Pigrizia, paura e sconforto

Save

Buongiorno. Sono un "ragazzo" di 40 anni e, ancora adesso, provo delle sensazioni che avvertivo durante la mia infanzia e adolescenza, forse anche in maniera più esasperata (adesso). Mi provoca disagio stare con altre persone a meno che non si tratti di amicizie o conoscenze consolidate. Non riesco ad essere me stesso e, per non offendere o ferire gli altri, spesso non dico quello che penso, magari anche nei confronti di coloro i quali non sono sempre carini nei miei confronti. Questo mi capita soprattutto con le persone che conosco meno e che mi sono indifferenti. Diciamo che mi arrabbio e tratto, a volte, male le persone alle quali tengo di più e questo scatena in me rimorso e " odio" nei confronti di coloro i quali mi sono indifferenti, ma che non riesco ad offendere, anche quando lo meriterebbero.

Ma ritorniamo al titolo:

1) Pigrizia: soprattutto sul lavoro, poichè non mi piace ciò che faccio, non mi gratifica. Ma non ho il coraggio. Paura di mollare tutto e ricominciare daccapo, sia per l'età che per la paura di rinunciare ad uno stipendio sicuro.

2) Paura: spesso ho paura di non essere in grado di affrontare, psicologicamente, avvenimenti negativi come la scoperta di una malattia, piuttosto che un possibile contenzioso con un ente o una persona fisica. Interagiscono, in me, l'indolenza e la paura di soffrire nell'affrontare un ipotetico problema, qualsiasi natura esso abbia, anche perchè questo comporterebbe l'interazione con persone estranee.

3) Sconforto: può essere una conseguenza della paura. Mi sento, spesso, demotivato, senza obiettivi attuabili. A volte mi prefiggo uno scopo tipo: vendere casa ed acquistarne una più vicina alle mie esigenze, ma poi rinuncio per non rischiare di essere imbrogliato, di dover affrontare un trasloco, di dover volturare le utenze e incontrare problematiche varie. Insomma ho paura di tutto (o quasi) e per fare un passo, impiego una " vita".
Vi prego, per favore, di darmi qualche spunto riflessivo e qualche soluzione. Non ditemi, solamente, di rivolgermi ad uno psicoterapeuta. Grazie a tutti.

5 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Save, quello che mi ha molto colpito, e parto da questo, è che si presenta come un " ragazzo" di 40 anni. Probabilmente si sente un "ragazzo"e da ragazzi è proprio difficile porsi obiettivi di cambiamento di cui parla, di lavoro, di casa, o peggio ancora affrontare una malattia inaspettata. Dalla sua lettera sembra emergere una difficoltá, quella dei cambiamenti, sembra rassicurato dalla staticitá delle cose ma non del tutto. Al fine di approfondire e definire meglio la sua problematica l' aiuto di uno psicologo le sarebbe molto di aiuto.

In bocca al lupo

 

Dott.ssa Giovanna Cappello

Dott.ssa Giovanna Cappello

Roma

La Dott.ssa Giovanna Cappello offre supporto psicologico anche online

Gentile signore,

la sua situazione sembra un po' complessa perchè alle difficoltà personali, come spesso accade, si aggiunge anche una certa demotivazione sul lavoro. Capisce bene che non sarebbe corretto darle delle "soluzioni" senza un colloquio clinico e un rapporto professionale propriamente detto. Posso dirle che potrebbe soffrire di una certa ansia sociale che le dà insicurezza e forse di qualche vissuto depressivo conseguente al lavoro.
L'ansia sociale si può contrastare, ma richiede un percorso psicologico, in genere non brevissimo, anche se affrontato con la terapia breve. Questo percorso non prevede anni ma almeno qualche mese. Tenga anche presente che la terapia breve, in casi come il suo, dovrebbe dare risultati significativi entro massimo 10 sedute.
Anche l'aspetto lavorativo si gioverebbe di essere indagato e valutato assieme ad uno psicologo. E' possibile che esso migliori con il miglioramento dell'ansia e dei rapporti interpersonali. Le segnalo un articolo sul miglioramento delle relazioni interpersonali, che può trovare nella mia scheda, che mostra come possa essere molto facile migliorarle con l'aiuto di uno psicoterapeuta.

Cordiali saluti

 

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

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Salve Save,

rimandiamo all'esterno quello che sentiamo e percepiamo. Se mi sento un ragazzo, con determinate paure e sconforti, questo è ciò che comunico agli altri e, generalmente, gli altri risponderanno di conseguenza e ciò quasi sempre tende a potenziare quel particolare stato d'animo che vivo e sento. Le soluzioni si cercano e si trovano sperimentando piano piano dei piccoli ma importanti cambiamenti.

Ha coraggio, solamente chi ha paura, ricordalo!....Il coraggio non è "essere impulsivi e sprezzanti del pericolo" ma è saper affrontare proprio ciò che ci spaventa, NONOSTANTE la paura. La modalità è soggettiva ma soprattutto è importante che emerga da un percorso che spero tu possa fare con uno psicoterapeuta.

Cari saluti!

Buonasera Save.

Penso sia il caso di rivolgersi ad uno psicoterapeuta della sua zona. Nella descrizione non ha detto se ha una relazione amorosa, se vive da solo e che tipo di lavoro fa...notizie che si approfondiscono in un colloquio individuale. I sintomi che ha descritto sono derivati da qualcosa di irrisolto nell'area adolescenziale. Lei si definisce un "ragazzo" di 40 anni...infatti lei sembra un adolescente in un corpo da adulto. E' come se Lei non avesse acquisito le strategie e gli strumenti adatti per affrontare un mondo di adulti. Mi permetto di dire queste cose perchè mi sembra che Lei sia una persona molto autoriflessiva. Qualora Lei abitasse nella mia zona mi contatti senza problemi. Si possono acquisire questi strumenti anche in un'età adulta.

Buona serata

Dott.ssa Anna Maria Rita Masin

Dott.ssa Anna Maria Rita Masin

Roma

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Gentile Save,

Mi spiace ma noi psicologi non abbiamo la bacchetta magica per cui risponderle con delle soluzioni non è assolutamente possibile. Se fosse così facile nessuno avrebbe dubbi circa la propria vita e tutto sarebbe più facile ma forse un po' troppo noioso. Noi non possiamo conoscerla meglio di quanto lei conosca se stesso e sebbene sia stato molto preciso con alcune informazioni ne mancherebbero tante altre anche solo per suggerirle qualche riflessione. Per questo motivo credo che in passato le abbiano già consigliato di rivolgersi direttamente ad un professionista perchè anche in psicoterapia il lavoro lo fa per la maggiorparte il paziente, impegnandosi e mettendosi in gioco. Solo in questo caso si riesce a stare davvero meglio con se stessi e non se qualcuno di esterno ci dice cosa fare.

Resto a disposizione