Cara Giusy,
le tue parole arrivano come un grido che merita di essere ascoltato, davvero ascoltato, con rispetto e senza giudizio. Stai portando un peso enorme da tanto, troppo tempo, e la tua sofferenza è reale, profonda, legittima. Non sei sbagliata se ti senti stanca, esausta, sopraffatta. Non sei meno forte perché crolli: sei forte proprio perché, nonostante tutto, sei ancora qui. E se oggi vivi per tua figlia, sappi che anche tu meriti di vivere per te.
Lo so, il dolore può isolare e farci credere che non ci sia via d’uscita. Ma esistono strade, anche se in questo momento ti sembrano invisibili. Molti centri offrono percorsi gratuiti o a basso costo, e ci sono professionisti che, conoscendo storie come la tua, sono disposti ad ascoltare anche in condizioni difficili. Non tutto si risolve subito, ma tutto può iniziare anche solo da una parola condivisa con la persona giusta.
Hai il diritto di essere aiutata, Giusy. Non sei sola, anche se adesso può sembrarlo. E se una parte di te trova ancora la forza per scrivere, vuol dire che c’è una scintilla viva, una parte che vuole essere salvata. Appoggiamoci a quella. Una vita diversa è possibile, un pezzetto alla volta. E tu meriti di costruirla, non solo per tua figlia, ma anche — e soprattutto — per te.