Stalking: la realtà Toscana!

Stalking: la realtà Toscana!
Dott.sa Sabrina Costantini *


“Fenomeni Stalking: Toscana al secondo posto
Il 28% dei fenomeni di stalking in Italia avviene in Toscana”

Questo il titolo di un giornale del novembre 2011, che prosegue con:

“Secondo posto per la Toscana nella triste classifica della diffusione dei fenomeni di stalking. Il 28% dei casi si verificherebbero in Toscana. Prima l'Emilia Romagna con il 29%. Dietro la Toscana la Calabria con il 24%, seguono Friuli, Basilicata e Campania al 22% e poi Lazio e Sicilia 21%. Lo ha dichiarato Fabrizio Santori, presidente della commissione Sicurezza di Roma Capitale.”


Spesso i numeri hanno il potere di rendere chiara una situazione che sfugge all’attenzione e al controllo.
Sorprendentemente, dai dati in questione si evince che due regioni del centro, fra cui la nostra Toscana, si distinguono per questo fenomeno assai complesso.
Lo Stalking o Sindrome del molestatore assillante si riferisce ad una serie di comportamenti adottati da parte di un individuo, il persecutore, che conduce ad un agguato mentale nei confronti di una vittima. Il persecutore esibisce condotte invasive, volte al controllo, all’intrusione, alla minaccia e all’aggressione.
Le azioni dello stalker possono rientrare in tre principali categorie:

- Comunicazione indesiderate, rivolte direttamente o indirettamente, attraverso familiari, amici, colleghi, ecc. Gli strumenti preferenziali sono telefonate, lettere, email, sms.
- Contatti indesiderati, comprendono tutte le condotte volte ad avvicinare la vittima come pedinare, presentarsi alla porta, appostarsi sotto casa, al lavoro, presentarsi nei luoghi frequentati dalla vittima, ecc.
- Comportamenti associati, cancellazione di servizi intestati alla vittima (bollette, carta di credito, ecc.), ordinazione di beni e servizi a nome della vittima, recapitare pacchi in piena notte, ecc..

Talvolta si arriva fino a minacce esplicite, aggressioni dirette o indirette, introduzione furtiva nell’abitazione o nell’auto, lasciare oggetti estranei o animali morti, talaltra all’opposto lettere d’amore, rose, cioccolatini, ecc.
Disorientante, no?
E’ strabiliante quanto si possa passare da un estremo ad un altro e tutto venga definito con lo stesso termine: stalking.
Eppure è così.

Ciò che risulta significativo non è l’atto in sé, ma la sua indesiderabilità, il fatto che la vittima non voglia avere contatti con il tormentatore, che non desideri ricevere regali da lui e che la sua volontà non venga accolta.

E’ una patologia della comunicazione e della relazione e può riguardare personalità assai diverse fra loro, come abbiamo visto anche modalità diverse di affrontare la stessa situazione.
In ogni caso, si tratta di una vera e propria invasione, che induce ansia e paura, alla lunga produce uno stato di allarme emotivo continuativo, una sorta di disturbo post traumatico da stress.
Siamo di fronte ad una situazione stressante, ad un trauma cronico e la vittima per difendersi, mette in atto una serie di conseguenti condotte di evitamento. Spesso, si ritrova a dover apportare continue modifiche, di abitazione, di datori di lavoro, numero telefonico, e-male, negozi, orari, percorsi abituali, ecc. Vive in funzione del persecutore, dei possibili atti persecutori, degli ipotetici incontri, sulla scia della fuga e della salvaguardia di sé, in un clima di crescente angoscia.

Talvolta si ritira nella propria abitazione, talvolta compie atti sconsiderati o disperati, talaltra scatta la denuncia e la richiesta d’aiuto.
Una situazione complessa, che coinvolge tutti gli ambiti, da quello sanitario, a quello sociale, psicologico, educativo, economico, politico, ecc.
Non si può ignorare e non si può restare fermi.

