Salve, il mio ragazzo con il quale sto da un anno, sto notando che ha degli strani atteggiamenti.
Diciamo che fin dall'inizio sapevo che era un tipo particolare: mi parlava di cose mistiche e cose così, ma poi la situazione è peggiorata. Lui pensa che non si debba lavorare perché non serve a niente, perché non vuole stare "nel sistema". Dice che il dolore non esiste, che sono tutte cose mentali. Non prende le medicine se gli servono. Fa discorsi strani sul mondo, su tutto. Su alcune cose sono d'accordo, ma la differenza tra me e lui è che io mi adatto alla realtà, lui no.
La storia è lunga, ma cercherò di farmi capire. La famiglia, cioè la madre e la sorella, sono due persone estremamente appiccicose. All'inizio non gli ho dato peso, poi ho iniziato a pensare che ci fosse qualcosa che non andava. La sua famiglia è stata seguace – e lo è tuttora – di una sorta di "Santona" che gli ha inculcato di tutto in testa. Lui era un po' sbandato prima, poi da quattro anni ha iniziato a fare meditazione e a sentire gli esercizi di questa tizia, e dice che si è liberato dal male.
Ogni volta che andavo a casa dei suoi notavo che si comportavano come la famiglia perfetta, dolce, ecc. Lui ha due nipoti e notavo che il padre dei bambini non se li filava proprio, e il mio ragazzo stava sempre con loro, tanto che il bambino lo chiamava "papà". Oltretutto, lui ogni settimana va da loro due volte e dice che è "lavoro" perché lavora al computer per il cognato. Detto questo, la situazione ha iniziato a infastidirmi.
Ho scoperto da poco che lui andava due volte a settimana dalla sorella per farle le pulizie di casa, per soldi, e io sono rimasta allibita (le premetto che la madre vive al piano di sotto della sorella). Abbiamo litigato più volte e lui ha iniziato anche a ragionarci sopra: ha pensato di trovarsi un lavoro e si sentiva angosciato nell'andarle a trovare e anche nel sentirle.
Però, non era giusto secondo lui che provasse queste cose e doveva risolverle. Quindi, un giorno mi dice: "Ho fatto un esercizio. Avevo una cosa malvagia dentro, ora sono a posto" e ha ricominciato a difendere la famiglia, dicendo che era tutto normale, ecc.
Ci sono molte altre cose, ma mi dilungherei troppo. Io percepisco della manipolazione, abduzione. Vorrei un consiglio
Capisco che la situazione che stai vivendo possa risultare confusa e faticosa. Quando ci troviamo accanto a qualcuno che interpreta la realtà in modo molto diverso dal nostro, è normale sentirsi in allerta o provare il bisogno di “capire” o “aggiustare” ciò che accade. Tuttavia, può essere importante ricordare che ognuno percorre il proprio cammino personale, fatto di credenze, esperienze familiari e modalità di affrontare il mondo che non sempre possiamo modificare.
In questo momento potresti provare a spostare lo sguardo da ciò che il tuo partner pensa o fa, a ciò che tu desideri, senti e necessiti nella relazione. Non per distaccarti da lui, ma per ritrovare un tuo centro stabile.
Concentrarti su ciò che vuoi costruire, sui tuoi limiti e sui tuoi valori può aiutarti a capire in che modo stare nella relazione senza sentirti risucchiata da dinamiche che non ti appartengono.
Non è tuo compito correggere o interpretare i vissuti del tuo ragazzo, né intervenire sulle dinamiche della sua famiglia. Ciò che invece puoi fare è chiederti come ti senti tu, cosa ti fa stare bene e quali confini ti permettono di vivere la relazione in modo sereno e rispettoso di te stessa.
Se senti che la situazione tocca aspetti delicati o ti genera un carico emotivo importante, potresti anche valutare uno spazio di confronto personale, dove esplorare con calma come proteggere il tuo benessere e prendere decisioni più chiare e fondate sui tuoi bisogni.
Saluti,
Paola Papini
Roma
La Dott.ssa Paola Papini offre supporto psicologico anche online
Buonasera e grazie per questa condivisione.
Capisco perfettamente quanto possa risultare complessa questa situazione e quanto possa generare disagio. Da quanto descritto, emerge una dinamica in cui il partner sembra rifugiarsi in idee assolute e pratiche personali che lo distaccano dalla realtà concreta e dal confronto reciproco, il che può essere molto faticoso per chi sta accanto.
Il fatto che alterni comportamenti di grande coinvolgimento con la famiglia a esercizi volti a “liberarsi” dal male può indicare un tentativo di gestire il proprio disagio interiore senza affrontarlo realmente, mentre la dipendenza emotiva dalla famiglia e la difesa dei loro comportamenti rischiano di comprimere la libertà e l’autonomia di chi gli sta vicino. In una relazione sana, invece, è fondamentale che ci sia rispetto reciproco, riconoscimento dei limiti e delle emozioni dell’altro.
È naturale sentirsi confusi o preoccupati: è importante ascoltare attentamente le proprie sensazioni, valutare se la relazione contribuisce al benessere o se, al contrario, genera stanchezza emotiva. Parlare con una psicologa può aiutare a fare chiarezza, a definire confini sani e a comprendere meglio le dinamiche in gioco. Amare non significa farsi carico dei percorsi evolutivi dell’altro quando questi sembrano escludere il contatto con la realtà: si ha diritto a una relazione che rispetti la propria visione del mondo e l’equilibrio emotivo. Rimango a disposizione, un caro saluto.
Pistoia
Gloria Simoni offre supporto psicologico anche online