Gioco d'azzardo: un piacere o una dipendenza?

 

E' esperienza diffusa aver provato a giocare d'azzardo per tentare la fortuna: un numero al lotto, un biglietto della lotteria, una moneta infilata nella slot, una scommessa. Quando si parla di gioco d'azzardo ci si riferisce infatti ad attività con fini di lucro e in cui la vincita e la perdita non dipendono dalle capacità del giocatore, ma quasi esclusivamente dal caso.

Il gioco ha un aspetto momentaneamente rassicurante, fa sognare ad occhi aperti e sperare nella magica illusione che la vita possa svoltare, cambiare, migliorare.

La letteratura al riguardo evidenzia che nei periodi di crisi economica, come quello che stiamo attraversando, l'azzardo supera la valenza ludica e assume un ruolo compensatore.

Ed eccoci dunque ad assistere a preoccupanti statistiche che descrivono l'azzardo in continua crescita anche tra anziani, oltre che tra donne e giovani; ma soprattutto, sottolineano che le persone si divertono sempre meno con il gioco e se ne ammalano sempre di più.

Per una serie di fattori emotivi, sociali ed economici legati all'individuo, le giocate superano l'estemporaneità prima e l'abitudine poi, diventando per la persona qualcosa di costante, irrinunciabile e presto, di incontrollabile.

Di fronte a qualche vincita ci si sente forti, capaci di padroneggiare la vita e raggiungere un livello di benessere e sicurezza ideale, fino a quando sopraggiungono una serie di perdite successive. Allora il gioco si intensifica, occorre rifarsi e rincorrere le perdite: in compagnia solo dei crescenti sensi di colpa legati all'incapacità di fermarsi, si continua ossessivamente a giocare nella speranza che arrivi la vincita riparatrice, che appiana i debiti e segna la conclusione definitiva della partita.

Le azioni di gioco però non determinano il risultato sperato, ma un loop che rischia di essere senza fine e che svuota: dei risparmi, dei beni materiali, ma anche del tempo, delle relazioni, della stima di sé. Si tratta di una vera e propria dipendenza, proprio come quelle da sostanze illegali, alcol o cibo.

I segnali d'allarme che distinguono la dimensione ludica da quella patologica sono chiari: l'incapacità di resistere all'impulso di giocare qualvolta se ne ha l'occasione anche a fronte di perdite sempre più ingenti, scommettere ripetutamente più denaro del previsto arrivando a non assolvere alle essenziali spese quotidiane e dedicare al gioco più tempo di quanto stabilito, anche a discapito del compimento di altri compiti, come quelli lavorativi e famigliari.

Ripetizione e assiduità di tali condotte, anche nell'arco di pochi mesi, suggeriscono la serietà e la gravità della situazione e vanno pertanto tenute in considerazione da familiari e giocatori. Intervenire e chiedere aiuto fin dai primi segnali può permettere di risolvere il problema in tempi brevi, limitando le conseguenze sul piano personale, familiare, lavorativo, economico e talvolta legale. Quando il gioco d'azzardo diventa una patologia, si può uscirne.

L'approccio psicologico si è dimostrato un efficace trattamento, eventualmente associato a farmaci che da soli, altrimenti, non sono sufficienti a superare la patologia.

Partendo da un iter dignostico che permetta di formulare i percorsi terapeutici più adatti alle caratteristiche individuali, il supporto psicologico svolto con uno specialista di tale ambito è in grado di attivare nella persona un processo di consapevolezza e dunque di cambiamento che permette di controllare il gioco e vincerlo. I benefici del trattamento psicologico emergono da un lavoro specialistico su più livelli. Innanzi tutto il riconoscimento degli aspetti più profondi della personalità che sostengono il bisogno del gioco e determinano la patologia.

Parallelamente, l'analisi dei meccanismi alla base della dipendenza e l'identificazione delle distorsioni cognitive ossia di quelle errate credenze sviluppate dal giocatore circa il controllo dei risultati e la previsione di una vincita, che aumentano la probabilità di giocare nuovamente; da ciò l' individuazione di strategie pratiche e pensieri più realistici che permettono di affrontare, giorno per giorno, questa patologia.

Durante il percorso terapeutico il paziente impara a gestire l’impulso a giocare. Inoltre viene pianificata la risoluzione dei problemi finanziari, lavorativi e relazionali conseguenti alla dipendenza.

Un percorso articolato, dunque, per rispondere alla complessità della patologia e tracciare la strada della guarigione.

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