Il suicidio come ultima opzione

Marco

Buonasera, non so se mi trovo nel posto giusto o nella sezione giusta, ma avevo bisogno di scrivere qualcosa sull'argomento. Ho trentaquattro anni, soffro di disturbo bipolare ciclotimico, prendo regolarmente i farmaci e faccio psicoterapia. Negli anni passati sono stato anche brevemente ricoverato, e al netto di tutto ciò non è cambiato molto: i miei problemi rimango grossomodo gli stessi, anzi talvolta trovo siano peggiorati, e ciò inevitabilmente mi porta sempre più spesso a pensare di farla finita, cosa alla quale ormai penso pressoché ogni giorno. Non posso incolpare certo i professionisti che mi seguono e mi hanno seguito, persone ottime non solo nello svolgimento del loro mestiere ma anche dal punto di vista umano. La colpa, se la si deve trovare, sta magari dentro di me: sono arrivato alla conclusione che, soprattutto nella società odierna, ci siano persone inadatte alla vita, o che comunque avrebbero bisogno di una dimensione diversa da quella propinataci oggi da un mondo che ci vuole sempre efficienti e pronti a rispondere. Non mi stupisce che i reparti psichiatrici siano pieni e che la depressione stia diventando pian piano la prima causa di invalidità al mondo. Se avessi più coraggio, l'avrei di certo già fatta finita. Invece mi vedo costretto a sopravvivere, a stare male ogni giorno, a vivere giornate vuote dove vorrei fare decine di cose senza trovare la forza di farne neanche mezza. Eppure mi sono laureato, ho preso un dottorato in letteratura; già non stavo granché bene, ma credevo di realizzare qualcosa. Poi col covid è tutto cambiato: sono stato lasciato dall'unica ragazza che avessi mai avuto e a questo punto so che non ritroverò più nessuno; sono rimasto ingabbiato nel lavoro a scuola, dove le frustrazioni sono molte, mentre poche sono le soddisfazioni professionali e le prospettive di carriera. Ancora coltivo il sogno di diventare uno scrittore, e tuttavia non riesco più a scrivere, è come se il mio cervello fosse ingessato. La musica è una delle mie più grandi passioni, ma non tocco la chitarra da tempo, non ascolto neanche più un disco se non in macchina. Leggo ancora molto, è la sola cosa che mi è rimasta, e spero di non perdere pure questa. Per il resto, non sono neanche l'ombra di quel che ero, e nemmeno lontanamente avrei mai creduto di ritrovarmi così a terra, privo di reali appigli alla vita. Non so perché ho scritto tutto questo. È tutto molto confuso e disordinato. Spero sia comprensibile. So già che nessuno potrà dirmi di più di quanto mi è già stato detto altrove: ciononostante, benché paia un controsenso, quando si arriva a tali livelli, ci si attacca a qualsiasi piccolezza. Grazie in anticipo.

1 risposta degli esperti per questa domanda

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

Il Dott. Francesco Damiano Logiudice offre supporto psicologico anche online