, il bambino non nato, lo lascia andare. Questo lavoro di guarigione interiore riguarda la madre, innanzitutto, e può essere svolto anche insieme al partner e ai figli. Il motivo è perchè il trauma dell’aborto coinvolge l’intera famiglia e tocca inconsciamente tutti. Il legame che c’è ed è risanato, con il bambino non nato, è vissuto interiormente con serenità. Questo dà alla madre una nuova vitalità, anche come donna e compagna o moglie, e l’amore in famiglia con il partner e i figli rifiorisce.

Dai feedback che ricevo, le persone raccontano di molti altri benefici, che arrivano in famiglia, in diverso modo e in vari campi sociali e lavorativi. Il tema, infatti, riguarda anche ciò che va a bloccare il trauma dell’aborto e ciò che, una volta risanato, riproduce effetti positivi, non solo in famiglia, ma anche in altri ambiti. Ciò che mi preme trasmettere, in questo momento, è l’informazione essenziale, che ha bisogno di sapere ed è che guarire dall’esperienza traumatica avuta, è possibile e che la guarigione apre di nuovo all’ amore, alla gioia e alla vita!

Grazie per aver condiviso la sua storia.

Per approfondimenti e domande non esitare a contattarmi.

Cordiali saluti

 

Dott.ssa Leopoldina De Varti

Dott.ssa Leopoldina De Varti

Avellino

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Buongiorno Beatrice, mi dispiace molto per la tua sofferenza.

Penso che per una donna l'aborto sia una decisione sempre molto difficile e dolorosa

Provo a fare un pensiero però che spero ti possa far vedere le cose da un'altra prospettiva. La maternità si può vivere in molti modi anche senza avere figli.

Ho l'impressione che tu all'inizio del rapporto con il tuo lui, volessi fargli un po' da madre accogliendo le sue paure ed incertezze e non avessi l'energia per affrontare un'altra maternità.

Inoltre, eri impegnata a rendere il tuo rapporto più stabile possibile per dare certezze a tuo figlio/a.

Hai dovuto fare una scelta dolorosa...

Hai voluto coinvolgere il tuo partner nella scelta di fare un figlio è allora è naturale che le sue incertezze ti abbiano spinto a fare questa tua scelta in quanto i figli si fanno in due e la decisione dovrebbe essere "unanime".

È in questo contesto che hai fatto questa scelta...

Questo forse non ti aiuterà a lenire il dolore ma a perdonarti si, perché è anche per il bene del bambino/a che si vuole con il compagno un rapporto sereno e stabile.

Il dolore e il senso di colpa penso siano forti anche per la bella maternità che stai vivendo che richiama la tua precedente scelta.

Non sei una persona orribile, sei solo umana e stai attraversando un grave lutto (perché di questo si tratta) che richiede tempi diversi per ognuno per rimarginarsi.

Forse tu dallo psicologo cercavi supporto emotivo, non una diagnosi...

Fermo restando che gli attacchi di panico vanno curati ed indagati

Ti sono vicina, un forte abbraccio

Marchetti Fiammetta Ordine Psicologi Liguria n 2882 

Disponibile per consulenze e supporto anche on line e per telefono

 

 

Dott.ssa Fiammetta Marchetti

Dott.ssa Fiammetta Marchetti

La Spezia

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Gentile Signora Beatrice,

La ringrazio per aver condiviso con noi la sua storia. Comprendo profondamente il dolore e il senso di colpa che ancora la pervadono a distanza di tre anni dalla difficile esperienza dell'interruzione di gravidanza. È assolutamente comprensibile che un evento così significativo possa lasciare un segno profondo e che, anche a fronte di nuove gioie come la nascita di sua figlia, il ricordo e le emozioni ad esso legate possano riaffiorare con intensità.

Il fatto che lei stia rivivendo questi sentimenti, nonostante il tempo trascorso e il percorso terapeutico intrapreso, non significa che lei stia "tornando indietro", ma piuttosto che il processo di elaborazione di un lutto complesso come questo può richiedere tempi più lunghi e manifestarsi in modi inaspettati. Le emozioni non seguono un percorso lineare e la maternità, pur essendo un'esperienza meravigliosa, può talvolta riattivare ricordi e sensazioni legate a precedenti esperienze di perdita.

Il senso di colpa che descrive è una reazione comune in situazioni di scelte difficili come quella che si è trovata ad affrontare. Sentirsi combattuta e aver preso una decisione in un contesto di incertezza e preoccupazione non la rende "una cattiva mamma" né un "essere orribile". Anzi, la sua sofferenza attuale dimostra la profondità del suo legame con quella gravidanza e la sua sensibilità.

