Trasferimento in Italia

Stefano

Buon pomeriggio, sono Stefano, sono un uomo di 33 anni e da poco mi son sposato con una donna Russa Valya che aveva una figlia di nome Olesya di 5 anni da poco compiuti. Ci siamo sposati ad Ottobre e dal momento che non erano cittadine europee, non vi era molta possibilità di vivere in pianta stabile, indi per cui lo abbiamo fatto ad intermittenza (6 mesi si e 6 mesi no) praticamente dal primo anno di età della bambina. Circa un mese fa è tornata in Russia dopo essere mancata per 2 mesi ed ora siamo nella situazione in cui non vuole più tornare qui in Italia poichè le mancherebbero la sua casa, la sua stanza, i suoi amichetti, l'asilo, la sua lingua natia, le sue abitudini praticamente. Come biasimarla. Da premettere che quando è venuta in Italia a Gennaio abbiamo cercato di farle accettare il cambiamento con una stanzetta tutta nuova e tutta per lei, con alcuni giochi, ma probabilmente non è sufficiente. L'abbiamo anche iscritta all'asilo ed ha frequentato ahimè poco tempo (circa 10 giorni) per via delle tempistiche del processo di iscrizione ad anno in corso. All'asilo aveva iniziato ad instaurare i primi rapporti, chiaramente con le difficoltà della lingua, ma speravamo potesse trovare qualche amicizia che potesse "farle dimenticare" le precedenti. Ora sono 2 settimane che con me non vuole più parlare perchè io sono colui che vorrebbe "farle tornare" in Italia, mi dice che non le manca assolutamente nulla, che sta benissimo lì con tutte le sue cose, che in Italia non stava bene e che vorrebbe rimanere lì. Chiaramente è una situazione triste, io non ho possibilità di trasferirmi perchè svolgo un'attività a progetto e non sarebbe il momento propizio per un mio trasferimento, magari un futuro si potrà parlarne. La mamma ha iniziato da tempo l'opera di convincimento ma sembra irremovibile. Dunque volevo un parere vostro su come affrontare la situazione e come poter convincerla, quali possano essere le corde giuste da toccare per fare in modo che si rimetta in viaggio senza costringerla/obbligarla contro la sua volontà (con la paura di causarle un trauma). Grazie dei pareri e buona serata

4 risposte degli esperti per questa domanda

Ciao Stefano,
grazie per aver scritto con tanto cuore e delicatezza. Si sente che tieni molto a Olesya e alla vostra famiglia, e che stai cercando di affrontare questa situazione con empatia e rispetto per i suoi sentimenti. Hai fatto già tanto, e solo il fatto che ti poni queste domande dimostra quanto ci tieni a fare la cosa giusta, non solo “la cosa facile” Olesya ha solo 5 anni, ma sta vivendo qualcosa di grande: due Paesi, due culture, due case, due lingue… e adesso, il bisogno fortissimo di radicarsi. A quell’età, la stabilità e la continuità sono fondamentali per sentirsi sicuri. Il legame con le sue routine, i suoi giochi, l’asilo e gli amici sono, per lei, un mondo intero. L’Italia, pur con tutte le cose belle che le avete preparato, è ancora “nuova”, “straniera”, e ha avuto troppo poco tempo per diventare casa. Parla al suo cuore, non solo alla sua mente. Evita ragionamenti troppo razionali. A 5 anni non è la logica a convincerla, ma le emozioni e i legami. Non serve spiegarle “perché è giusto venire in Italia. Meglio usare un linguaggio che le faccia sentire amore, sicurezza, curiosità: “In Italia ti aspetta la tua stanzetta dei sogni…” “C’è un asilo con altri bambini simpatici che vogliono conoscerti…”“Io e la mamma ti vogliamo vicino a noi ogni sera, per raccontarti la favola della buonanotte…” Se ora non vuole parlare, non forzare. Ma non smettere di esserci. Puoi: 1)Mandarle disegni o messaggi vocali affettuosi (senza insistere sul “tornare”). 2)Inviare un piccolo regalo che la faccia sentire speciale. 3)Farle arrivare una letterina scritta come se fosse da parte della sua stanzetta o da un pupazzo italiano (“Ciao Olesya, qui c’è un letto caldo che ti aspetta!”). La figura materna è ancora il suo pilastro più sicuro. Se la mamma riesce a parlarle della bellezza del tornare insieme, con calma, raccontandole storie, giocando al “facciamo finta che siamo già lì”... può smorzare le resistenze. Può essere utile fare dei piccoli rituali di preparazione: 1) Fare insieme una valigia “magica” con gli oggetti che le danno sicurezza. 2) Disegnare l’Italia come un paese fatato dove vivono animali speciali o personaggi che lei ama. 3) Costruire una mappa del viaggio con adesivi, disegni e tappe fantasiose. Ricorda: non è un rifiuto verso di te, ma un bisogno di sicurezza. Forse servirà più tempo. Forse bisognerà pensare a un piano graduale. Ma ogni passo fatto con amore lascia un seme. E tu stai seminando bene, anche ora che ti senti impotente. È difficile sentirsi “rifiutati” da un bambino che si ama. Ma la tua presenza costante, il tuo rispetto dei suoi tempi e il tuo amore silenzioso ora, possono valere molto più di mille spiegazioni. Un grande in bocca al lupo

