Soffro di bulimia, ma ho paura della psicoterapia

Sara

Salve, sono una ragazza di 21 anni e da due anni mangio e vomito (o mangio poco). Il mio peso ed il cibo sono la mia ossessione; ho iniziato da 6 mesi una terapia (per volere di mia madre) ma sinceramente la psicoterapia mi fa paura, ho il terrore che la mia analista possa cancellare tutti i miei schemi mentali ed io non collaboro..lei crede che io riesca a poter uscire da questa situazione (un problema per gli altri) senza l'aiuto di un medico?magari mettendoci tutta la mia forza di volontà? Sa alcune mattine sorrido e penso di essere guarita ma poi durante il giorno il mio umore è pessimo. Non esco più, ho lasciato il mio ragazzo e non riesco a portare a termine le mie attività..tutto sembra non avere più un senso..come posso fare per riavere una vita serena? E' giusto sentirsi in colpa per vedere il cibo come il tuo peggior nemico? Dimenticavo una cosa importante...la scorsa settimana volevo riprendere la terapia, ma l'appuntamento me lo hanno dato tra 1 mese; la società e le strutture non ascoltano i nostri bisogni...

5 risposte degli esperti per questa domanda

Ciao Sara, i disturbi alimentari sono delle brutte bestie, purtroppo, poichè necessitano di tanto impegno e di tanta buona volontà per uscirne, ma sicuramente è piuttosto difficile farcela da soli, soprattutto perchè, come avrai già avuto modo di renderti conto, è come se dentro di sè ci fossero due parti opposte: una che vuole guarire, l'altra che si chiede che senso ha sforzarsi per uscirne e che ritiene di aver trovato nel disturbo l'unico modo accettabile per poter affrontare il proprio disagio profondo, il senso di vuoto che a volte destabilizza in maniera prepotente. Rispetto alla tua paura, mi sento di tranquillizzarti: nessun terapeuta, pur volendo, potrà mai cancellare tutti i tuoi schemi mentali, quello che può fare è aiutarti a capire come mai certe tue convinzioni ti hanno portato a questo punto e può aiutarti a concepire delle alternative e a scoprire delle risorse interiori che oggi non riesci a vedere e non sai di possedere. Azzardo un'ipotesi: la tua paura potrebbe essere piuttosto dettata da quella parte di te che in realtà non vuole uscire dal problema, poichè è faticoso, perchè ogni sintomo, in realtà, è un tentativo che paghiamo a caro prezzo, di riportare equilibrio laddove ci sembra perduto, e in qualche modo e per un po', anche se ad un costo molto alto, il sintomo funziona, quindi lottiamo per non abbandonarlo. Da questo punto di vista, la tua paura potrebbe servirti a stare lontana da chi può davvero aiutarti ad uscirne, ti protegge dal cambiamento. Forse ciò che può aiutarti è pensare a quanto ti costa il sintomo, rispetto ai vantaggi che ti dà e provare a ipotizzare che ci siano altri modi di affrontare il disagio a cui risponde, ma da sola è molto difficile riuscire a vederci chiaro, per cui ti suggerisco vivamente di provare a fidarti, magari se con la persona che ti ha seguito sinora non ti senti a tuo agio prova a cambiare, ma ricorda che un terapeuta funziona bene soprattutto se il suo paziente si fida di lui. Un abbraccio di cuore.
Salve Sara, anche da queste poche righe traspare un forte pessimismo verso le persone che la circondano e le strutture che non la sanno aiutare. Non posso fare a meno di notare, però, alcune cose importanti che lei dice. Parlando del fatto che i suoi comportamenti sono un problema per gli altri prosegue affermando che non ha una vita serena e che fondamentalmente non è felice. Per cui deduco che sia un problema anche per lei. Dice che le strutture non ascoltano i suoi bisogni ma è lei per prima a dire che non ha collaborato con la sua analista. La paura della terapia è comprensibile, e magari fosse così semplice cambiare certi schemi mentali dato che le procurano tanti problemi e insoddisfazione. Purtroppo non è così, se fra un mese non collaborerà con la sua terapeuta sarà un ennesimo sforzo che porterà pochi frutti. Il coraggio è dentro ciascuno di noi, è necessario concedersi l'opportunità di lasciarlo venir fuori. Un abbraccio
Tua mamma ha capito il problema e ha fatto bene a insistere per farti curare. I tuoi problemi che durano ormai da due anni, non vanno sottovalutati. E' meglio non interrompere la terapia, anche se a volte può risultare faticosa, difficile, incomprensibile. Non aver paura nessuno può cambiare i tuoi "schemi mentali" (come li chiami tu), ma l'analista può aiutarti a capire invece, cosa succede dentro di te, quali sono i meccanismi psicologici che metti in atto per "riempirti" o "svuotarti" a seconda del tuo umore. La strada è tutta in salita, ma devi aver fiducia nelle tue possibilità. Sei giovane: prima affronti e superi i tuoi problemi, prima ti aprirai alla vita con meno paura. Auguri
Credo che un aiuto nel suo caso sia indispensabile. Sicuramente non è facile affrontare i problemi che sta vivendo, ma far finta che tutto possa sparire come per magia è una illusione più che nociva. Sembra che lei rifiutando il cibo e la terapia esprima lo stesso concetto: non ho bisogno di nulla e nessuno. Eppure nessuno può vivere senza la collaborazione degli altri, nessuno è in grado di "farcela da solo". Lasciarsi aiutare è segno di sviluppo, è forza e non debolezza. Le auguro una buona ripresa di terapia, e di poter risolvere i suoi problemi. Cordialmente,
Sono assolutamente d'accordo: le strutture non ascoltano i nostri bisogni però per i disturbi dell'alimentazione ci sono centri, si informi. d'altronde lei sta già facendo una psicoterapia, spero che con questa terapeuta riesca a dirle quello che ha detto a me, altrimenti la psicoterapia è veramente inutile. Dopo aver fatto questo, se non funziona, cerchi serenamente un altro psicoterapeuta, evidentemente non eravate fatte le une per le altre. Certo l'obiettivo della psicoterapia è quella di portare a termine i sintomi ma solo dopo averli sostituiti con la capacità di vivere più o meno normalmente. E' assolutamente normale la sua paura, ma anche questo è materiale di discussione in seduta. Non credo proprio che lei da sola possa uscirne, non per sfiducia, ma perchè lei è affetta da un problema che riguarda il controllo: del cibo ingerito, del cibo evacuato, del peso. Come potrebbe farcela da sola? Pensi solo ad uno di quelli che credo essere i problemi in psicoterapia: chi controlla chi?