Il Sé, le sue funzioni e sfaccettature

Nella tradizione filosofica classica il Sé corrispondeva all’anima intesa come nucleo centrale e indivisibile dell’essere umano e studiato come un aspetto globale in cui la conoscenza non poteva essere distinta dall’oggetto conosciuto.

Nella letteratura psicologica gli studi sul Sé occupano un’area di interesse ampia che fonda le sue radici nella filosofia e coinvolge tutti gli aspetti della ricerca psicologica affrontati in ambiti disciplinari diversi. Ciascuno di essi analizza da un vertice specifico quello che è concetto ampio, che ha a che fare con l’essenza della persona umana, per poi convergere verso l’affermazione di una visione interazionista e multidimensionale del Sé.

Cosa è il Sé

Tutti noi abbiamo un’immagine del tipo di persona che crediamo di essere. Ciò, in parte, riflette il modo in cui gli altri ci vedono (“sé-specchio“ di Cooley, ovvero il Sè riflesso, rispecchiato nel feedback che proviene dall’altro). Ma il sé rappresenta principalmente una nostra creazione, frutto di pensiero riflessivo e capacità rappresentativa.

Il risultato dei nostri sforzi costruttivi costituisce il concetto di Sé, che esprime la conoscenza soggettiva psicologica e fisica che gli individui hanno di se stessi.

Il concetto di sé non è statico, ma viene modificato dal continuo processo di autosservazione e influenzato dalle esperienze di vita.

La coscienza di Sé come persona

Il Sé scaturisce dall’esito dei processi integrativi di autoconsapevolezza e delle autorappresentazioni e autodefinizioni condivise ed impersonate che passano attraverso i ruoli sociali.

Secondo una prospettiva che accomuna molti studiosi contemporanei, potremmo definirlo, in base alle funzioni, come l'istanza psicologica che consente a ciascuno

- l’integrazione delle proprie esperienze e degli aspetti del Sé riconosciuti come diversi (alla base del senso di coerenza individuale e della percezione di unitarietà che il sé dà alla dimensione soggettiva);

- la distinzione tra ciò che pertiene all'individuo e ciò che pertiene al resto del mondo, confine che consente di definire noi stessi e la realtà esterna e supporta il senso della differenza e della specificità individuale;

- la continuità tra esperienze che avvengono in momenti diversi, condizione necessaria per l'identità che si fonda sul senso di continuità nel funzionamento psicologico individuale e nel comportamento interpersonale, e restituisce la sensazione di “essere se stessi in modo continuativo nel tempo”.

Il Sé è l’esperienza che consente di dare ordine e significato alla nostra vita; ciò non accade quando le diverse funzioni del sé vengono minacciate da forme patologiche.

L’incapacità di stabilire un confine tra il Sé e l’altro (mondo esterno), cosi come la mancanza di senso di continuità personale (sameness) malgrado il cambiamento ovvero, il senso di estraneità rispetto a quello che si è stati prima o una percezione soggettiva priva di coerenza, hanno esito patologico.

Genesi e sviluppo del Sé

Nella ricerca psicologica sono stati elaborati diversi modelli sulla genesi e lo sviluppo del Sé. I contributi classici sono legati alla corrente di studi sociologici denominata “interazionismo simbolico”.

Secondo Mead, il Sé non esiste alla nascita, in quanto mancano le capacita di produrre simboli e di interiorizzare gli atteggiamenti altrui; affinché ciò avvenga è necessario lo sviluppo della capacità riflessiva.

Il Sé emerge dall’interazione fra il soggetto e il suo ambiente, è dunque una costruzione sociale e deriva, in parte, dalla interiorizzazione dei giudizi e delle attribuzioni che gli altri fanno su di noi (il “Sé-specchio” di Cooley).

Inizialmente, l'immagine che il bambino sviluppa di Sè (percezione di sé) deriva da quelle che gli “altri significativi” gli trasmettono attraverso la comunicazione verbale e non verbale. A partire dalla qualità delle interazioni negli anni precoci, viene a condensarsi la rappresentazione di “altro generalizzato”, ovvero degli altri esseri umani con cui spartiamo le esperienze di vita, interpretati alla luce delle esperienze con l’altro significativo (le persone sono affidabili, degne di fiducia….)

Il Sé dunque non esiste senza l’altro, si forma durante l'infanzia ma si rafforza, si consolida e si differenzia durante l'adolescenza prima e l’età adulta poi come risultato dell’esperienza sociale.

Il Sè e le sue articolazioni

A William James (1890): si deve la fondamentale distinzione del Sé in componenti diversificate:

l’Io rappresenta l’istanza di consapevolezza, in grado di agire, conoscere, organizzare e interpretare l’esperienza. É attore e soggetto conoscente. Conferisce senso di unicità, coerenza e continuità personale;

il Me è il Sé come oggetto, quanto del Sé è conosciuto dall’Io o l'immagine che l'Io costruisce di sé stesso.

