Buonasera, mi presento mi chiamo Laura e ho 28 anni. Ho una storia con un ragazzo da due anni circa e convivo con lui da un anno e mezzo. Abbiamo affrontato insieme tanto momenti difficili già nel giro di due anni ma li stiamo cercando di superare. O almeno quella è la mia intenzione. I momenti di crisi sono iniziati poco dopo la convivenza perché, trasferiti a casa nuova a novembre, il mio fidanzato è partito per lavoro per 6 mesi, mesi in cui ci siamo visti solo il weekend. Non è stato facile perché ci eravamo appena conosciuti e avevo trovato in lui e nella nostra quotidianità quelli che ho sempre sognato in una coppia. Sono sicuramente molto legata al concetto di "famiglia" dove ognuno fa le proprie cose certo ma alla sera ci si deve riunire tutti intorno a un tavolo. Quindi questa sua improvvisa assenza non preventivata al momento dell'inizio della convivenza mi ha destabilizzata. I mesi sono comunque passati e ora lui, seppur non molto spesso (parliamo al massimo di 4/5 giorni ogni due mesi) deve partire. Il problema nasce addirittura giorni prima della sua partenza: io non voglio assolutamente vada via, comincio a stare male, a non mangiare e lui, sentendosi oppresso probabilmente dalla mia situazione, non fa che allontanarmi. Sono profondamente legata a lui e le notti in sua assenza per me sono eterne e vuote. Provo spesso a cercare di pensare ad altro ma mi è impossibile. Questa situazione lavorativa non cambierà per svariati anni e di certo io non posso stare così. Altro problema sorge, ancora più grosso, quando oltre al lavoro ne approfitta per andarsene fuori a cena con i colleghi al posto di mangiare a mensa o ne approfitta per farsi un aperitivo. Io che intanto sono completamente sola ad aspettare lui vado naturalmente in tilt. Non so proprio cosa fare
Buongiorno Laura, vedo quanto sia doloroso per lei vedere partire il suo fidanzato, sembra una strada senza uscita, lui non po' perdere il lavoro, lei non può smettere di soffrire. Ma perché soffre così tanto? Dietro a ogni dolore c’è un perché, per questo dovrebbe imparare ad ascoltare questa sofferenza: sta cercando sicuramente di dirle qualcosa. Non è semplice trovare la risposta, paura di essere abbandonata, difficoltà nello stare da sola, paura del tradimento, sono solo delle ipotesi; nella sua storia c’è la risposta a questa difficoltà, si tratta di recuperarla per imparare a gestirla e renderla meno dolorosa. Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa
Torino
La Dott.ssa Manuela Leonessa offre supporto psicologico anche online
Buongiorno Laura,
credo che il problema che descrive nella relazione con il partner sia il riflesso di una sua certa difficoltà nello stare serenamente in solitudine.
Ad esempio, sarebbe utile comprendere se c'è qualcosa di importante che le impedisce - consapevolmente o no - di approfittare a sua volta dell'assenza del partner per uscire, divertirsi o rilassarsi ogni tanto.
Le cause di questa situazione possono essere molte, un* professionista potrebbe aiutarla a individuarle (magari nel suo passato in famiglia o in altre relazioni significative precedenti) e a far dipendere il suo benessere più da sè stessa che dalla presenza immediata della persona amata.
Un cordiale saluto
Enrico
Varese
Il Dott. Enrico Cazzolino offre supporto psicologico anche online
Buonasera Laura, grazie per aver condiviso questa dinamica che si percepisce essere per Lei estremamente sofferta.
La gestione della solitudine si può senz'altro imparare, occorre indagare cosa la porta a vivere con questa carica emotiva negativa il temporaneo allontanamento del Partner.
La tutela e il benessere della sua relazione si possono costruire con un professionista, ponendo come obiettivi quello del benessere personale e di una riscoperta più serena della vita di coppia e questo si renderebbe possibile con l'inizio di un percorso con un professionista.