Ma quanto è diffuso lo stalking in Italia?
Da una ricerca a livello nazionale, condotta su un campione di 9.600 persone, metà uomini e metà donne fra i 17 e gli 80 anni, è emerso che:

- circa una persona su cinque, il 20% della popolazione, ha subito atti persecutori
- il 70% delle vittime sono donne
- il 30% sono uomini.

Il persecutore è nella maggior parte dei casi un partner o ex, nel 5% un familiare, nel 15% un collega o compagno di studi e nel 25% un vicino di casa. Il persecutore, è recidivo nel 30% dei casi.
Questo significa che uno stalker su tre, dopo la denuncia continua a perseguitare la vittima, come se niente fosse, rendendo la molestia ancora più traumatica e drammatica.
Tutto ciò conferma quanto sia articolato il fenomeno, quali e quanti fattori vi sono coinvolti. Non c’è da allarmarsi, ma sicuramente da attivarsi ed intervenire in modo fermo, cominciando con l’osservazione e la comprensione, anche attraverso i numeri appunto.

E nello specifico della Toscana, nel 2012 i Carabinieri hanno arrestato 50 persone, si contano poi 370 denunce e 31 ammonimenti del questore. Nove i soggetti denunciati per stalking nei confronti di donne incinte o minori, tradendo così la natura perversa del fenomeno.
Il triste primato per quanto riguarda l'anno concluso, spetta a Firenze con 14 arresti, 8 ad Arezzo, 7 a Pisa, 6 a Lucca, 4 a Prato e Siena, 2 a Grosseto, 2 a Livorno, 2 a Pistoia e una a Massa Carrara.

Dai dati ricavati dal Po.St.iT, Sportello Stalking in Toscana con sede a Pistoia, nel periodo che va da settembre 2010 a maggio 2012, sono emerse le seguenti distribuzioni:

Residenza di chi ha chiesto aiuto:

2% Siena
1% Prato
7% Pisa
0% Massa Carrara, Livorno e Grosseto
5% Lucca
15% Firenze
1% Arezzo
54% Pistoia
13% Non rilevato

Da tener in considerazione che questa non è la distribuzione effettiva del fenomeno sul territorio, bensì la distribuzione delle richieste pervenute allo sportello, come tale rappresenta sicuramente una sottostima del fenomeno.
Ancora dal Po.St.it, emergono altri dati interessanti:

Distribuzione Nazionalità

Stalker Vittima

Italiana 62% 83%
Unione Europea 2% 6%
Extra europea 3% 1%
Non rilevato 33% 10%



Posizione lavorativa

Stalker Vittima

Disoccupato/a 21% 11%
Casalinga 2% 1%
Operaio 8% 5%
Impiegato/a 16% 19%
Libero Professionista 14% 9%
Dirigente 0% 0%
Commerciante-
Artigiano 0% 13%
Pensionato/a 21% 14%
Altro 12% 14%
Non Rilevato 0% 21%


I dati rilevati, ci confermano la portata del fenomeno e ci aggiungono alcune informazioni più qualitative, dei due membri della relazione.
Sia le vittime che gli stalker sono prevalentemente italiani. Vi rientrano varie categorie di lavoratori, tutte tranne una, solo i dirigenti sembrerebbero fuori dal fenomeno. Chissà se il ruolo professionale e pubblico di dirigente, risulta protettivo rispetto al fenomeno, contenendo a livello emotivo e comportamentale, o se si tratta di una resistenza a rivolgersi ad uno sportello pubblico, lasciando uno spazio cieco nei dati.

Di fatto, se guardiamo bene, i disoccupati e i pensionati rappresentano una bella fetta del fenomeno, 42% per gli stalker e 25% per le vittime, quasi a voler dire che chi ha più tempo a disposizione rispetto agli impegni lavorativi, è predisposto ad un vuoto, che tende a riempirsi in vario modo, anche con azioni insane.
Ci chiediamo se la solitudine ed il vuoto svolgano un ruolo primario in questo dato. Ma anche qui vi sono possibili interpretazioni alternative, forse sono due categorie maggiormente predisposte a chiedere aiuto, ad un servizio gratuito.

