Dalla mente alle mappe: il viaggio delle idee
Le mappe concettuali e le mappe mentali rappresentano due strumenti didattici fondamentali per l’apprendimento. Entrambe si basano sull’uso del canale visivo per facilitare la memorizzazione, l’organizzazione delle conoscenze e la capacità di richiamarle, ma presentano finalità e strutture differenti.
Vedremo i motivi per cui la rappresentazione grafica delle conoscenze attraverso appunto questi schemi, queste mappe, è diventato un punto di riferimento nella metodologia di insegnamento, recepita peraltro anche nei libri di testo, dove sono presenti in tantissime modalità, in quasi in tutte le discipline, sia nella scuola primaria che nella scuola secondaria.
Nello specifico dei DSA, la legge 170 del 2010, riferendosi ai ragazzi con disturbo specifico dell'apprendimento, parla di” didattica personalizzata attraverso metodologie e strategie didattiche tali da promuovere le potenzialità ed il successo formativo di ogni alunno”, potendosi intendere, senz’altro, l'uso di mediatori didattici quali schemi, mappe concettuali eccetera, utili senz’altro a favorire, appunto, l’apprendimento e la memorizzazione, ma soprattutto ad agevolare la capacità di riportare quanto appreso nel momento in cui si è in classe, in cui è necessario in cui è necessario, durante l’interrogazione, raccontare quanto si è studiato.
Fondamenti teorici
Il punto di partenza è la teoria del doppio codice di Paivio (1971), secondo cui il sistema cognitivo umano utilizza simultaneamente linguaggio verbale e non verbale. L’apprendimento è rafforzato quando entrambi i canali (testuale e visivo) vengono attivati.
Paivio evidenzia due canali sensoriali attraverso cui l’informazione è recepita:
1) l'aspetto visivo verbale, in cui c'è una preferenza per la lettoscrittura e in cui si riescono ad utilizzare meglio le strategie verbali ai fini dell’apprendimento;
2) l’aspetto visivo non verbale, quindi le immagini, i disegni, le fotografie, i simboli, tutto ciò che ha attinenza, appunto, con l’aspetto non verbale.
Naturalmente sono da considerare anche l’aspetto uditivo, che privilegia l’ascolto, e cinestetico, in cui l’attività di problem solving si avvale dell’esperienza concreta.
Un problema che si può presentare nei percorsi d’apprendimento, è il disturbo dell’apprendimento non verbale che riguarda gli apprendimenti che richiedono l’elaborazione di informazioni visive e spaziali problemi ad orientarsi nello spazio o a manipolare oggetti, ad esempio). Naturalmente in questo caso dobbiamo dare meno spazio all’aspetto visivo-verbale che normalmente ci aiuta ad agganciarsi all’argomento che stiamo trattando, soprattutto, vedremo, nel caso delle mappe mentali.
Negli anni Sessanta e Settanta, tre studiosi hanno posto le basi dell’uso delle mappe nell’educazione:
- David Ausubel ha distinto tra apprendimento meccanico (ripetitivo e poco trasferibile) e apprendimento significativo (basato sull’integrazione delle nuove conoscenze con quelle pregresse) portando alla luce l'importanza di un apprendimento che abbia dei punti di riferimento specifici e quindi che sia veramente significativo ( teoria dell’apprendimento significativo).
- Joseph Novak ha sviluppato le mappe concettuali, strumenti grafici per rappresentare conoscenze e connessioni logiche.
- Tony Buzan ha ideato le mappe mentali, fondate su associazioni radiali, colori e immagini, per favorire creatività e memoria visiva.
Cerchiamo di spiegare meglio cosa sia un apprendimento significativo.
Secondo Ausebel la mente umana non si limita a ricevere passivamente le informazioni, ma le rielabora in modo dinamico e flessibile, ma perché questo processo di costruzione della conoscenza sia possibile devono verificarsi tre condizioni fondamentali:
- il materiale deve essere significativo, cioè i contenuti devono essere presentati e strutturati in modo da poter essere compresi e messi in relazione con ciò che già si conosce.
- devono esserci conoscenze pregresse, quindi, adeguate che permettano di “agganciare” i nuovi contenuti a quelli già acquisiti, creando una rete di significati.
- Il soggetto/studente deve essere orientato all’apprendimento non meccanico: è necessaria una disposizione attiva a cercare collegamenti, confronti e relazioni tra le nuove informazioni e quelle già note. Se questo non avviene, l’input cognitivo risulta inefficace perché non si integra con la memoria esistente.
La consapevolezza dei processi cognitivi consente non solo di apprendere, ma anche di generalizzare principi e modalità di pensiero. Questa capacità di generalizzazione arricchisce il repertorio cognitivo, permettendo di recuperare strategie e applicarle a nuove situazioni di problem solving.
