Come fare a perdonarsi?

martina

Gentili Dottori, Sono qui perchè ormai da 10 anni non riesco a venir fuori dal circolo vizioso più grande in cui mi sia mai trovata. A 19 anni conosco un ragazzo con cui poco dopo inizio una storia, la mia prima storia e quindi la più tormentata , carica di aspettative giovanili e forse anche idealizzata. Le cose procedono bene per un anno, in seguito al quale io inizio a vivere forse il mio periodo peggiore fatto di frustrazione dovuta a una scelta universitaria sbagliata e che in quel frangente non volevo affrontare per paura di deludere i miei, a una confusione all'interno della relazione stessa che mi portava molto spesso ad essere aggressiva con lui e a rifugiarmi in pensieri appartenenti al mio passato, agli anni del liceo, al mio primo fidanzatino di quando ero poco più che una 15enne. Decido di confidare questi miei stati d'animo a una persona che credevo amica ma che poi non so nemmeno se per una dose inspiegabile di cattiveria, invidia o perchè convinta di fare del bene, va a riferire tutto al mio ragazzo che ovviamente non la prende bene e mi lascia . Cerco inizialmente di capire la sua rabbia quando mi dice che non merito nulla, che si sente tradito, che ha perso tempo inutilmente con una persona che non l'ha mai amato.. che avevo perso una persona d'oro e che me ne sarei accorta solo in futuro, quando lui ormai non ci sarebbe stato più. Per un anno rimaniamo in contatto e lui si mostra altalenante nei miei riguardi, finchè un giorno mi comunica di aver conosciuto una persona di cui si era innamorato all'istante "come con te" e da lì l'inizio della fine. Cado in depressione e per due anni non esco di casa.. trovo però intanto la forza di mollare l'università e di fare quello che mi piace ma mi accorgo che le sua parole colpevolizzanti unite al fatto che ormai lui era andato avanti, mi devastano. Sono ormai passati 10 anni e la mia vita ha preso il suo corso, mi sono laureata, ho avuto nuovi amori, ma in me non è mai morto il dubbio che mi porta sempre a chiedermi, se non fossi stata così frustrata, se non l'avessi trattato male talvolta, se non gli avessi fatto carico dei miei problemi, compresi quelli alimentari che in quegli anni mi affliggevano, probabilmente lui sarebbe ancora con me? E' tutta colpa mia? Non so rispondermi e tanto meno perdonarmi.

4 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Martina, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.

Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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La fine delle superiori è una fase critica della vita di ogni persona, la scelta universitaria in particolar modo mette in crisi i giovani perché investono anni della propria vita ad imparare teoricamente un mestiere che sperano sia il lavoro della propria vita.

Il dubbio di aver fatto la scelta giusta, l’ansia derivanti dalle aspettative delle persone importanti, lo stress per dover portare avanti una scelta, a volte non completamente propria, può portare la persona a percepirsi inadeguata e incapace. Questo senso di inadeguatezza può ampliarsi intaccando i diversi ambienti di vita, portando a mettere in discussione anche le scelte precedentemente fatte, come la qualità della relazione con il partner: nel caos spesso si trova rifugio in ricordi felici, in momenti in cui ci si è sentiti capaci e si sono provate emozioni positive.

Spesso da periodi difficili chi ne risente di più sono proprio le persone a cui si vuole più bene, poiché sono quelle che ti stanno accanto e che cercano di sostenerti per farti stare meglio.

A distanza di tempo, in cui si è cresciuti e si può osservare con distacco le esperienze passate, la domanda che può sciogliere il senso di colpa non è “avrei potuto fare qualcosa di diverso”, restando nel giudizio, ma piuttosto “come ho vissuto quel momento”: vedere cioè il meglio che ho potuto fare per affrontare quella situazione, e lavorare sulla consapevolezza che non sempre è possibile attuare la risposta idealmente migliore. Il meglio che si può fare non sempre rispecchia le proprie aspettative e le conseguenze possono essere talvolta dolorose, ma accogliendo questa condizione si potrà giungere a perdonarsi dicendosi: ho fatto ciò che in quel momento era nelle mie capacità.

Dott. Simone Dalmonte

Dott. Simone Dalmonte

Bologna

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Cara Martina,

Non si tratta di colpe, semplicemente può capitare un momento di confusione e rabbia e mi dispiace molto che non sia stata compresa né dal suo ragazzo né dalla sua amica anzi sia stata tradita da entrambi. L'unica cosa che mi sento di dirle(anche se capisco cje in quel momento potesse essere difficile) è che avrebbe dovuto comunicare apertamente e direttamente al suo ragazzo quello che provava, ascoltare il suo punto di vista e chiedergli un sostegno esplicito.

 

Dott.ssa Laura Cascio Gioia

Dott.ssa Laura Cascio Gioia

Roma

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Gentile Martina,

Grazie per aver condiviso la sua esperienza, che mostra una profonda riflessione personale e una consapevolezza dei suoi vissuti emotivi. La situazione che descrive è complessa e tocca diversi aspetti della sua vita emotiva e relazionale.

Prima di tutto, è importante riconoscere che le relazioni, soprattutto quelle giovanili, sono spesso un terreno di apprendimento e crescita. È normale che, in giovane età, si possano vivere momenti di confusione, di idealizzazione e anche di errori. Questi momenti sono parte del processo di maturazione personale.

Il senso di colpa e il rimpianto che prova per come si sono svolti gli eventi con il suo primo ragazzo sono comprensibili, ma è importante anche considerare che ogni relazione è un'interazione tra due persone. Non è solo una questione di "colpa" o "responsabilità" unilaterale. Ogni persona in una relazione contribuisce, in modi diversi, al suo andamento e alla sua evoluzione.

Inoltre, il fatto che lei abbia intrapreso un percorso di crescita personale, cambiando università e seguendo le sue passioni, è un segno di forza e di capacità di ascoltare se stessa. Questo è un aspetto molto positivo e dimostra la sua capacità di reagire e di trasformare le esperienze negative in opportunità di crescita.

Per quanto riguarda il suo ex ragazzo, è naturale che le sue parole e le sue azioni abbiano avuto un impatto su di lei. Tuttavia, è importante anche riconoscere che le persone cambiano e vanno avanti nella vita, e questo non deve essere visto necessariamente come una conferma dei propri errori o fallimenti.

Il dubbio e la difficoltà nel perdonarsi che lei esprime sono sentimenti che molti possono provare dopo la fine di una relazione significativa. Tuttavia, è importante lavorare su questi sentimenti per non rimanere intrappolati in un ciclo di rimpianto e auto-colpevolizzazione.

Ricordi che il percorso di guarigione emotiva richiede tempo e pazienza. È importante essere gentili con se stessi e riconoscere i propri progressi e le proprie conquiste.

Dott. Matteo Piccioni

Dott. Matteo Piccioni

Torino

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