Problemi relazionali bambini

Angela

Buongiorno, sono la mamma di Andrea che ad agosto compirà sette anni. Quando e' nato io e suo padre non eravamo piu' una coppia, e' stata una relazione molto conflittuale. Abbiamo gestito i nostri rapporti affidandoci alle decisioni prese dal giudice a cui ci siamo rivolti. Nei primi due anni, in cui Andrea ha visto il papà quotidianamente per favorire la relazione padre-figlio sono stati i piu' difficili, non c'erano urla e rimproveri, ma molta tensione tra di noi.

Il papà è pieno di rabbia e rancore verso di me, perche' mi incolpa di non aver dato una vera famiglia al nostro bambino ed io piena di sensi di colpa ed ansia. Tuttavia con il bambino abbiamo sempre cercato di mantenere un'atmosfera, per quanto possibile, tranquilla e a vedere crescere Andrea sembrava che questo bastasse.

Andrea e' nato con parto cesareo programmato a 37 sett., alla nascita pesava 2.950, allattamento esclusivo al seno (fino ai tre anni, poi per addormentarsi la sera), ha imparato a camminare a 14 mesi e a parlare presto esprimendosi molto bene e correttamente, anche adesso ha una proprietà di linguaggio molto ricca.

All'età di due anni siamo partiti per una vacanza e siamo rimasti lontani dal papà per quasi 50 giorni, previo accordo con lui con la possibilità di vederlo. In quel periodo i nostri disaccordi erano molto forti (suo padre non ha mai smesso di credere che un giorno saremmo tornati insieme. Al contrario io non ho mai pensato di poterlo fare. Sono convinta che suo padre abbia un disturbo di personalità "paranoide", avallata anche dalla psicologa che ci ha seguito per diversi mesi, ma lui rifiuta di farsi aiutare) ed è proprio in quel periodo che ho notato per la prima volta che Andrea aveva qualcosa di diverso nello sguardo, sembrava pensare ad altro con lo sguardo triste ed assente, ha cominciato a chiedere del padre a cui io non sapevo dare una risposta, perche' il papà si rifiutava di incontrarci. Lo ha chiesto varie volte con un tono di voce sempre piu' basso fino a diventare un sussurro, poi di punto in bianco ha iniziato a balbettare. In quell'occasione ho chiamato suo padre e ci siamo chiariti. Il pediatra mi ha consigliato di non rimproverarlo o corregerlo e di essere pazienti. Abbiamo cercato un'atmosfera tranquilla per il suo bene e nel giro di un mese le balbuzie sono cessate. Ma da allora quello sguardo in Andrea a volte torna.
E' tornato quando ha iniziato l'asilo. Andrea ha tolto il pannolino tardi a 3,5, perche' si rifiutava di sedersi sul wc o vasino, ma da quando l'ha tolto non ha mai avuto incidenti. Lo svezzamento e' avvenuto a 6 mesi e fino a quando ho usato omogenizzati (due anni) non ho avuto problemi, ma con il cibo a pezzetti e' iniziato l'inferno. Non aveva problemi di masticazione perche pane, crackers e biscotti li addentava, ma il rifiuto di alcuni alimenti come la pasta dai formati grandi. Per molto tempo ho dovuto frullare tutto. Penso che i cambiamenti nella sua routine lo mettano in ansia e non solo devo imboccarlo io, perche lui si rifiuta di farlo ("altrimenti non mangio") cosi come il vestirlo (altrimenti non mi vesto), ma piu' che con rabbia lo dice con dispiacere.

All'ingresso della scuola dell'infanzia parlando con le maestre, mi accorgo che Andrea nell'ambiente scolastico regredisce, nonostante sappia parlare perfettamente leggere e conosce piu' cose dei compagni, si comporta come non ha mai fatto, si mette in un angolino, si rifiuta di guardare le maestre e si lecca le scarpe, sbriciola i crackers e li mangia leccandoli, si fa aiutare in bagno dicendo che non lo sa fare, non si difende quando viene picchiato da un altro bambino e comincia a isolarsi dagli altri. Prendo un appuntamento da un neuropsichiatra infantile, ma il padre si rifiuta. Sono stata una mamma iperprotettiva? Forse e' colpa mia. Da un paio d'anni Andrea si veste da solo non si fa piu' imboccare e nessuna regressione a scuola. In I° elem. la maestra mi dice "penso che Andrea sia un bambino plusdotato" e quindi va motivato piu' degli altri. All'ultimo incontro sulla paggella tutti 10 "perche' di piu' non potevamo" dicono le maestre, descrivendo la sua intelligenza ed intuizione eccellente. Ma....Andrea continua a non relazionarsi con i pari, non ha invece problemi con gli adulti estranei e le figure a lui familiari, compresi i pari. Ed in classe sembra lontano con lo sguardo, ma quando viene ripreso ripete tutta la lezione. Un anno fa ha iniziato uno sport di squadra, ma nonostante nel calcio sia molto bravo, in campo si bloccava e quando l'ambiente e' diventato troppo competitivo ha lasciato, lui non accetta di non essere il migliore. Cosa posso fare per aiutarlo? Anche se sono molto presente non riesco a capire che messaggio cerca di dare a noi genitori e se bastiamo noi ad aiutarlo. Grazie per l'aiuto che mi vorrete consigliare e mi scuso per la lunghezza della lettera, ma ho cercato di darvi piu' indizi possibili.

Buona giornata

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