Mappe concettuali e mappe mentali
Già nella scuola primaria, con l’utilizzazione di libri che prevedono aree geometriche vuote che devono essere completate dai ragazzi, c’è la proposta di una di stimolazione dell'organizzazione mentale attraverso mappe, tabelle o schede, affinchè, utilizzando questi modelli, i ragazzi acquisiscano la capacità di rielaborare e di ordinare dei contenuti
Schede e tabelle sono organizzatori grafici che possono rappresentare l'argomento che noi dobbiamo trattare attraverso la descrizione degli elementi caratteristici del concetto in descrizione, oppure classificarlo, cioè mettere al giusto posto gli elementi che danno il senso di quello che studiamo, collocarlo in un cassetto da cui sarà più facile il recupero.
Le mappe hanno una funzione diversa, molto più personale, che deriva proprio dal senso di sviluppo che verrà dato dal ragazzo stesso, che andrà a cogliere, all'interno della struttura di un testo, Ie parti per lui più significative. Sono dei mediatori didattici che servono per concettualizzare, per avere consapevolezza di come si apprende e di come noi possiamo essere i controllori di questa nostra conoscenza. Realizzano un quadro di insieme e quindi sviluppano strategie, utili all’apprendimento se intese come generalizzabili, riscontrabili nella loro utilità, qualcosa che non può essere insegnato in maniera diretta ma una elaborazione in corso d’opera.
Le mappe concettuali
J.D. Novak si è collegato direttamente agli studi di Ausubel sull'apprendimento significativo elaborando un organizzatore grafico – mappa concettuale - che serve proprio per rappresentare le conoscenze, quindi per renderle stabili, secondo una rappresentazione grafica reticolare che esprime delle connessioni tra i concetti.
La struttura gerarchica ( e reticolare, abbiamo detto): inizia con una domanda focale, posta in alto, e si sviluppa dal generale al particolare attraverso nodi collegati da linee e connettivi. Questo modello riflette un approccio logico e connessionista.
Le parole sintesi sono collegate da frecce secondo una logica, abbiamo detto connessionista, che richiede una costante etichettatura di relazioni.
Il loro obiettivo principale è favorire la comprensione di un testo e stimolare la generalizzazione delle conoscenze, rendendole trasferibili a contesti diversi. Sono strumenti molto efficaci nello studio, ma meno adatti alla memorizzazione visiva o all’esposizione orale, poiché privilegiano la logica verbale piuttosto che immagini o simboli.
Le Mappe mentali
La mappa mentale, ideata da T. Buzan, è completamente diversa: serve a rappresentare dei concetti ad un concetto principale, posto nel centro della mappa, da cui si diramano associazioni libere. La loro forza risiede nell’uso di immagini, colori e parole chiave, che facilitano il ricordo grazie al coinvolgimento della memoria visiva.
Prevede una enfatizzazione grafica che si manifesta attraverso il colore, le immagini, e tanti elementi che valorizzano la struttura a raggiera e che ci permettono una memorizzazione più adeguata degli argomenti.

Buzan le teorizza negli anni 60 partendo dall’idea che per ricordare dobbiamo associare delle parole chiave importanti che vengono evidenziate e che rappresentano proprio il percorso organizzatorio dell’apprendimento.
La sua esperienza personale è stata l’incontro con l’opera di Leonardo Da Vinci, in particolare la riflessione secondo cui Leonardo ha tramandato le sue idee, i suoi progetti usando il doppio canale: verbale e rappresentazione visiva (i disegni di Leonardo).
Da quì la domanda: ”come funziona la nostra mente”? Mentre per Novak il problema era l'apprendimento significativo, per Buzan il problema è conoscere in che modo lavora la nostra mente, perché se non riusciamo a conoscere il modo di gestire le informazioni della mente, noi non riusciamo troviamo un modo facilitato per ricordare.
Partendo dall'idea che noi siamo in grado di riassumere il pensiero degli altri (la pagina del libro, ad es.), l’obiettivo è quello di creare un pensiero proprio e organizzato, di parlare alla mente con la sua stessa lingua, individuando concetti, categorie e associazioni.
Lo scopo della mappa mentale diventa allora, quello di rappresentare, con uno sguardo di insieme, una struttura di pensiero che può essere anche complessa ( ad es. un libro intero), favorendo l’organizzazione del pensiero attraverso la ricerca di parole chiave a rappresentare delle idee che poi, attraverso le associazioni, vengono messe in relazione tra loro; favoriscono la memoria visiva con l’uso di colori, immagini, simboli ecc. Ma in maniera personale, diversa, nella maniera che mi permette di ricordare, mi permette di scolpire nella mente quel concetto per il quale ho utilizzato l'immagine.