Le componenti del Me sono le qualità che definiscono il Sé come conosciuto, e includono le caratteristiche materiali (il corpo), sociali (le interazioni nei rapporti con le persone e nei differenti contesti sociali nei quali siamo immersi) e psicologiche (la consapevolezza, i pensieri).

La prospettiva multidimensionale del Sé e l’autostima

Riprendendo la teoria di James, Susan Harter ha esaminato le relazioni tra domini specifici e globali del Sè nonché le possibili ripercussioni sull’autostima e sulla personalità dell’individuo laddove vi sia una mancata integrazione tra le diverse sfaccettature del Sé.

Il Sé è una costruzione cognitiva e sociale, la dimensione rappresentativa lavora sulla struttura, la dimensione sociale favorisce lo sviluppo del valore che ognuno dà al proprio Sé.

Le specifiche capacità cognitive che si sviluppano con la crescita dell’individuo consentono di modificare e affinare sempre più l’organizzazione delle rappresentazioni relative al Sé per livelli di differenziazione e integrazione nel concetto di Sé.

La differenziazione riguarda la distinzione tra i Sé possibili tra i quali rientrano il Sé ideale (caratteristiche del Sé desiderate, ritenute ottimali) e il Sé temuto e la capacità di costruire molteplici presentazioni di Sé da esibire e mettere in scena nei diversi contesti relazionali, supportate dal monitoraggio necessario per agire i Sé distonici (laddove c'è poca coerenza è necessario un alto monitoraggio).

Nell’integrazione invece l’individuo deve progressivamente saper dare unitarietà ai diversi Sé per costruire un valore di Sé globale armonioso e coeso.

L’aspetto valutativo del Sé si riferisce al valore e alla competenza che l'individuo percepisce in relazione a Sé e alle caratteristiche che si attribuisce (Sé reale), tenuto conto delle aspirazioni future (Sé ideale) e di ciò che vorrebbe evitare (Sé temuti). Più la discrepanza tra questi aspetti è alta, più basso è il nostro livello di autostima e più alto è il nostro livello di insoddisfazione. Il supporto e l’approvazione sociale, nonché la competenza in domini ritenuti importanti per sé, gli consentono di percepirsi come una persona di valore.

Le ripercussioni dell’autostima sul benessere

Il benessere psicologico trova, un fondamentale nutrimento nell'autostima.

L'autostima è l'opinione che abbiamo di noi stessi e include sia la percezione di noi stessi globalmente intesi come persona sia in alcuni ambiti specifici della nostra vita (per esempio come padri, come figli, come manager, come sportivi, etc.).

Si esprime dunque in ogni esperienza vissuta ed è considerata una risorsa fondamentale per il benessere psicologico perché salvaguarda la salute e la funzionalità della mente influenzando ogni nostra emozione, pensiero, scelta e comportamento e così la nostra vita e la possibilità di goderne. Svolge inoltre un ruolo protettivo rispetto alla patologia perché preserva il Sè da esperienze di disintegrazione e frammentazione.

Credere nel proprio valore e sentirsi intimamente sicuri, rende la persona in grado di affrontare in modo efficace le richieste e i cambiamenti della vita quotidiana e a rispondere adeguatamente alle sfide e opportunità che si presentano, traendo vantaggio dalle esperienze.

Conclusioni

Nel loro insieme, le dimensioni del Sé ci restituiscono una immagine di sé come

- multidimensionale (differenziazione tra diversi aspetti del Sé)

- non unitario (molteplicità delle articolazioni del Sé);

- non privato (prodotto dell'interazione individuo-ambiente).

Il Sé è un’esperienza assolutamente unitaria ma comprende tutte le diverse sfaccettature quali “Io sono”, “Io mi rappresento”, “Io sono conoscibile a me stesso”, “Io faccio esperienza di me come oggetto”…...

Nello sviluppo tipico le molteplici articolazioni del Sé si organizzano in una sintesi globale e unitaria, che ci restituisce l’esperienza di un Sé armonioso e coeso sul quale si fonda l’essenza stessa della persona e il significato attribuito alla nostra vita, requisiti fondamentali per il benessere psicologico.

Bibliografia:

Cooley, C.H. (1902). Human Nature and the Social Order, New York
Harter, S. (1999). The construction of the self. A developmental perspective.
James, W. (1890). The principles of psychology. Principi di psicologia
Markus H., Nurius P. (1986) Possible selves, «American Psychologist»
Mead, G.H. (1934). Mind, self and society. Mente, Sè e societa 

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