mindfulness: cos'è e come praticarlo

Viviamo in un mondo frenetico, siamo sempre impegnati in qualche attività e sembra impossibile trovare un momento per fermarsi. Fermarsi significa niente televisione, messaggi, email, telefono..ecc. E’ davvero difficile non fare nulla e se accade spesso ci troviamo affollati di pensieri, che scorrono irrefrenabili nella nostra mente, ricordi passati o decisioni future…

Perché accade? La risposta sembra semplice: non ci prendiamo cura della nostra mente! Proprio colei che guida tutto ciò che percepiamo nella nostra vita, colei alla quale facciamo affidamento per essere felici, soddisfatti come individui e nel nostro rapporto con gli altri! Eppure non le concediamo cure, forse non sappiamo nemmeno come si fa!

Spesso il risultato è di ritrovarci stressati,  pieni di pensieri come in un vortice e non sapere come affrontarli… e ne siamo così distratti che perdiamo di vista il mondo che ci circonda!

Molti affrontano lo stress dei pensieri concentrandosi sul lavoro, altri cercano sostegno in famiglia altri evadono impegnando la mente in molte attività, altri si rifugiano nell’alcol, altri nei farmaci. Ognuno affronta lo stress a proprio modo, ma ciò che viene a mancare spesso è la consapevolezza che gli eventi accadono indipendentemente dal proprio volere ed i pensieri non si possono perennemente scacciare.

Da una recente ricerca dell’Università di Harvard è stato dimostrato che la nostra mente in media è persa nei suoi pensieri per circa il 47% del tempo e che ciò è una delle cause dirette dell’insoddisfazione. E’ come se dicessimo che metà della nostra vita è impegnata a inseguire i pensieri, invece che vivere nel momento presente!

 

COME?

Non possiamo cambiare ogni cosa che ci accade nella vita, ma possiamo cambiare il modo in cui la percepiamo!

Oggi giorno si sente sempre più parlare di Mindfulness, una novità scientifica degli ultimi vent’anni nel campo della medicina e della psicologia, che stà catturando sempre più l’interesse.

La mindfulness in realtà risale a 2500 anni fa ed il primo a parlarne fu il Buddha, egli la chiamava “sati” in sanscrito e la considerava l’ingrediente fondamentale per liberarsi dalla sofferenza. La traduzione di “sati” potrebbe essere consapevolezza, presenza mentale, ma anche ricordo, di cosa vi chiederete? Ricordarsi di se stessi. E’ importante imparare a vedere le cose per quello che sono, senza pregiudizi, senza perdersi nel passato o nel futuro, senza cedere alle emozioni negative e vivendo il più possibile nel presente, nel qui ed ora.

Non potremmo vivere senza la capacità di essere nel presente: è quello che ci permette di ricordare dove stiamo andando mentre camminiamo, anche se durante il viaggio ci siamo persi in migliaia di pensieri. Senza consapevolezza sarebbe impossibile osservare e riconoscere la propria esperienza e vivere in questo mondo. Tuttavia, mentre crediamo di avere il controllo consapevole della nostra attenzione, quello che succede di solito è che stiamo costantemente assistendo a pensieri sul passato o sul futuro, o riconoscendo solo una piccola parte di ciò che sta accadendo nel presente: se quello che sto vivendo mi piace, voglio che continui o se quello che sto vivendo non mi piace, voglio che scompaia.

MINDFULNESS cosa significa?

La definizione di Mindfulness è Attenzione Volontaria al Presente senza Giudizio.

Cos’è il presente? È ciò che percepiamo con i nostri sensi in questo momento. Ad esempio se io ti chiedessi ora di prestare attenzione al tuo respiro? Fermati qualche minuto ad ascoltare l’inspirazione e l’espirazione….

Potrebbe accadere che la nostra mente venga nel mentre distratta da un pensiero… noi riportiamo l’attenzione di nuovo sul respiro…aspettiamo…poi riaccade…ma noi ritorniamo ad ascoltare il respiro…

Ecco, ogni volta che abbiamo riportato la mente al nostro respiro abbiamo esercitato MINDFULNESS: abbiamo guidato la nostra mente volontariamente a ritornare nel presente.

Un altro aspetto fondamentale della Mindfulness è il fatto di non essere giudicanti nei confronti dei nostri pensieri. I Buddisti parlano di “sesto senso”, ovvero osservare l’attività della mente senza esserne coinvolti, di percepire la mente al lavoro, i suoi pensieri, le emozioni senza esserne sottomessi, essere consapevoli che la nostra mente sta facendo qualcosa, ma che noi non dobbiamo per forza seguire il suo volere: è l’attenzione non giudicante alla nostra esperienza.

La consapevolezza permette di riconoscere ciò che sta accadendo mentre sta accadendo, accettando attivamente il flusso di esperienza così com’è. Così, anche se sperimentiamo qualcosa di spiacevole (certamente qualcosa di inevitabile nella misura in cui siamo vivi), siamo in grado di ascoltare la sofferenza, ma solo quella che sperimentiamo nel qui ed ora, senza aggiungerne di vecchia o futura.

 

Anche se la consapevolezza o Sati è comunemente associata con il buddismo, molte delle tradizioni religiose del mondo utilizzano la consapevolezza implicitamente o esplicitamente, in quanto è una capacità di base ed umana per connettersi con il presente. L'associazione al buddismo deve il suo motivo al fatto che all'interno di questa tradizione c’è un grande corpus di pratiche che permettono di affinare ed approfondire questa capacità ad alti livelli. La meditazione di consapevolezza o di comprensione è una di loro ed è praticata in tantissimi modi. Ma la meditazione è solo una delle tantissime componenti della mindflulness e non vanno confuse tra di loro.

 

PERCHE’ E’ IMPORTANTE?

Alla base c’è l’evidenza empirica di numerose ricerche che evidenziano le ripercussioni positive di questa pratica nella vita di tutti i giorni. Prestare attenzione alla nostra esperienza, al nostro corpo, essere consapevoli di ciò che la nostra mente sta facendo è importantissimo soprattutto nei momenti di difficoltà. La mindfulness ha effetti visibili in molti disturbi quali ansia, depressione, ma anche nella gestione dell’impulsività, dell’aggressività, e nel calmare i pensieri intrusivi ed ossessivi.

Nei momenti di maggior sofferenza la nostra mente è così impegnata a giudicare noi stessi, da non vivere nel presente.

Possiamo invece apprendendo questa strategia a metterci in una posizione definita dai sistemici “posizione meta”, ovvero osservare l’attività della nostra mente e fare in modo che sia solo una parte di noi stessi: fermarsi un momento, tornare al presente, ascoltare i nostri sensi (i colori attorno a noi, le forme, i suoni che ci circondano, il nostro respiro..) ed essere consapevoli dei nostri pensieri e dei nostri impulsi.

Allenandoci a prestare attenzione al presente in modo non giudicante possiamo imparare ad ascoltare ciò che la nostra mente ci dice, prenderla un po’ meno seriamente, interrompere atteggiamenti distruttivi e decidere per noi stessi. Piano piano impariamo ad uscire da schemi disfunzionali e ripetitivi e diveniamo agenti attivi della nostra vita.

La psicoterapia basata sulla mindfulness ci può insegnare a scegliere per noi stessi senza essere influenzati da eventi passati o pregiudizi ed a sviluppare una curiosità sana verso se stessi e la vita.

Dott.ssa Nadia Calderaro

 

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