L'esordio sessuale in adolescenza e l'attaccamento

Non credo si possa parlare di questo argomento senza precisare due punti solo apparentemente ovvi, che ritengo ovviamente applicabili anche all’adulto, ma che diventano istanze rilevanti e radicali in adolescenza:
non c’è “la” sessualità ma “le” sessualità, rigorosamente plurali, distinte nei tempi, nei modi, nelle rappresentazioni da differenze che mai come in adolescenza sono così ampie e forti;
la sessualità non può essere scissa dagli aspetti affettivi, emotivi e di personalità, pur appoggiando su istanze ormonali e biologiche imprescindibili.

Si pensa, erroneamente, che l’esordio sessuale sia omologabile a una tabula rasa sulla quale scrivono la biologia e la società. Nella mia esperienza sono sempre stato colpito dall’esatto contrario: l’adolescente si affaccia al mondo della vita sessuata (con tutte le sue implicazioni affettive ecc.) “come se” ne conoscesse già le determinanti fondamentali riguardanti sé stesso/a. C’è chi esordisce dubitando del proprio fascino, della possibilità di essere amato/a, c’è chi invece pare subito sicuro del desiderio altrui, chi si avventa sull’agire sessuato come un goloso in pasticceria, chi centellina, chi si ritrae... non manca talvolta uno smaliziato cinismo che pare tipico di chi ha “vissuto” e invece si manifesta prima delle esperienze e assai spesso le determina ex ante.

Non è difficile scorgere l’origine di queste, chiamiamole così à la Bion, pre-concezioni: esse affondano le radici nei Modelli Operativi Interni costruiti originariamente nella relazione di attaccamento primario. Agli adolescenti spesso dico: ci sono due età in cui capita di desiderare un’altra persona con una brama particolarmente intensa, incoercibile e bruciante: la primissima infanzia (attaccamento alla madre) e poi nell’esordio amoroso. Il secondo momento riassume, amplia e rimette in gioco il primo, nel bene e nel male.

Ciò che abbiamo appreso nella relazione primaria è costituito da rappresentazioni di sé (amabile, amato, non amato, ambivalente, ecc.), dell’altro (che ama o non ama, che comprende o respinge, stabile o instabile...) e di strategie di comportamento per portare l’altro a sé (seduzione, distanza, fuga, ricerca, ecc.), per brevità incluse nel concetto generale di Modelli Operativi Interni, nella sigla originale IWM1. Dopo la stagione della latenza, l’adolescente riprende e applica a nuovi ambiti sessuati gli IWM che gli sono propri.

Questo spiega, ancor prima delle ovvie differenze di tempo, di sviluppo, di cultura ecc, le fortissime differenze nel modo di entrare nella vita di individui sessuati cui si assiste a questa età, e che permangono anche dopo, ma forse non così nette e radicali. Questo nesso causale (certo complesso e poco lineare) andrebbe scomposto in diverse aree, poiché dobbiamo riconoscere alla motivazione sessuale una relativa autonomia dalla motivazione dell’attaccamento, anche se sappiamo bene che nella relazione di coppia esse sono entrambe presenti, per quanto di norma attivate in tempi e modalità differenti.

Un’altra importante fonte di rappresentazioni collegate all’esordio sessuale sono le narrazioni cinematografiche (in senso lato, anche televisive, internettiane... ecc.), dalle quali si impara come si seduce, come ci si innamora, come ci si prende e come ci si lascia, come si piace, come si desidera... ecc. La mia perplessità su molti percorsi di educazione sessuale/affettiva per adolescenti deriva proprio da questo: ancora una volta non andiamo a scrivere su un foglio bianco, su individui “illetterati” rispetto al sesso e all’amore, ma in ambiti dove i media hanno già stratificato molte rappresentazioni, particolarmente resistenti e solide proprio perché acquisite in modo lento, ripetitivo e semi-conscio, irriflesso, non pensato. Incidere su simili costellazioni di rappresentazioni è a mio parere una impresa assai ardua.

Forse anticipo una possibile domanda genitoriale facendo riferimento alle confidenze sul sesso tra figli e genitori (ahimè, talvolta anche in direzione contraria!) e su quanto la vita sessuale dei figli possa/debba svolgersi tra le mura domestiche sotto lo sguardo (beh, proprio lo sguardo no...) protettivo dei genitori di lui o di lei. Personalmente ritengo che, come ci sono “le” sessualità, così ci sono “i” modi di viverla in relazione ai genitori, senza santificarne o bollarne alcuni come giusti/sbagliati. Sappiamo però che i nostri antenati umani e anche i nostri simili pre-umani per lo più abbandonano o si allontanano dai genitori al momento dello sviluppo sessuale. Addirittura esiste una specie di piccoli scimpanzé le cui femmine, se tenute in cattività vicino alla madre, non raggiungono mai la pubertà, mentre si sviluppano normalmente una volta poste, rispetto alla madre, in un luogo lontano dalla portata di... olfatto.

Dunque vorrei spezzare una lancia in favore di una certa riservatezza dei figli nel vivere la propria sessualità senza intrusioni dei genitori, senza che essa debba essere vista come un problema (anzi!). Arrivo a dire che forse sia opportuno avvertire che esiste un rischio anche di un eccesso di confidenza/collusione/compartecipazione genitoriale... piuttosto che solo per un difetto.

Ultimo punto: la scomparsa della latenza! “Fare sesso” è una espressione diventata comune tra bambini di seconda, terza elementare e anche più piccoli; si diffondono la curiosità, l’allusività, l’imitazione ammiccante di comportamenti adulti, in particolare di maschi. Potremmo dire che l’età della scuola primaria si stia trasformando da “latenza” a “età del sesso-senza-ormoni”.

Cosa questo implichi temo sia presto per dirlo, in quanto il fenomeno va visto non tanto nell’individuale ma nelle dinamiche collettive: il singolo bambino precocemente malizioso non ci sorprende né spaventa, ma c’è da chiedersi cosa accade quando diventa un fatto diffuso e ubiquo assistere a scenette dove in una terza elementare più maschietti guardano il posteriore della giovane e avvenente maestra e si danno di gomito dicendo “ha un bel culo” e aggiungendo altri comportamenti ripresi probabilmente dai padri, dalla TV, dalla pubblicità... e che effetto faccia questo sulle bambine che vi assistono, e quale rapporto col sesso avranno quando arriveranno gli ormoni... quante domande ancora senza risposta.

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