Il confronto: perché ne abbiamo paura?

I dibattiti politici in diretta televisiva, come quelli al tavolo del bar, racchiudono le stesse emozioni di quelli che si vivono tra le mura domestiche.

Alla base della capacità al confronto c'è l'autostima e la considerazione che si ha dell'altra persona. Per tutti, infatti, i giudizi negativi severi, frequenti e generalizzati su di sé portano a sentimenti di tipo negativo (sconforto, vergogna, colpa, ansia...). Al contrario, giudizi positivi frequenti e generalizzati su di sé, portano a sentimenti di euforia, stima, vitalità e serenità.

Per questo motivo si può affermare che tutti gli individui tendono a porre il proprio sé in luce positiva, ma poiché il feedback proviene dal mondo sociale, non sempre gli altri giocano a favore dell'individuo e per questo è normale fare ricorso ad alcune strategie protettive.

Oltre al sopravalutarsi si cerca, quindi, di trovare le conferme nelle situazioni dove si ha la tranquillità di poter brillare, tendendo d'altra parte a fuggire le occasioni che potrebbero minacciare l'autostima. Sfortunatamente non sempre si ha questa possibilità di scelta, allora nel contesto di disagio, la prima strategia è quella di mostrare i denti (istinto primordiale) che nel genere umano corrisponde ad alzare la voce, per imporre la propria supremazia. Avremo così chi non rispetta i tempi della comunicazione non permettendo all'altra persona di parlare, non attraverso una argomentazione migliore, ma spesso attraverso banali aggressioni verbali (quando si è vis a vi) o semplicemente interrompendo la comunicazione (ad esempio se si è al telefono).

Se si considerano queste strategie normali e fondamentali alla sopravvivenza, diventano non evolutive quando corrispondono ad una continua fuga dai propri limiti e quindi non permettono quella crescita normale nella messa in discussione. Allora se ti stai accorgendo di fuggire al confronto, non esitare a cercare di capire il motivo delle tue paure.

 

 

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