Come faccio a farmi tornare la voglia di vivere?

Benedetta

Questa non è tanto una domanda... ma più uno sfogo. Sono una ragazza di 18 anni, e vi sembrerà esagerato, ma non ho alcuna voglia di vivere. Ho scoperto di essere autistica e ADHD qualche mese fa (diagnosticata)... ma ero stata diagnosticata come borderline molto tempo prima, e la diagnosi mi è stata riconfermata. Vi sembrerà un'esagerazione, ma è la verità, questo disturbo mi ha rovinato la vita. Non riesco ad avere relazioni sociali, passo dall'idealizzazione estrema alla svalutazione più atroce nel giro di un'ora... e a lungo andare, le persone si annoiano di me e si allontanano, e non hanno neanche tutti i torti... sono assillante, appiccicosa come la colla, vorrei mille attenzioni e sebbene sia consapevole che sia un comportamento sbagliato, mi arrabbio se non me le danno. le mie paranoie sono al limite dell'assurdo, mi immagino costantemente che tutte le persone che conosco ce l'abbiano con me, se stanno ridendo, stanno ridendo di me, e magari gli tengo il muso o li tratto male senza neanche spiegargli cosa ci sia che non vada, sulla base di mie paranoie inutili, e giustamente loro si arrabbiano. spesso (anche se ora meno rispetto a prima) ho scoppi di pianto/ira e la gente si inorridisce quando mi vede... in generale risulto sempre una persona piagnucolona e depressa agli occhi di molti miei coetanei, ho davvero pochissimi amici, ma mia madre dice che non dureranno se io mi comporto così... i miei tratti autistici poi aggiungono brace sul fuoco, perché la gente mi considera strana e non ha problemi a dirmelo o comunque a farlo notare. Sono iscritta all'università, ma studiare è impossibile, con tutti i pensieri che ho, mi deprimo e non ho neanche voglia di alzarmi dal letto, spesso salto le lezioni. non sono molto autonoma, ho difficoltà anche a fare le cose più semplici, ricordarmi di prendere il bus, di lavarmi i vestiti, di mangiare... ecc. è da due cavolo di anni che faccio terapia, eppure non sono migliorata tantissimo, sono molto lontana dalla guarigione, mi viene da pensare che non arriverà mai... mia madre mi fa sempre pesare questo fatto, mi dice che sono inutile, una ragazzina viziata, che non posso fare l'università perché non ne sono capace, che dovrei farmi ricoverare per qualche anno in una struttura e uscirne "normale" così da poter affrontare il mondo e "lasciarla in pace" (parole sue). Non so che fare... non ho neanche il coraggio di tentare il suicidio, l'ho fatto già tre volte in 18 anni di vita, ed è sempre andata male (o bene, dipende dai punti di vista)... sono ancora qua e non ho voglia di farlo di nuovo e sentirmi pure insultare perché non ci sono riuscita. dovrei farmi davvero ricoverare? dovrei rinchiudermi? la mia psicologa non è molto d'accordo su questo, ma secondo me (e mia madre) io sono solo un peso per la società... quindi è meglio così, forse...

2 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.

Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

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Roma

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Carissima Benedetta,
le diagnosi possono diventare uno stigma, e condizionare per sempre le nostre esistenze.
E Lei ne è la prova, l'ennesima prova. Purtroppo.
Alla sua giovane età ha già sofferto e sta soffrendo a sufficienza e molto più del dovuto. Le Sue parole sono strazianti, sono un pugno allo stomaco per chi le legge sa cogliere il vissuto emotivo profondo che ci sta dietro. Un dolore senza fine, cui altro dolore e altro strazio si accumula di giorno in giorno.
Da queste Sue drammatiche frasi - cui emerge un altro dramma importante, cioè una madre che non solo non le sta vicino, ma le rema contro - ho notato un piccolo spiraglio da cui cominciare: quando parla dei suicidi andati male, e afferma: "...o bene, dipende dai punti di vista".
Questo denota che, nonostante tanti patemi e tanta inquietudine, ha ancora forza e speranza per risollevarsi, e iniziare a Vivere, non sopravvivere. A iniziare a godersi la vita, con tutte le gioie che sa dare.
Mi creda, Benedetta, studiare in modo impegnativo come sta facendo lei, in queste condizioni, è difficile per tutti. Non è Lei a essere strana o diversa. Difficile impegnarsi in attività cognitive quando le emozioni vanno da un'altra parte: a livello neurofisiologico questi due aspetti coinvolgono due strutture diverse del cervello, che spesso dialogano male tra di loro (tanto che un ruolo della psicoterapia sta proprio nel facilitare la sinergia tra questi due sistemi).
Lasci perdere le diagnosi. 
Sa benissimo da sola che le manca l'affetto cui vorrebbe. Cerchi di andare avanti per la sua strada, di ripartire da Lei, di non mollare. Nessuno ha il diritto di umiliarla o farla sentire diversa. 
Non ha nemmeno 20 anni: è nel fiore della vita, è ora che la sua Bellezza come persona inizia ad emergere. Per farlo, inizi da dove ha già cominciato, da quel puntino di ottimismo presente in lei. Persista, persista, persista, Benedetta!
Spero di esserLe stato un pochino d'aiuto. 
Un caro, sincero, saluto
Dr. Bruno Marzemin

Dott. Bruno Marzemin

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Padova

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