Gentile Franca, capisco ciò che racconta, è un'esperienza davvero difficile e, direi, sconvolgente per chiunque sia genitore. La sensazione di essere respinti o di non valere niente agli occhi di un figlio, specie dopo aver dedicato anni a crescerlo e amarlo, può portare a sentirsi persi, tristi e quasi incapaci di reagire.
L'adolescenza è un periodo complicato, nel quale molti ragazzi, mentre cercano di capire chi sono e di diventare indipendenti, possono mostrare rabbia e chiusura verso i genitori. A volte, esagerano o sono ingiusti, usando parole che feriscono. Ma, spesso, dietro a questo comportamento si nascondono sentimenti più intimi: incertezza, timore di crescere, voglia di farsi valere o di essere accettati, emozioni che il ragazzo non sa ancora come controllare o esprimere bene.
Però, è fondamentale che non si chiuda in questo dolore. Cerchi un momento per sé, per parlare con qualcuno, magari uno psicologo, per affrontare quello che sta succedendo e trovare modi migliori per parlare con suo figlio, senza trascurare il suo benessere emotivo. In certe situazioni, può servire anche una terapia familiare, per riaprire il dialogo e capire meglio cosa sta succedendo nel rapporto tra voi.
Il suo dolore è vero e va ascoltato e sostenuto: chiedere aiuto non vuol dire aver sbagliato come genitore, ma voler trovare una via d'uscita per stare meglio e per ricostruire, con il tempo, un rapporto più sereno con suo figlio.