Mio figlio ha deciso di escludermi dalla sua vita

Rosita

Sono una madre di un figlio 27enne, laureato che, per sua scelta, vive e lavora in Olanda da circa tre anni con grandi soddisfazioni professionali. Da un anno convive con una ragazza e sembra molto soddisfatto del rapporto che ha con lei. Cinque anni fa, purtroppo, ha perso il padre in pochi mesi per una neoplasia incurabile e, nonostante fossimo già divorziati, ho assistito e accudito il mio ex marito fino all'ultimo respiro con dedizione e amore, mettendo da parte tutto per poter aiutare lui (e di conseguenza mio figlio), in quei terribili mesi. Chiunque legga può immaginare lo strazio di un evento così devastante ed improvviso, soprattutto per mio figlio ancora molto giovane e molto legato al padre. Durante la malattia (in pieno Covid) e nei due anni successivi i rapporti fra me e mio figlio che- dalla separazione avvenuta 5 anni prima, non erano stati dei migliori - sembravano finalmente essersi rinsaldati. Sono arrivata a pensare che se da una parte avevamo perso, dall'altra avevamo recuperato un rapporto, almeno per me, vitale. Purtroppo col tempo lui è diventato sempre più esigente, distante e prepotente nei mie confronti soprattutto quando rientra a casa (1 o 2 volte all'anno, per fortuna!). Forse, sbagliando, gli faccio trovare sempre tutto pronto...,la sua stanza, il frigo pieno, la mia auto a disposizione per uscire con gli amici, la "lavanderia" in funzione 24/7. Onestamente non mi è mai pesato, visto il poco tempo della sua permanenza in Italia che, tuttavia, dedica al 90% (dopo il lavoro in SW) agli amici di vecchia data. Un mese fa c'è stata una discussione di carattere diciamo "economico" (via chat) relativa a spese che dobbiamo sostenere per la casa che abbiamo in comproprietà al 50%. Nonostante che alla fine abbiamo trovato la soluzione, lui ha cambiato totalmente modo di rapportarsi a me, tanto che per la prima volta nella sua vita non mi ha fatto gli auguri di compleanno. Il giorno successivo gli ho mandato un messaggio chiedendo di poter parlare per risolvere la "questione casa" dato che qualche volta aveva espresso la volontà di venderla o di cedermi la sua quota. Quindi ci siamo sentiti, si è scusato, ha detto semplicemente di essersi dimenticato del mio compleanno; affermazione alla quale non ho creduto poichè..1.non gli è mai accaduto; 2. perchè nemmeno lontanamente ha manifestato la volontà di "rimediare", magari con un regalo, anche piccolo, cosa che invece ha sempre fatto sin dalla più tenera età. Purtroppo non sono in condizioni economiche di rilevare la sua quota di comproprietà della casa comune, ma ho deciso che non sono più disposta ad essere trattata come "colf" o forse anche peggio, cominciando, ad esempio a non dargli più la mia auto, a fargli trovare il frigo vuoto e la sua stanza dea preparare.. Vero è che non si può imporre di "amare", ma credo che un genitore che per di più mai ha fatto mancare nulla al proprio figlio soprattutto in termini affettivi, di vicinanza, di comprensione e di ascolto, di presenza, meriti almeno rispetto (non mi spingo ad aggiungere onore, perchè mi pare troppo, nel caso in specie). Accetto critiche, consigli, suggerimenti e ringrazio sin d'ora per avermi letta.

7 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile signora,

la sua lettera trasmette un grande amore materno, ma anche molta sofferenza per il rapporto con suo figlio. È evidente quanto lei si sia spesa per lui in momenti difficilissimi, come durante la malattia e la perdita del padre, e quanto abbia sperato che quelle circostanze potessero creare una nuova vicinanza tra voi. Leggendo le sue parole, però, emerge un punto importante: lei stessa ricorda che, già prima della malattia del padre, il rapporto con suo figlio “non era dei migliori”. Dopo la perdita del padre, questa vicinanza temporanea le aveva dato speranza, ma col tempo sembra essere riemersa una distanza che, probabilmente, esisteva da molto prima. Per questo credo che la chiave non sia tanto in ciò che fa o non fa per lui quando torna a casa, ma nella storia del vostro legame. Spesso, quando i figli sono molto legati a un genitore e meno all’altro, la perdita di quella figura può accentuare la distanza invece di ridurla. Questo non significa che lei non sia stata una madre presente o amorevole, ma che forse tra voi ci sono state modalità relazionali che non hanno favorito una vicinanza profonda. Decidere di non preparargli più la stanza o non offrirgli l’auto può sembrare una soluzione, ma rischia di diventare una reazione punitiva alla delusione. Se sente che quelle attenzioni non corrispondono più a ciò che desidera fare come madre di un figlio adulto, può certamente cambiare le modalità con cui lo accoglie, ma è importante che questo avvenga per scelta consapevole, non come risposta alla ferita di sentirsi trascurata. Forse potrebbe essere più utile chiedersi:

