Paura di morire

JOLANDA MARIKA

Buongiorno, ieri sera mio figlio di 9 anni, dopo la scuola e dopo l'allenamento, che a lui piace tanto, ha iniziato col dirmi che il classe aveva ingoiato un piccolo pezzo di guarnizione della borraccia, ho cercato di capire al dinamica e poi l'ho rassicurato perché so quanto è "fifone" ( ha paura del buio, non vuole dormir da solo) Solo che ieri ha iniziato a piangere, a dirmi non voglio morire a dirmi che respirava male e che non voleva addormentarsi per paura di non svegliarsi più. Stamattina alle 5 era già sveglio, abbracciava me ed il padre e alternava momenti in cui diceva che non avvertiva più fastidio alla gola con momenti in cui diceva, speriamo passi Ho un mio pensiero, che è legato al suo papà. Padre che ha problemi di dipendenza e spesso ci vede litigare. Sono preoccupata

4 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Jolanda Marika,

quello che racconti è qualcosa che capita più spesso di quanto si pensi. I bambini, intorno ai 9 anni, iniziano a farsi domande più profonde, anche sulla morte. A volte basta un piccolo episodio – come quello della guarnizione – per far emergere paure già presenti.

La reazione di tuo figlio, il pianto, la difficoltà a dormire, il bisogno di abbracci, raccontano un momento di fragilità in cui ha bisogno di sentirsi al sicuro. In questi casi, più delle spiegazioni razionali, conta la vicinanza affettuosa: fargli sapere che ci sei, che lo ascolti e che capisci la sua paura, anche se non è facile per lui spiegarla.

Hai fatto bene a rassicurarlo. Non serve minimizzare né preoccuparsi troppo, ma osservare con attenzione. Se noti che queste paure si ripetono o si intensificano, potrebbe essere utile uno spazio di ascolto per lui – o anche per voi come famiglia – per aiutarlo a sentirsi più sereno.

Essere genitori in situazioni difficili è faticoso, ma il fatto che tu ti stia facendo delle domande e stia cercando un confronto è già un grande gesto di cura
Un caro saluto,

Dott.ssa Monica Cecconi

Dott.ssa Monica Cecconi

Dott.ssa Monica Cecconi

Lucca

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Jolanda Marika, grazie per aver scritto, per la fiducia e per la cura che emerge dalle tue parole. Quello che hai vissuto ieri sera con tuo figlio è stato certamente molto intenso, per lui e per te. Dal tuo racconto emerge un bambino sensibile, spaventato, forse sopraffatto da emozioni difficili da gestire da solo. Il pianto, la paura di morire, il non voler dormire per timore di non svegliarsi, il risveglio precoce e la continua ricerca di rassicurazione — sono segnali che non vanno sottovalutati, anche se magari la causa scatenante (il pezzo di guarnizione) può sembrare banale da fuori. È probabile che il momento che ha vissuto sia stato una vera e propria crisi d’ansia, innescata da un episodio fisico (la sensazione alla gola) ma sostenuta da una grande paura della morte, del sonno, del "non controllo". Sono pensieri che a volte i bambini iniziano ad avere tra gli 8 e i 10 anni, ma che diventano molto forti se dentro o intorno a loro qualcosa li fa sentire insicuri o fragili. Tu accenni a una situazione familiare difficile: la dipendenza del padre e i litigi frequenti. Anche se cerchiamo di proteggere i bambini da certe tensioni, loro sentono tutto. Non sempre capiscono esattamente cosa succede, ma registrano l’ansia, l’inquietudine, la paura. A volte somatizzano, altre volte la loro angoscia emerge con episodi improvvisi, come quello che hai descritto. Un piccolo oggetto ingoiato può diventare, nella mente di un bambino già sotto stress, una minaccia totale. Non perché realmente pericoloso, ma perché rappresenta l’idea di non avere il controllo sul proprio corpo, sul proprio destino. E se il contesto familiare è instabile, questa paura può esplodere in modo molto più forte.  Ascoltalo senza correggere troppo. Se ti dice “ho paura di morire” o “spero che passi”, non cercare subito di smontare la sua paura con la razionalità. Prima, accoglila. Dì cose come:
"Capisco che ti sei spaventato tanto, amore. È normale avere paura a volte. Io sono qui e non ti lascio solo."
A volte, sentirsi presi sul serio abbassa l’ansia più di qualsiasi rassicurazione tecnica. Solo per sicurezza, anche se probabilmente non c'è nulla di fisicamente bloccato, una breve visita o telefonata al pediatra può aiutare a escludere cause fisiche e dare a lui una conferma da una figura autorevole. Quando è più tranquillo, magari tra qualche giorno, puoi dirgli qualcosa come:"Sai, a volte quando succedono cose difficili a casa, o quando le persone si arrabbiano, dentro di noi si accumula tanta paura. E magari poi ci sentiamo male all’improvviso, anche se non capiamo bene perché."
Questa frase apre una porta, senza incolpare nessuno, ma aiutandolo a collegare le emozioni alla realtà. Tu stai facendo tanto. Sei una mamma presente, attenta, sensibile. Ma sei anche in una situazione difficile con il padre di tuo figlio. Hai pensato di parlare con un* psicolog* per te? Non per tuo figlio — per te. Per avere uno spazio sicuro in cui rimettere insieme le forze e capire come gestire tutto questo peso senza lasciarti travolgere. Anche solo per aiutarti a sostenere tuo figlio con più respiro.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

   

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Cara Jolanda Marika,

quello che hai vissuto con tuo figlio è un momento molto delicato e intenso. Dietro la paura improvvisa di morire, dietro il pianto e il non voler dormire, si nasconde qualcosa di più profondo: un bambino che ha bisogno di sentirsi al sicuro. Il tuo racconto suggerisce che quel piccolo incidente con la borraccia ha fatto da miccia emotiva, ma la “polvere” era già lì, sotto la superficie.