Volendo spiegarne la struttura, è una struttura semplice, in genere poche parole che hanno legami concettuali di importanza diversa -rami- che chiama padri, figli e nipoti, volendo indicare il fatto che via via che portiamo avanti il legame con la parte precedente andiamo più nello specifico.
L'andamento è del generale al particolare, le linee creano delle associazioni che diventano via via più sottili perché le associazioni diventano sempre più specifiche.
La struttura è a gerarchia radiante: le immagini, i colori, le parole chiave hanno l’obiettivo di fissare il concetto da apprendere. Non è presente la domanda focale. Lo scopo non è solo la comprensione, ma anche la stimolazione della creatività e l’organizzazione personale delle idee
Utilità didattica
Entrambe le tipologie di mappe sono mediatori utili per l’apprendimento, soprattutto nei casi di DSA e bisogni educativi speciali, come riconosciuto dalla legge 170/2010. L’uso delle mappe permette di:
- attivare conoscenze pregresse che diventeranno il fondamento per le nuove;
- favorire l’apprendimento significativo;
- sviluppare capacità metacognitive (comprensione del proprio funzionamento cognitivo, memoria, attenzione);
- migliorare la capacità di problem solving e di generalizzazione.
La difficoltà di costruire mappe e il ruolo della “zona di sviluppo prossimale”
Creare una mappa non è un processo immediato: molti studenti, e talvolta anche le famiglie, si trovano smarriti davanti a questo compito. La difficoltà nasce dalla mancanza di una strada chiara, di una grammatica delle mappe e, soprattutto, dalla scarsa conoscenza dei presupposti dell’argomento da studiare. Senza una comprensione adeguata dei contenuti, infatti, la mappa rischia di ridursi a un insieme disordinato di elementi, privo di significato.
Per questo motivo è necessario verificare se lo studente:
- possiede conoscenze pregresse sufficienti per ancorare le nuove informazioni;
- ha compreso il percorso logico o narrativo del contenuto;
- sa orientarsi tra i concetti principali e secondari;
- ha chiaro cosa richiede l’insegnante o il testo;
- è consapevole delle strategie cognitive necessarie per apprendere.
Diventa allora evidente come solo se lo studente ha consapevolezza del proprio punto di partenza cognitivo e delle risorse a disposizione la costruzione di una mappa sia possibile e fruttuosa.
Qui si inserisce la riflessione di Vygotskij sulla zona di sviluppo prossimale (ZSP), l’area in cui un bambino può svolgere, con l’assistenza di un adulto, quei compiti che lo eleveranno allo stadio successivo di sviluppo. In questa zona dobbiamo avere radici forti, essere in grado, autonomamente, di avere la possibilità di esprimerci e di elaborare, ed è da questa zona che, con l’aiuto di tutor, insegnanti, genitori ecc., abbiamo la possibilità di prepararci allo stadio successivo. Questo può accadere però solo quando il ragazzo ha capito il senso di quello che andrà a fare.
È possibile che nella zona di sviluppo prossimale il mediatore, l'insegnante, il tutor, debbano utilizzare delle strategie particolari per farci comprendere e farci poi arrivare in quella potenziale, perché ognuno di noi ha delle sue caratteristiche, ed individuare queste caratteristiche è fondamentale, ed è per questo stesso motivo che non esiste una mappa per tutti: le mappe hanno una loro modalità di essere espresse, ed è quella che ci permette di esprimere noi stessi.
Conclusioni
Le mappe concettuali e mentali sono strumenti complementari: le prime garantiscono comprensione e organizzazione logica; le seconde rafforzano memoria visiva e creatività.
Se vogliamo puntualizzare sinteticamente le differenze principali possiamo dire che le Mappe concettuali privilegiano la logica, la gerarchia e la comprensione dei testi. Sono legate alla generalizzazione e all’apprendimento significativo, mentre le Mappe mentali privilegiano l’associazione, la memoria visiva e la creatività. Sono strumenti personali e flessibili, più adatti a fissare concetti che a sviluppare gerarchie logiche.
La loro efficacia dipende dal rispetto delle regole costruttive (la “grammatica” della mappa) e dall’adattamento alle caratteristiche cognitive di ciascuno studente. Non esiste dunque una mappa valida per tutti, ma ogni studente deve personalizzare lo strumento in funzione delle proprie modalità di apprendimento.
Va sottolineato un punto decisivo: non esiste una mappa valida per tutti. Ogni studente ha caratteristiche cognitive differenti, e quindi la mappa deve diventare una forma di espressione personale. È questa personalizzazione che trasforma la mappa in uno strumento davvero efficace, capace di riflettere lo stile di apprendimento individuale.
Federica Agovino
Psicoterapeuta
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