NOSTOS

Ci sono incontri che svaniscono nel nulla, altri che lasciano un segno, altri che ti cambiano la vita. Ci sono incontri che ti aiutano a sciogliere i nodi intrigati delle proprie difese e ti fanno immergere nel sottosuolo dei tormenti e dei desideri, dei bisogni e delle speranze, per muoverti nel flusso risanante dell'amore e del cambiamento. Ogni incontro, con un uomo, rappresentava per Marika sempre un'esperienza, un sogno, una speranza, una vittoria, una sconfitta che la spingeva a reinventarsi, continuamente alla disperata ricerca di un affetto, di un amore, di un posto dove ritrovare se stessa. Continuava a rincorrere sogni che poi si tramutavano in illusioni e delusioni, convinta che i sogni si possono realizzare, caparbiamente decisa e determinata a dare ai suoi sogni colori, profumi, corpo e visibilità.

Il bisogno di cura e di accudimento riemergeva, ogni volta un uomo le dedicava le sue attenzioni, fragilmente e  ingenuamente, proiettava su di lui i suoi bisogni e mossa come un burattino dalle sue fragilità  umiliate, ne idealizzava ed esaltava la presenza, senza curarsi dell'effetto estremamente destabilizzante che poi  avrebbe procurato in lei la fine della storia.

Marika amava le relazioni spesso problematiche, inaffidabili, precarie e instabili, al contrario di ogni logica, costituivano la sua certezza, la sua culla, il suo baricentro. All’inizio non si faceva molte domande, veniva pervasa, come un’adolescente, da una frenesia che le pervadeva il corpo e la mente, lasciandola inebriata e insieme drogata, il principe azzurro tanto desiderato si materializzava e il resto non contava.

Le illusioni e le delusioni si alternavano nella sua vita, senza mai portarla alla consapevolezza, alla luce, alla realtà, che poi si manifestava in tutta la sua crudeltà.

Quante volte, provava il bisogno di uscire fuori da questi grovigli deliranti, desiderava fermare questa follia, superare le sue debolezze, che coattivamente la mettevano davanti alle sue fragilità. Il silenzio è come un foglio di carta bianca, ci puoi scrivere o disegnare quello che vuoi, lei  ci colorava i suoi sogni, le sue paure, le  speranze, faceva le domande e si dava le risposte, alimentava le fantasie e si cullava di frammenti trasformati in romanzi d’amore. Nel buio della notte, avvolta dalla solitudine, ripescava nella memoria i momenti passati insieme, li smontava, li ricomponeva, li metteva a fuoco, coglieva ogni frammento per farlo rivivere e dargli un significato. Quante volte l’aveva chiamata per nome, a quella domanda come aveva risposto e  quella risposta quale verità o menzogna poteva nascondere.   

L’incontro con Bruno aveva aperto la porta della speranza, un incontro fortuito, un guardarsi e ritrovarsi, un sentirsi e per qualche istante respirare all’unisono e sentire il cuore che riconosce i battiti dell’altro, una ennesima trappola da vivere. Bruno era, le disse, un pilota eternamente in viaggio, non sapeva quale fosse la sua casa, volutamente aveva deciso di vivere come cittadino del mondo, in albergo anche quando rimaneva a terra per settimane. Non voleva legami ma solo storie intense e forti che potevano durare un giorno o una vita, lasciate al caso, alle emozioni, al destino. Si era catapultata in questa avventura sentendone i pericoli e i rischi ma attratta dal profumo del mistero, del nuovo, dal fascino di questo uomo che portava i profumi dell’oriente e le mollezze della vita metropolitana.  Per mesi, aveva vissuto una relazione fatta di alchimie di sensi, piaceri e suggestioni, sacralità e immoralità, un viaggio come quello dantesco che aveva toccato il fondo dell’abisso e i vertici di certe esperienze sublimi, passando attraverso il tormento e l’estasi.  Adorava il mistero che lo avvolgeva, il senso di perdita che sperimentava ogni volta che il loro viaggio terminava, il proibito e l’incertezza dei successivi incontri.  E Marika  amava esaltarsi e  lacerarsi nell’attesa.

Poi il suo Io incominciò a capire le innumerevoli contraddizioni, a scoprire le innumerevoli antinomie, a sentirsi lacerata dai conflitti e schiacciata dal buio di una vita priva di senso e significato. Capì che stava vivendo nel caos, nella confusione mentale, nella promiscuità affettiva, in un disordine morale e mentale che la rendeva incosciente.  Si sentì nel regno dell’Ombra e vide Bruno come  il Signore del Male.  Marika aveva perso lucidità, la sua mente era offuscata, oscurata la sua capacità di  vedere oltre le apparenze, Bruno l’aveva trascinata in un vortice di pulsioni distruttive, in una forma di sessualità compulsiva, avido di  sempre e  nuove emozioni e sensazioni, esperienze che poi  lasciavano la sua vita vuota e angosciata. Non si rendeva conto che stava vivendo il suo Inferno personale sprofondando verso gli abissi più oscuri, dimenticando amici e amori, affetti e sorrisi, Bruno era Lucifero, potente come un Dio che si era preso la sua vita e la sua psiche, l’aveva legata a lui   e l’aveva resa sua schiava. Era troppo incosciente per rendersi conto che la sua esistenza era appestata di dolore, troppo schiava per sentire la mancanza della libertà, troppo persa in Bruno per trovare se stessa.

