Un bambino che non è mio figlio

Gian

Buongiorno e grazie per questo spazio gratuito, Ho conosciuto la mia attuale ragazza 1 anno fa e siamo andati a convivere praticamente subito, lei ha un figlio di 4 anni che ha avuto con il suo ex compagno che è sud americano come lei, il suo ex compagno è sempre rimasto in sud America mentre la mia ragazza era andata la 4 anni fa per conoscere i suoi parenti è rimasta incinta ed è tornata qualche mese dopo aver partorito, il bambino adesso vive con noi, gli voglio molto bene e mi ci sto affezionando tanto, lui parla sempre di me con sua nonna e con chi conosce, suo padre lo vede solo in videochiamata raramente e senza poter comunicare data la barriera linguistica. In questi giorni che ha iniziato l'asilo e sente sempre la parola papà dai bambini e dalle maestre si è lamentato dicendo che gli manca il papà, chiedendo perché suo padre non lo viene a prendere ecc ecc. Io vorrei dirgli che io sono come il suo secondo papà, perché comunque lo sto trattando come un figlio e mi ci sto affezionando tanto, però non vorrei dire cose che magari non dovrei dire, quindi chiedo a voi come potrei gestire questa cosa? Dovrei dirgli che sono un suo secondo papà o meglio evitare? Grazie in anticipo

6 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Gian, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Buongiorno Gian,
le sue parole rivelano tutta la sua premura e attenzione nei riguardi di questo bambino.
Mi pare che parole del bimbo suscitino in lei apprensione e preoccupazione, e il punto mi pare sia: come rispondere? Cosa dire? 

Ebbene a mio avviso più che affrettarsi a rispondere, si tratta piuttosto di accogliere queste parole e di mettersi semplicemente in ascolto.
Mettersi in ascolto - quando si crea l'occasione spontaneamente e senza  chiedere - per farsi spiegare meglio cosa pensa desidera sente a riguardo.
E ancora più importante di farlo senza farsi prendere dalla fretta di dover dire o dare la risposta più corretta.
Spesso i bambini hanno mille risorse e sanno trovare le loro risposte e soluzioni, se solo gli si dà il tempo e lo spazio di poter dire, di poter raccontare.

La sua presenza, le sue attenzioni, il suo stile nell'educarlo rappresentano ciò di cui questo bambino ha bisogno.

Le faccio i miei migliori auguri.
Angela Ragnetti 

Dott.ssa Angela Ragnetti

Dott.ssa Angela Ragnetti

Bologna

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Salve Gian ! Mostra molto affetto nella sua richiesta.

Sicuramente lei sta diventando una figura di riferimento maschile importante, trovate insieme un nome da darle ma non papà che può essere confusivo perché comunque il bimbo dovrà costruire un suo rapporto col papà.

In bocca al lupo

Gentile Gian,

Sono una psicoterapeuta sistemico-familiare ed opero in provincia di Bologna, ormai da diversi anni. 

Immagino che di questo dubbio abbia parlato anche con la sua compagna. Sarebbe molto importante questo aspetto, anzi è la base dalla quale partire: cosa pensa, dunque, la mamma? 

Vado oltre.

Lei scrive che il bambino comunque si relaziona, anche se a distanza, con il padre naturale, quindi lui sa che esiste. Sa quindi che lei non è il papà.

È chiaro che, essendo per lui una figura presente nel quotidiano, effettivamente è come se fosse un secondo papà.

Le chiedo di pensare a come si rivolge a lei il bambino attualmente. La chiama per nome?

A mio parere sarebbe giusto che il bambino continuasse a chiamarla così come ha fatto fin'ora e che continui a sapere che il suo papà è lontano, e che gli vuole bene, dato che si vedono in video, mentre lei è qui con lui, e gli vuole bene da vicino.

Il vostro rapporto potrà comunque essere come tra padre e figlio, un rapporto speciale, al di là del fatto che il bimbo la chiami papà o meno. La cosa importante è che lui senta di essere amato anche da lei, e capirà da solo come orientarsi tra le due figure, che in questo modo non sarebbero in competizione.

Sarebbe comunque utile, a mio parere, un'attenzione particolare in questo periodo di inserimento alla scuola dell'infanzia, che è molto delicato, magari anche parlando e con le maestre, ed esplicitando che vi interessa molto questo aspetto.

Spero che queste poche parole possano essere state utili, mi rendo comunque disponibile per ulteriori approfondimenti. 

Cordiali saluti

Dott.ssa Marina Ciaccia

In primis grazie delle tue parole perchè scrivi di una situazione che sicuramente vivono anche altre persone e perchè esprimi che ci tieni molto alla relazione con questo piccolo e al suo benessere. Penso che il tema importante sia quello della Comunicazione. Al bambino arrivano sicuramente più le emozioni, i sentimenti, i fatti, l'esempio che le parole. Ma visto che esistono anche le parole, potresti pensare di confrontarti bene con la tua partner e con le maestre, e così insieme trovare le parole da dirgli e soprattutto essere concordi, sinergici. Il rischio se no potrebbe essere confonderlo, dire cose diverse, dire cose che non comprende, farlo sentire a disagio. Se non riuscirete allora potrete farvi aiutare con qualche colloquio di counseling psicologico per supportare il bambino e le comunicazioni a lui circa il tuo ruolo importante.                                      Credo che tutti noi dovremmo educare i bambini al fatto che chi ci ama è importante e che più persone ci amano e più siamo ricchi. In bocca al lupo a tutta la famiglia... Dott.ssa Paola Dora

Dott.ssa Paola Dora

Dott.ssa Paola Dora

Brescia

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Buongiorno Gian.

Se è vero che i padri sono quelli biologici, ma anche e soprattutto quelli che ci crescono, è anche vero che dire che è il "secondo papà" potrebbe causare confusione.

Compito dei genitori è "filtrare" il mondo esterno in modo che sia comprensibile per la mente del bambino; spiegandogli la realtà in modo adatto alla sua età e al suo sviluppo cognitivo ed emotivo per non creare traumi.

Quella che lei solleva è una tematica tanto importante e delicata e bisogna essere davvero cauti.

Intanto le consiglio di parlarne con la sua compagna, per decidere cosa volete dire e come. Il bambino un papà ce l’ha e lo vede anche se solo online:  bisognerebbe capire che rapporto ha con lui e che obiettivo educativo avete (la mamma, il padre e lei) per il bambino.  A meno che non ci siano problemi particolari vale sempre la pena di dire al bambino che lui un papà ce l’ha e bisognerebbe spiegargli perchè non lo vede mai e non va a prenderlo (ovviamente cercando di dire la verità in maniera più soft possibile). E magari aiutarlo a superare la barriera linguistica traducendogli quello che dice il padre, permettendogli così di avere uno spazio di dialogo anche con lui. Non so se è il vostro caso, ma a questo proposito bisogna sempre ricordarci che abbiamo un ruolo genitoriale ed anche se eventualmente i genitori non vanno d’accordo, bisogna che abbiano rapporti civili e rispettosi nell’interesse del bambino.

Poi c’è il rapporto con lei, che non è il suo secondo papà, ma il compagno della mamma, che gli vuole bene come se fosse un papà. Sarebbe importante anche dire al bambino che sa che non è la stessa cosa, ma che lei è qui, che anche lei gli vuole bene e che lei può andarlo a prendere a scuola.

In bocca al lupo!!

Dott.ssa Anna Carrozzi

Dott.ssa Anna Carrozzi

Bologna

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