  • Che rapporto abbiamo avuto negli anni, prima della morte di suo padre?
  • Quali bisogni reciproci sono rimasti inascoltati tra noi?
  • Che aspettative ho oggi da mio figlio e cosa sono disposta ad accettare come madre di un adulto autonomo. Non si tratta di “pretendere amore” – come lei stessa dice – ma di riconoscere che ciò che desidera è rispetto, riconoscimento e considerazione, bisogni del tutto legittimi. Per affrontare questa sofferenza, potrebbe esserle utile un percorso personale in cui esplorare la storia del vostro legame, comprendere come le sue scelte educative e le dinamiche familiari passate possano aver influito su ciò che accade oggi, e trovare modalità nuove e più serene per stare in questa relazione.
  • Le auguro di poter trasformare questa delusione in un’occasione di consapevolezza e crescita, per sé e, se possibile, anche per il rapporto con suo figlio.

Un caro saluto.

Dott.ssa Ilenia Pagliara

Dott.ssa Ilenia Pagliara

Forlì-Cesena

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Buongiorno Rosita, immagino il suo dolore e la sua frustrazione di madre. Credo che per potere avere un piccolo aiuto qui dovrebbe dirci quali dinamiche prima della morte del padre vi hanno creato problemi e fatto allontanare. Probabilmente quel riavvicinamento per via della malattia e della morte del suo ex è stata una sorta di "deposizione delle armi" visto che c'era un evento importante di cui dovervi occupare. 

Sicuramente l'aspetto economico non vi aiuta; lei ha i suoi problemi per cui non riesce a fare fronte alle spese da sostenere, probabilmente anche suo figlio è nella stessa condizione; è che a volte decidere di vendere una proprietà cui si è legati fa male e mette tanto in difficoltà. 

Non credo che decidere di non accogliere nel migliore dei modi suo figlio sia una buona scelta; certo questo non significa che deve mettersi da parte per i bisogni di lui. Rispetto a questo, che non è il reale problema, deve capire cosa ha voglia di fare e cosa no, ma è importante che focalizzi cosa nella realtà vi ha allontanati e che ancora sta mettendo in crisi il vostro rapporto.

Se ha piacere io lavoro anche online

Michela Romano 

Dott.ssa Michela Romano

Dott.ssa Michela Romano

Vicenza

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Cara Rosita, leggerti è stato profondamente toccante. Il tuo dolore è limpido, composto e umano, e non posso che riconoscerne la profondità. Sei una madre che ha dato tutto: amore, presenza, dedizione — anche in momenti di estrema difficoltà come l’assistenza al tuo ex marito malato. Lo hai fatto non solo per lui, ma soprattutto per tuo figlio. E ora, ti trovi davanti a un silenzio, a una distanza che ferisce più di mille parole. Ciò che racconti dice tanto di te: Hai tenuto unita la tua famiglia anche quando era divisa. Hai accudito, sorretto e sostenuto tuo figlio anche quando il vostro rapporto era teso. Hai continuato ad amare, anche nei momenti in cui avresti avuto tutto il diritto di chiuderti nel tuo dolore.Non stai chiedendo nulla di straordinario. Stai chiedendo rispetto, riconoscenza minima, un gesto di attenzione. Non è troppo. È il minimo. Ma cosa può esserci dietro il comportamento di tuo figlio? Senza giustificare, provo a offrirti qualche possibile chiave di lettura:

Dolore irrisolto.
La perdita del padre può aver lasciato in lui ferite che non sono mai state veramente elaborate. Talvolta i figli, anche inconsciamente, proiettano rabbia o colpa sul genitore “rimasto”, quello che è lì, che è “forte”, che può sopportare. Può essere ingiusto, ma accade.

Desiderio di autonomia radicale.
L’essere andato via, la scelta di vivere all’estero, il legame forte con la compagna: forse per lui è il modo di tagliare un cordone, anche se con brutalità. Alcuni adulti per diventare davvero se stessi sentono (sbagliando nei modi) di dover “resettare” anche i rapporti familiari. Può farlo in modo freddo, ma non sempre è per cattiveria: a volte è per confusione emotiva.

Il ruolo che gli hai sempre dato.
Tu stessa dici: “gli faccio trovare tutto pronto”. Forse, nel tempo, lui ha iniziato a dare per scontata la tua presenza, vedendoti più come un supporto funzionale che come una persona. Succede spesso quando il genitore dà tutto e non chiede mai nulla. Ed è giusto che ora tu dica “basta”.                                                                                       

 La tua scelta di mettere confini è sana Non è vendetta, non è ripicca: è auto-protezione.
È il modo con cui dici: “Io ci sono, ti voglio bene, ma non posso più essere invisibile.” Tuo figlio non può pretendere adultità solo quando fa comodo. La casa in comune, i rapporti, le responsabilità affettive: tutto va condiviso con maturità, e non può essere a senso unico.