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

La Dott.ssa Antonella Bellanzon offre supporto psicologico anche online

Buongiorno Stefano, il voler restare in Russia può dipendere da molteplici fattori sui quali indagare ponendo delle domande ben precise, al fine di capire così le motivazioni che portano Olesya a desiderare di restare in Russia. Sua figlia inoltre, avendo 5 anni, è ancora in fase edipica, per cui indagherei anche questo aspetto. Uno psicologo infantile vi potrebbe aiutare a capire,  e far risolvere la situazione. In questa fase è importante che la bambina veda una unione genitoriale unita, armoniosa. Vi faccio tanti auguri

Caro Stefano,

nel leggerla vedo quanta attenzione e sensibilità mette nel cercare un modo giusto per far si che la figlia di sua moglie, entrambe russe, possa accettare positivamente di vivere in Italia. Non può essere obbligata e neanche può aver successo un qualsiasi tentativo di convincimento. Bisogna essere consapevoli che il senso di appartenenza al paese di origine è un bisogno profondo e si lega alla vita vissuta dalla bambina nei primi cinque anni, fondamentali per ogni passo futuro. Ora è possibile lasciare il proprio paese, per una bambina, soprattutto, quando la madre è con lei. In un certo senso, trasferirsi può essere un cambiamento vissuto con curiosità ed entusiasmo. Perchè, a volte, come nel suo caso, la bambina oppone una forte resistenza? Da dove nasce? Quanto più è ostinata, tanto più interiormente che va cercato il vero motivo che agisce dietro al rifiuto di vivere in Italia. Quale conflitto affettivo vive e sta cercando, a modo suo, come piccola bambina, di risolvere? Da chi veramente non vuole e non può trasferirsi? Il padre? Se vivere in Italia significa sacrificare la relazione con il padre o con il paese del padre, è un motivo determinante e molto doloroso. Mi occupo da molti anni di coppie e famiglie di paesi differenti e delle problematiche relazionali che emergono per serie difficoltà ad integrarsi in nuovi contesti sociali e culturali. Il vissuto di abbandono e sradicamento nei confronti dei familiari che si lasciano e del paese d’ origine, è una ferita emotiva profonda ed è già un trauma. Occorre approfondire questa storia per avere informazioni essenziali per l’ aiuto che serve. Con uno sguardo più ampio, a tutti i suoi legami, la bambina può essere aiutata ad unire il suo passato e il proprio paese con tutto ciò che significa per lei, con la nuova vita in un altro paese, con rispetto e amore. Ne consegue che tutti si sentono arricchiti e i distacchi pur con nostalgia, sono vissuti con più serenità e non sono più un ostacolo alla vita che continua a fluire, in altri luoghi. Dalle mie esperienze professionali, ho visto che i bambini accompagnati in un percorso, più degli adulti, riescono a fare il passo decisivo, rapidamente, e gioiosamente. Nel suo caso, mi sembra di aver capito che la bambina è in età per cominciare la scuola. È auspicabile che la piccola possa avere il nuovo inizio anche con l’ aiuto della scuola.

Grazie per aver condiviso la sua storia.

Per approfondimenti e domande non esitare a contattarmi.

Cordiali saluti

Dott.ssa Leopoldina De Varti

Dott.ssa Leopoldina De Varti

Avellino

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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