"Non sono mai andato al tappeto perché mi stavo già rialzando"

Il momento storico che stiamo vivendo comporta un grande lavoro di introspezione per ognuno di noi. Il tempo in cui ci troviamo attualmente, sospeso, incerto, ignoto; ci obbliga a fermarci. La nostra vita quotidiana è stata trasformata, non per nostra scelta, dal lavoro alle relazioni sociali, dalla organizzazione della giornata allo svago.

Ecco che allora sopraggiunge l'angoscia per un qualcosa, la pandemia, piombata su di noi, dal nulla e in nonnulla, che inevitabilmente ci interroga rispetto alla nostra capacità di saperla affrontare.

Potremmo venire sorpresi, da noi stessi, e scoprire di avere la forza, la speranza, la tenacia; che la vita di tutti i giorni teneva nascosta. In tutte le situazioni di emergenza, di crisi profonda, ogni essere umano emerge dal suo torpore, dalla sua "confort zone", per rivelarsi ciò che è. Alcuni mettono in atto le proprie disfunzioni, altri le proprie risorse senza accorgersene, senza uno sforzo cosciente, mossi dalla voglia di sopravvivere.

Lo psicoterapeuta ha la missione di accompagnare il soggetto nella ricerca della propria unicità, come punto di riferimento per sopravvivere a questo momento caotico e pieno di incertezza. Come? Ascoltando il soggetto, l'unico e il solo a sapere la verità circa le proprie questioni, senza pregiudizio e senza detenere la soluzione pronta, ad hoc, a priori. 

L’emergenza del Covid ha fatto accrescere in noi la sensazione di avere bisogno di un sostegno psicologico; tuttavia, non necessariamente dobbiamo “aspettare” una pandemia mondiale per chiedere un aiuto. Nella vita quotidiana ci accade di avere delle preoccupazioni, paure, angosce rispetto alle quali sentiamo di non farcela ad affrontarle da soli. Dunque, rivolgerci ad un professionista potrebbe essere utile per “prevenire” il disagio, non necessariamente per curarlo.

E' un po' come diceva Mohammad Alì: “non sono mai andato al tappeto perché mi stavo già rialzando”. Che vuol dire? Non necessariamente dobbiamo toccare il fondo o arrivare a un punto che rischia di essere di non ritorno, per chiedere aiuto; non necessariamente dobbiamo andare al tappeto. Se sentiamo che c’è qualcosa che rischia di farci andare al tappeto, attiviamoci, facciamoci aiutare, prima di finire effettivamente al tappeto.

Quel qualcosa per il quale vale la pena chiedere aiuto al di là di eventi precisi quali lutti, perdita del lavoro, fine di una relazione; lo possiamo tradurre come ansia, stress, demotivazione. In particolare, i motivi che ci possono far rivolgere ad un professionista sono:

  • sentirsi costantemente preoccupati;
  • sentire di avere poche energie;
  • stanchezza cronica e profonda svogliatezza;
  • sentirsi profondamente irritabili e impazienti;
  • cambiamenti nelle abitudini di riposo, insonnia o tendenza a dormire in eccesso;
  • sentirsi schiacciati dalle responsabilità;
  • avere pensieri ricorrenti, ossessivi, negativi che turbano;
  • tendenza ad autosabotarsi;
  • non provare più piacere, né essere capaci di godere delle cose piacevoli della vita;
  • stare sempre da soli;
  • tendenza a non prendersi cura della propria igiene personale;
  • tendenza a non prendere impegni a causa della imprevedibilità del proprio stato d’animo;
  • vivere “in automatico”: fare le cose perché si deve non perché si vuole;
  • sentirsi soli e pensare di non meritare amore;
  • avere crisi di pianto ricorrenti, con o senza un fattore scatenante;
  • incapacità di vivere serenamente le giornate a causa di forte ansia;
  • consapevolezza di stare vivendo una relazione disfunzionale e incapacità di lasciarla andare.

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