Quando un bambino manifesta paure forti, apparentemente sproporzionate rispetto all’evento (come in questo caso il timore di morire dopo aver ingerito un oggetto minuscolo), spesso sta esprimendo un’ansia più ampia e relazionale, che non riesce ancora a dire con parole più chiare. Le paure del buio, del dormire da solo, della morte... sono tutte facce di una stessa insicurezza: la paura di perdere le sue figure di riferimento o che le cose belle possano svanire da un momento all’altro.

Hai accennato alle tensioni con il padre e alle sue difficoltà di dipendenza. Anche se tuo figlio non ha gli strumenti per comprendere tutto razionalmente, sente e registra molto di ciò che accade. I litigi, il clima teso o imprevedibile possono essere vissuti come “pericoli” interni per un bambino: lo destabilizzano, anche se non li nomina apertamente. Il suo comportamento ci dice che ha bisogno di protezione, di contenimento emotivo, di un punto fermo.

Cosa puoi fare concretamente:

  • Accogli le sue paure senza minimizzarle, ma senza alimentarle. Dirgli ad esempio: "Capisco che ti sei spaventato, ma io sono qui con te. Se succede qualcosa, lo affrontiamo insieme. Non sei solo."

  • Mantieni delle routine calme e rassicuranti, soprattutto alla sera: niente schermi prima di dormire, luci soffuse, una storia letta insieme.

  • Prova a trovare momenti solo per voi, anche brevi, in cui possa sentirsi visto, ascoltato e non solo “gestito” nelle sue difficoltà.

  • Se il clima familiare resta teso, può essere molto utile avviare un percorso psicologico, anche per te, in modo da poter sostenere meglio lui, senza sentirti da sola in questo.

Non sei una cattiva madre, sei una madre stanca ma attenta, che guarda in faccia le cose e cerca di fare il meglio. Hai tutta la mia comprensione e stima per questo.

Se vuoi, possiamo approfondire insieme la situazione, anche in un percorso psicologico mirato per il benessere tuo e di tuo figlio.

Con empatia e supporto,
Dott. Alessio Gennaro Miele – Psicologo

Dott. Alessio Gennaro Miele

Dott. Alessio Gennaro Miele

Napoli

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Cara Jolanda Marika,

le paure che descrive di suo figlio sono il segnale di un disagio ed una sofferenza presente e costante in uno scenario, che vede la vita familiare che state vivendo con la dipendenza di suo marito, piena di tensioni che anche suo figlio subisce. Occorre fare un'osservazione importante Suo figlio è un bambino di 9 anni, interiormente, e inconsapevolmente, la sua preoccupazione è volta verso i suoi genitori e in modo particolare verso il padre. Egli vive gli aspetti e le conseguenze della dipendenza nelle liti a cui assiste e ad altro. É certamente molto difficile per lui esserci e soprattutto sapere cosa fare. La paura più grande é di restare solo, cioè senza i suoi genitori o senza il padre per qualsiasi motivo questo possa accadere, per un allontanamento, separazione, distacco o per condizioni di salute del padre. Il suo bambino è in una fase di crescita verso l'adolescenza in cui poter godere positivamente della presenza del padre è una condizione per poter svilupparsi al meglio. Quello che riesco a percepire tra le sue righe è che suo figlio ha molto bisogno del padre e di vivere la relazione con il padre anche nelle circostanze difficili in cui il padre si trova. Perciò bisogna affrontare adeguatamente le paure di suo figlio e anche la dipendenza di suo marito. É un bene per suo figlio e tutta la famiglia poter usufruire di un aiuto che che possa liberare suo figlio dalle sue paure e da pesi troppo grandi per la sua età e al tempo stesso sostenere il padre verso una relazione con il figlio più sana. I genitori non sono perfetti ma con i loro stessi limiti e problematiche possono trovare la strada per essere genitori al meglio delle loro possibilità. Ci sono molti percorsi a cui potete affidarvi come genitori e come nucleo familiare. Poterlo fare in un tempo suo figlio è ancora un piccolo ragazzo è opportuno e può aiutare a risolvere in modo più efficace e breve. Vi auguro di trovare la vostra strada per risanare ciò che fa soffrire e al tempo stesso per offrire una crescita felice del vostro bambino. Essere genitori e figli felici è possibile!

 

Grazie per aver condiviso la sua storia.

Per approfondimenti e domande non esitare a contattarmi.

Cordiali saluti

 

Dott.ssa Leopoldina De Varti

Dott.ssa Leopoldina De Varti

Avellino

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