Sicuramente, è necessario tempo, ulteriori indagini e osservazioni, per poter andare a leggere i dati in modo più chiaro.
Abbastanza in linea con i dati nazionali, appare la distribuzione relativa al sesso. Gli accessi allo sportello Po.St.iT di Pistoia sono rappresentati per il 77% da donne e per il 23% da uomini. Ad oggi (marzo 2013), con un numero di accessi giunto a 150 unità, la percentuale dei due sessi, si è sovrapposta perfettamente alla media nazionale: 70% e 30%.
Per quanto riguarda le vittime donne, gli stalker sono per il 69% uomini, per il 12% donne, per il 6% coppie, per il 12% ignoti o individui immaginari. Nel caso di vittime uomini invece, la situazione è più semplificata, il 58% degli stalker sono al femminile e il 42% al maschile.

Le donne sembrano il soggetto-bersaglio preferenziale rispetto alle varie condizioni (individui singoli, uomini o donne, coppie, tormentatori immaginari) mentre gli uomini sembrano rientrare preferibilmente nel ruolo dell’aggressore, sia nei confronti delle donne che degli uomini.
Ma anche questa potrebbe essere una visione in divenire, ricordiamo che il dato nazionale delle vittime al maschile potrebbe essere in aumento. Gli uomini infatti, probabilmente per cultura, sono meno propensi a riconoscere di essere infastiditi dagli “avvicinamenti” al femminile, a riconoscere di esserne spaventati, che talvolta suona come sinonimo di fragilità, poco accettato nel sesso maschile.

Può darsi che l’accrescersi dell’informazione e della parificazione dei sessi, nel diritto all’emotività, contribuisca a dare una visione diversa del fenomeno. Oppure, può essere che venga confermato quanto visto dalle ricerche sulla deprivazione materna sulle scimmie Rhesus (De Zulueta, 2009, pp. 97-99). L’effetto della deprivazione, sugli adulti maschi si esprime preferibilmente con reazioni aggressive e violente verso i pari, sugli adulti femmine si esprime con l’incapacità di portare avanti un maternage adeguato ed eventualmente azioni aggressive sulla prole.

In ogni caso, queste ricerche rivelano che la deprivazione materna produce effetti nettamente peggiori sui piccoli maschi, piuttosto che sulle femmine, lasciandoci forse intuire l’origine della differente percentuale di stalker al maschile e al femminile. Gli uomini cioè, sono maggiormente propensi a reagire con aggressività alla deprivazione primigenia.
Infine, se guardiamo i dati relativi al tipo di relazione Vittima-Stalker, ci rendiamo ancora più conto della qualità del fenomeno:


Ex coniugi 14%
Ex conviventi 14%
Ex fidanzati 17%
Ex amanti 2%
Coniugi 1%
Conviventi 0%
Fidanzati 0%
Amanti 0%
Parenti 5%
Amici 7%
Conoscenti 2%
Condomini/vicini 14%
Datore di lavoro/colleghi 8%
Ignoti 3%
Altro 6%
Non rilevato 8%