Marika credeva  e si illudeva di avere la gestione delle sue fragilità,  in verità ci sono ferite, talmente profonde e devastanti, che non guariscono mai e ti lasciano debole e facile preda. Ci illudiamo che il tempo le risani, ma sono lì pronte a sanguinare e a far riemergere i fantasmi del passato, quando qualche accadimento le fa rivivere. I buchi dell'anima ti accompagnano sempre, a volte sono voragini, a volte fessure, a volte semplici ma profondi  segni, comunque indelebili. Solo una profonda presa di coscienza, un percorso in salita che richieda forza e determinazione, coraggio e consapevolezza, determinazione e progettualità, fede e amore può salvarti. Un giorno in riva al mare in un profondo stato di amara solitudine, sentì che solo l’acqua avrebbe potuto purificarla, fu avvolta dall’odore della salsedine, quel sapore salato, acre e forte del sale del mare che richiama anche il sapore della fatica e del sudore quando ti scivola sui capelli, che da consistenza ai cibi esaltando i sapori, diede sostanza ai suoi pensieri. Il sale come metafora della soggettività, del carattere, del dovere acuì la sua capacità di discernimento e   coscienza, sentì che doveva dare alla sua vita una svolta, si voltò verso il mare, avvolta da un’onda che lambiva i suoi piedi e iniziò la sua ascesa. Il Purgatorio è il luogo psicologico dove Marika si trovò a viaggiare, dove il suo Io si trovò a dibattersi tra paura e voglia di cambiamento, tra dipendenza e desiderio di libertà, tra debolezza e forza. Non era facile allontanare Bruno, la seduzione del male era più forte del suo fragile Io, tra incertezze e indecisioni cercava di affrontare il suo daimon e realizzare  la sua essenza. Se l’Inferno è il luogo del dolore, della sofferenza, del buio dell’anima, il Purgatorio è il luogo della fatica e Marika dovette affrontare molte prove per raggiungere la luce. Non era facile dimenticare Bruno, con lui tutto si trasformava. La sua presenza trasfigurava la realtà, colorandola di una luce diversa, esaltava le sensazioni,  catalizzava le emozioni. Bastava prenderlo per mano, sentire il  calore  della sua mano che si propagava in tutto il corpo, la forza delle sue braccia intorno alle spalle, l'odore selvaggio della sua pelle, per capire che non c'era bisogno di parlare, le parole sembravano inutili, c'erano le vibrazioni dei corpi che dialogavano  tra loro,  entrambi erano  spettatori di una magia che li avvolgeva e li trascinava in un'altra dimensione , lasciando  che tutto accadesse.  Comprese la differenza tra seduzione e relazione,  il Purgatorio era anche un momento di riflessione e di pentimento. Bruno l’aveva voluta coinvolgere in una dimensione simbiotica, in un rapporto totalitario ed esclusivo e Marika aveva rinunciato alla propria soggettività per diventare un oggetto fantasmatico nelle sue mani, nell’esaltare la sua vita in realtà l’aveva distrutta. 

Marika era lacerata dai conflitti, capiva che era necessario allontanarsi  definitivamente da Bruno, che doveva sbrigarsi perché il male ha tentacoli che ti risucchiano e ti annientano, ma rimandava sempre il momento. Lungo le falde del suo Purgatorio lei sperimentava la sua debolezza ma anche la sua determinazione a salvarsi.

Giunta all’apice del suo cammino, sofferto, travagliato, lacerato, sentì di essere più forte, le sue preghiere e la fede in un Dio amorevole l’avevano aiutata, stava uscendo dal tunnel. Aveva vissuto la seduzione fino alle sue estreme conseguenze, era andata fuori rotta, si era persa, Bruno come il demonio era stato il suo seduttore, in quel momento era emerso il suo rapporto con l’Ombra, l’altra faccia della sua personalità, quella che affiora nelle grandi crisi, durante l’analisi, nelle grandi esperienze, che emerge prepotentemente nella seduzione. Bruno era stato una specie di droga, di veleno che, si era impossessato  della sua fragile anima, Marika era riuscita ad arrivare in fondo, a metabolizzare quell’esperienza, ad incontrare quelle parti di cui si vergognava, che non metteva in luce, che pensava non esistessero. Fece un ulteriore passo verso la conoscenza e la verità,  si trovò in un mondo di pura luce, ne fu abbagliata, capì che era arrivata in Paradiso.

Tutto le fu chiaro si guardò indietro con orrore solo per un istante, la sacralità di quel momento, il cammino intrapreso e l’arrivo in quel luogo pervasero la sua anima di puro benessere e felicità. Comprese di aver completamente ignorato e calpestato in quell’anno con Bruno il rispetto, la cura e l’amore di sè stessa, la relazione con l’altro era stata mortifera e distruttiva, il vero affetto e il senso dell’ amore come dimensione archetipa di trasformazione, crescita, progettualità e cambiamento era stato completamente annullato. L’attrazione incondizionata verso Bruno, aveva lasciato  il posto alla repulsione. Ora poteva iniziare con fiducia il suo viaggio, aveva lasciato la dipendenza e poteva muoversi verso l’individuazione, alla ricerca del suo vero Sé, verso un percorso di cura, di redenzione, di rinascita. 

L’inganno in cui aveva vissuto era stato essenziale alla sua anima, era stata necessaria l’illusione perché solo attraverso gli errori andiamo verso quella che chiamiamo “verità”, quel luogo di luce in cui riconosciamo la nostra individualità psichica e il nostro essere nel mondo. Marika aveva fatto la terribile esperienza del male con Bruno, aveva saputo emendarsi e purificarsi nel Purgatorio, ora era pronta per l’incontro con l’Amore che salva.

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