Continua a dire la verità con dolce fermezza.
Digli che sei sempre disponibile a parlargli, a costruire un dialogo, ma che non accetti più un rapporto basato sull’uso e sull’indifferenza. Questo non è ricatto emotivo: è dignità. Non colpevolizzarti.
Hai fatto tantissimo. Nessun genitore è perfetto, ma tu hai dato amore, supporto, presenza. Se lui non riesce ora a vederlo, potrebbe accorgersene più avanti. Ma non devi annullarti nell’attesa. Lascia uno spazio aperto, ma vivi la tua vita.
Resta aperta alla possibilità che il rapporto si evolva, ma non vivere sospesa. Coltiva i tuoi interessi, i tuoi legami, la tua pace. Lui è tuo figlio, sì, ma tu sei anche una donna con una sua storia e valore.

Ti auguro che tuo figlio, prima o poi, si accorga del tesoro che ha avuto nella sua vita. E che torni non per dovere, ma per scelta e consapevolezza.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Buonasera Rosita, come madre capisco quanto possa essere doloroso sentirsi messi da parte da un figlio, soprattutto dopo anni di dedizione, presenza e amore incondizionato, ma come professionista ti dico che è importante per te ora difendere il tuo bisogno di legittimo di rispetto ed il tuo ruolo.

La tua scelta di non voler più assumere una condizione di “servizio” è comprensibile e sana: porre confiniprecisi non è un atto di rottura, ma di cura che devi dare a te stessa, perchè hai il diritto di sentirti trattata con rispetto, soprattutto in una relazione che dovrebbe essere reciproca.
È possibile che tuo figlio, oggi adulto e lontano, stia cercando inconsciamente di differenziarsi o di emanciparsi attraverso queste modalità (dure), che sono forse difensive e un po' immature, ma questo non giustifica la mancanza di un riconoscimento né la suafreddezza affettiva.

Non si può costringere nessuno ad amare, ma è lecito aspettarsi che un legame familiare si fondi almeno su attenzione e gratitudine minima.

io ti consiglio di continuare a proteggere il tuo spazio interiore, mantenendo fermezza e gentilezza, e se lui vorrà tornare a un rapporto più autentico, saprà dove trovarti.

Se vuoi, possiamo riflettere insieme anche su modalità comunicative efficaci per esprimere il tuo dolore senza colpevolizzare, aprendo una possibilità di dialogo più profondo. Resto a disposizione. Un caro saluto 
Dott.ssa Marzia Mazzavillani

Dott.ssa Marzia Mazzavillani

Dott.ssa Marzia Mazzavillani

Forlì-Cesena

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Ciao, grazie per aver condiviso la tua storia così aperta e sincera. Capisco quanto sia doloroso e deludente sentirsi esclusa dalla vita di un figlio, soprattutto dopo aver dato tanto amore, cura e presenza, anche nei momenti più difficili come la malattia del padre. Quel legame così profondo e la speranza di una riconciliazione che sembrava arrivare rendono ancora più pesante la distanza emotiva che ora senti.

È normale sentirsi feriti quando il rispetto e l’affetto non sembrano corrisposti come meriterebbero, e trovarsi in un ruolo che non riconosci più, come quello di chi si sente trattata solo come un servizio e non come una madre. La tua decisione di mettere dei limiti e di non continuare a offrirti senza ricevere rispetto è importante: è un passo per tutelare la tua dignità e per cercare un equilibrio più sano.

Se vuoi lavorare su questo rapporto complesso e difficile, ti può essere utile un percorso di parent training. Questi percorsi aiutano a ritrovare strumenti di comunicazione efficaci, a gestire i conflitti con i figli adulti e a promuovere una relazione più autentica e rispettosa. Ti offro proprio questo tipo di supporto, pensato per madri e genitori che vogliono costruire o ricostruire un dialogo sereno con i propri figli, anche quando la situazione sembra lontana dal cambiamento.

Non sei sola e, con il giusto sostegno, puoi ritrovare serenità e speranza nel rapporto con tuo figlio e in te stessa. Se ti interessa, posso guidarti in questo percorso per migliorare la comunicazione e superare insieme queste difficoltà.

Dott. Alessio Gennaro Miele

Dott. Alessio Gennaro Miele

Napoli

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Cara mamma,
il tuo dolore è comprensibile e la tua delusione profonda. Hai dato tanto con amore, ma ora ti senti svalutata e ignorata. È giusto mettere limiti e non farti trattare come un servizio a richiesta. Il rispetto si costruisce anche con il confronto, che tuo figlio sembra rifiutare. Ti consiglio, se vuoi, di intraprendere un percorso psicologico con me per elaborare questi sentimenti e trovare strategie per proteggere la tua serenità. Hai già mostrato grande forza e meriti di stare bene.