L’elemento più interessante è rappresentato dalla percentuale di Ex. Nel complesso, il 47% delle relazioni di stalking sono contraddistinte da ex relazioni sentimentali, di varia natura. Un altro 14% sono relazioni di vicinato e l’8% da relazioni di lavoro.
Questo 47% ci mostra in modo chiaro quello che è emerso da altre osservazioni, ovvero che lo stalker attua la sua condotta di pedinamento, appostamento, invasione, controllo e minaccia, perché non riesce a tollerare l’interruzione della relazione. Generalmente si tratta di un individuo, che ha già subito un lutto in epoca antica, mai elaborato e la perdita attuale dell’altro innesca una sorta di esplosione emotiva, incontrollabile e inconsapevole. Ed ecco che parte tutto il processo, che coinvolge due o più persone in una danza di violenza, una danza irrefrenabile.
Vari studi, sottolineano che lo stalker è caratterizzato da modelli di attaccamenti inadeguati, sicuramente connessi con l’incapacità a gestire e tollerare la separazione ed il lutto.
Le altre due tipologie invece, rimandano alla vicinanza, a condotte scatenate da rapporti conflittuali, quelli di abitazione e di lavoro, appunto, nonché di parentela (un 5%).
La fotografia che deriva, ci ricorda quanto sia essenziale la relazione, quanto ci faccia soffrire la sua mancanza, nello stesso tempo ci ricorda quanto sia difficile gestire la vicinanza nel rispetto e libertà reciproca.
Questi e altri dati, ci forniscono un quadro forte e decisamente in crescita, che deve indurci a riflettere sull’importanza dell’intervento in merito. Un intervento che deve vagliare tutte le possibili strade e deve essere immediato.
Alcuni autori puntano molto sulla prevenzione primaria e secondaria, rivolta a possibili futuri stalker o a stalker in erba, attuati attraverso interventi scolastici ed educativi, informativi e divulgativi.
In visione di una prevenzione anche secondaria e terziaria, stanno sorgendo gli sportelli di ascolto per le vittime, con sostegno psicologico e legale, uno fra questi è quello citato su Pistoia, a cui fa seguito un nuovo sportello Po.St.iT. in provincia di Pisa.
La consulenza, l’aiuto psicologico, relazionale, strumentale, nonché l’appoggio legale, qualora necessario, costituiscono i capi saldi di questo tipo di postazione, rivolti alla vittima.
Non solo, l’obiettivo principale consiste nell’affrontare la problematiche da entrambe i lati della medaglia, offrire uno spazio di supporto e cambiamento sia per la vittima che per il persecutore. Non dimentichiamoci che anche lo stalker è un individuo che necessita di ascolto e di cambiamento, a vari livelli.
La condotta aggressiva infatti, costituisce segnale di incapacità di autoregolazione.
Ricordiamo che lo stalking non è un fenomeno di razza, di età, di sesso, né di condizioni socio-economiche, ma può riguardare varie tipologie di persone, per cui si rivolge ad un fenomeno relazionale più profondo e comune a tutti gli esseri umani, che si connota di affiliazione e aggressività.
Oltre ad un lavoro verticale sull’individuo, con interventi psicologici, sociali, educativi, ecc., è necessario un lavoro orizzontale di rete complessivo, che coinvolga i professionisti e le istituzioni della salute mentale, del settore sociale, educativo, le forze dell’ordine, le forze legali, ecc. L’integrazione, rappresenta l’unico intervento mirato ed efficace su una realtà così composita.

Lo stalking quindi non è solo una problematica psico-socio-emotiva-sanitaria-giudiziaria, ma anche l’occasione per sostenere e migliorare la qualità di vita delle persone di qualunque appartenenza e condizione, uomini o donne, vittime o stalker che siano.


Dott.sa Sabrina Costantini*, Psicologa Psicoterapeuta, Presidente Associazione Oltre Tutto, operatrice Sportello Stalking Po.St.it (postazione stalking toscana) di Pisa, Tel. Sportello: 366 2753616, e-mail sportellostalking@gmail.com
Blog: stalking-fra-vittima-e-persecutore.over-blog.com

Bibliografia

Calderone A. (2009). Stalking e atti persecutori. Librerie Universitarie Romane.
De Zulueta F. (2009). Dal dolore alla violenza. Le origini traumatiche dell’aggressività. Raffaello Cortina Editore.
Gargiulo B.C., Damiani R. (2008). Lo stalker, ovvero il persecutore in agguato.Classificazioni, assessment e profili psicocomportamentali. Franco Angeli.
http://www.metropolisweb.it/Notizie/Napoli/Cronaca/violenza_donne_2000
Lattanzi M. (2003). Il lato oscuro delle relazioni interpersonali. Edilservice editore.
Osservatorio Nazionale Stalking“Centro Presunti Autori, 2012
Zanassi F.M. (2012). L’odioso reato di stalking. Misure cautelari, risarcimento del danno, giurisprudenza di merito. Milano, Giuffè editore.

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