Per poter accettare tale scelta, trovare pace e perdonarsi, le suggerirei di considerare alcuni aspetti:

  • Riconoscere e validare le sue emozioni: Permetta a se stessa di sentire il dolore, la tristezza, senza giudicarsi. Queste emozioni sono una parte naturale del suo vissuto.
  • Rielaborare la narrazione dell'evento: Provi a rivedere quella decisione non solo attraverso la lente del senso di colpa, ma anche considerando le circostanze difficili in cui è stata presa e le paure che hanno influenzato la sua scelta e quella del suo compagno.
  • Praticare l'auto-compassione: Si tratti con la stessa gentilezza e comprensione che riserverebbe a un'amica che sta soffrendo. Ricordi che ha fatto del suo meglio in una situazione complessa.
  • Considerare un ulteriore supporto psicologico: Se il dolore e il senso di colpa persistono in modo significativo, potrebbe essere utile intraprendere un nuovo percorso terapeutico focalizzato sull'elaborazione del lutto perinatale e sul superamento del senso di colpa. Uno psicologo esperto in questo ambito può offrirle uno spazio sicuro per esplorare i suoi sentimenti e sviluppare strategie efficaci.
  • Parlare apertamente: Se si sente a suo agio, condividere i suoi sentimenti con il suo compagno o con persone di fiducia potrebbe aiutarla a sentirsi meno sola e a ricevere supporto.

Ricordi, gentile Beatrice, che non è sola in questo. Molte donne vivono esperienze dolorose legate alla gravidanza e al lutto perinatale. Permettersi di sentire e di cercare aiuto è un segno di forza e di amore verso se stessa.

Resto a sua disposizione per ulteriori chiarimenti o supporto.

Cordiali saluti,

Dott. Sandro Mangano, Psicologo.

Dott. Sandro Mangano

Dott. Sandro Mangano

Catania

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Cara Beatrice,

le tue parole toccano un nodo profondissimo: quello dell’amore, della perdita e del senso di colpa. Il tuo vissuto è complesso e intenso, e parla di un conflitto che molte donne portano dentro, spesso in silenzio — tra la scelta e la rinuncia, tra ciò che si è potuto fare e ciò che si sarebbe voluto.

Quello che descrivi non è segno di un “problema mentale”, come tu stessa hai compreso con il supporto del terapeuta, ma l’espressione di un’elaborazione emotiva che non segue un tempo lineare. Anche quando sembra che tutto sia passato, anche quando la vita ha portato con sé una nuova nascita, le ferite antiche possono riemergere. E lo fanno non per dirti che sei sbagliata, ma perché qualcosa dentro di te ha ancora bisogno di essere accolto, ascoltato, legittimato.

Hai attraversato un momento difficile, in un contesto incerto, e hai preso una decisione che ti ha segnato profondamente. Ma il fatto che oggi tu sia madre non cancella — né pretende di farlo — ciò che è accaduto prima. La maternità non “risolve” la perdita, e non colma automaticamente quel vuoto. Anzi, a volte proprio diventare madre può riaprire antiche ferite, perché risveglia il legame profondo con quel bambino che non è nato, ma che ha abitato comunque il tuo corpo, i tuoi pensieri, le tue emozioni.

Beatrice, tu non sei una cattiva persona. Non sei un’“orribile essere”. Sei una donna che ha vissuto qualcosa di lacerante e che, anche a distanza di anni, lo sente ancora dentro di sé perché ha una coscienza profonda, perché ama, perché non ha dimenticato. Questo non ti rende colpevole, ti rende umana. E profondamente viva.

 Il dolore che torna non significa che sei tornata indietro: significa che stai attraversando un altro strato di quel lutto. Ogni lutto ha i suoi tempi, e quello per una gravidanza interrotta — soprattutto quando è vissuto in solitudine o con giudizio verso sé stessi — può durare molto, perché spesso è un lutto invisibile. Ma non meno reale.

 Perdonarsi, in questi casi, non è un atto immediato, è un processo lento. Significa riconoscere che quella scelta è stata fatta con la consapevolezza, il coraggio e i limiti di quel momento. Significa permettersi di piangere quella creatura, ma anche di accogliere sé stesse con gentilezza, come si farebbe con una cara amica.

 Forse oggi puoi iniziare a parlarne di nuovo, magari con un terapeuta che ti aiuti a dare voce a quella parte di te che ha bisogno non solo di essere capita, ma anche abbracciata. Esistono percorsi specifici per l’elaborazione del lutto perinatale e post-aborto, che aiutano proprio a riconoscere e dare spazio a questo tipo di dolore, così spesso taciuto.

Tu hai diritto a sentire quello che senti. E hai diritto a cercare pace, senza negare nulla.

Il fatto che tu stia cercando un senso, che tu voglia perdonarti, è già un gesto d’amore verso di te e verso quella parte della tua storia che ancora oggi chiede tenerezza.

Ti auguro, di cuore, di trovare uno spazio in cui poterti raccontare senza paura, e un tempo in cui il ricordo possa convivere con la gratitudine per ciò che oggi hai costruito, senza colpa. Solo con amore.