Qualora volesse resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Un saluto
Dott.ssa Carlotta Fortuna
Roma
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Ciao Laura,
Non c’è niente di sbagliato nell’avere un forte bisogno di presenza e quotidianità. Fa parte del tuo modo di amare. Quello che diventa difficile è quando questo bisogno si trasforma in paura costante dell’assenza: in quel caso rischia di farti soffrire oltre misura e di mettere in crisi anche il rapporto. In questo momento sembra che il tuo fidanzato non sia solo una persona che ami, ma anche la “chiave” che regge il tuo senso di sicurezza. Questo ti porta a percepire ogni sua assenza come una minaccia. Forse può essere utile lavorare sul fatto che il tuo valore e la tua stabilità non dipendono esclusivamente da lui, ma anche da ciò che costruisci per te stessa. Il tempo in cui lui non c’è potrebbe diventare (so che ora sembra impossibile) un’occasione per te:
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Riprendere attività che ti piacciono e che magari avevi trascurato.
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Investire in amicizie e relazioni al di fuori della coppia.
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Creare una tua routine di benessere (sport, hobby, studio).
Questo non serve solo a “riempire il vuoto”, ma anche a costruire un senso di indipendenza che ti farà sentire più forte e meno in balia delle assenze.
La tua difficoltà sembra molto radicata, non è “semplice nostalgia”: parli di notti vuote, di non riuscire a mangiare, di vivere un’angoscia già prima delle sue partenze. Sono segnali che meritano attenzione. Uno psicologo/a potrebbe aiutarti a comprendere meglio da dove viene questa paura dell’abbandono e a darti strumenti concreti per affrontarla. Ti lascio una domanda su cui riflettere:
Se immaginassi di avere una vita piena e ricca di cose tue anche quando lui è via, come cambierebbe il tuo modo di vivere la relazione?
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Massa-Carrara
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Buonasera Laura,
stare nella situazione che descrive immagino sia molto doloroso. Quando non stiamo bene cerchiamo di evitare di sentire ciò che una certa situazione ci fa provare, come anche lei scrive dicendo che prova a pensare ad altro ma le è impossibile.
Vedo questa come un'occasione e opportunità per lei, per comprendere l'origine di questo suo malessere, legato all'assenza del suo ragazzo.
Solo conoscendosi meglio, potrà vedere ciò che può fare in questa situazione.
Quindi prima di agire e fare, provare a fermarsi ed ascoltarsi e con un aiuto professionale uscire da questa situazione difficoltosa che la destabilizza e la fa andare in tilt.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Colombo
Como
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Buongiorno Laura,
la situazione che racconta porta a pensare ad una necessità di rafforzare le proprie competenze di autostima ed autoregolazione emotiva.
La coppia è certamente la base per la costruzione della famiglia e sicuramente avere delle aspettative su come questo avverrà è naturale e personale (spesso legato alla propria esperienza di vita e alla narrazione che le viene data). Tuttavia prima di essere in coppia nasciamo come singoli individui e imparare a gestire la propria individualità e indipendenza è necessario e fondamentale per poter vivere serenamente la vita a due.
Credo che un percorso psicologico potrebbe supportarla nell'affrontare le sue dinamiche relazionali ed emotive, per capire come si sono originate e per comprendere al meglio i suoi bisogni e aiutarla a vivere meglio la sua relazione.
Se volesse approfondire, non esiti a contattarmi.
Cordiali saluti.
Dottoressa Silvia Garzia
Cara Laura,
scrivi che quando lui parte, si apre in te un vuoto ("le notti in sua assenza per me sono eterne e vuote"). Ma se dovessi dare un nome alle emozioni che senti in quel momento, quali sceglieresti? Tristezza? Rabbia? Paura? Potrebbero essere anche diverse sensazioni che si intrecciano.
Cercare di distrarti, pensando ad altro, non sembra essere efficace. Forse perché sotto il pensare, le emozioni continuano a scorrere.
Potrebbe essere utile accogliere quello che senti e provare a prendere contatto con quello che provi.
Quello che posso proporti è un percorso psicologico, uno spazio dove poter esplorare tutto questo senza giudizio, riuscendo a dare un nome alle tue emozioni.
Se lo desideri, contattami per prenotare un appuntamento.
Un caro saluto
Paolo
Como
Il Dott. Paolo Ferrari offre supporto psicologico anche online