Non riesco a parlare con gli altri e dipendenza dal loro giudizio: cosa posso fare?

Martina

Salve, All’università rimango spesso per i fatti miei oppure non trovo nulla da dire o ad essere espansiva con gli altri. Trovo più facile parlare con una persona singola (sopratutto sé estranea) che inserirmi in un gruppo. Infatti in gruppo, non riesco ad inserirmi: o non so cosa dire oppure penso che non sia importante ciò che penso. Per questa cosa che mi chiudo facilmente mi sento giudicata e non compresa: ad esempio, oggi delle mie amiche sono andate al bar e io sono rimasta ad aspettarle in aula .. per più di un’ora sono stata lì da sola. Io non sarei riuscita a rimanere da sola per così tanto tempo una di loro, senza dirle nulla. E quando sono rientrate nemmeno mi guardavano in faccia: mi sono sentita come sempre invisibile. È colpa mia? Mi chiedo cosa faccio di male, eppure sto fin troppo attenta a come tratto gli altri, forse è questo che sbaglio. Poi il fatto che penso se loro pensino che “sto in silenzio” ecc mi fa venire dubbi su me stessa, forti da farmi pensare che non riuscirò a fare amicizia, a non riuscire a fare il mio lavoro, a non riuscire a trasferirmi e a non riuscire a fare le cose da sola. Inoltre, mi affido moltissimo al giudizio altrui e da piccola mi rendo conto che ho avuto delle relazioni simbiotiche, cosa che ha portato a rovinare le amicizie. Me ne sono resa conto e cerco di non svilupparle di più ma sto prendendo purtroppo anche consapevolezza di quanto mi affido al giudizio degli altri e “vado” in base al loro. Il fatto di non riuscire a parlare con gli altri mi fa soffrire molto e non riesco a capire come fare. Non so se questo mio bisogno di approvazione degli altri sia un eccessiva sensibilità o qualche dipendenza dagli altri (affettiva?) o dal loro giudizio. Infine ho riflettuto che mi sono chiusa in questa mia “bolla” quando dopo essere stata presa in giro da piccola (elementari/medie), poi alle superiori sono diventata come un “camaleonte” adattandomi agli altri per non essere giudicata. Io cerco di riflettere molto ma spero che avendo fornito vari “pezzi” possiate darmi un’opinione generale.. grazie mille.

3 risposte degli esperti per questa domanda

Credo che la tua consapevolezza possa essere una buona premessa per intraprendere un percorso terapeutico in grado di valorizzare le tue risorse.

Bisogna però precisare che non sempre siamo predisposti a relazionarci con tutti ed è fondamentale riconoscere il proprio valore anche quando sentiamo il bisogno di stare da soli.

La strada per l'autostima è lunga e tortuosa e necessita di tanta buona volontà per andare a scoprire i momenti della vita dove non ci siamo sentiti amati e compresi per poi riprendere in mano, con più forza, ciò che adesso ci fa solo paura.

Dott.ssa Antonella Buonerba 

Dott.ssa Antonella Buonerba

Dott.ssa Antonella Buonerba

Salerno

La Dott.ssa Antonella Buonerba offre supporto psicologico anche online

Gentile Martina, probabilmente la sua timidezza è da attribuire ad un'insicurezza di fondo, che potrebbe trovare le sue radici nel fatto di essere stata presa in giro da piccola, ma non mi meraviglierei se ad esempio si fosse sentita trasparente e giudicata anche in famiglia. Dalla timidezza sicuramente si può guarire, soprattutto quando si è ancora giovani come lei, ma sarebbe opportuno pensare ad un percorso terapeutico per scoprirne le cause profonde ed acquisire una maggiore sicurezza di sé, laddove sarebbe curativa la stessa relazione terapeutica. Resto a sua disposizione,

Dottssa Ilaria Corleto 

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.

Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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