La storia di Luca e Martina
Luca e Martina stanno insieme da sette anni. Non ci sono litigi particolari, non ci sono tradimenti, non ci sono neppure momenti indimenticabili. Le loro giornate scorrono tranquille: sveglia, lavoro, cena, qualche film la sera, una torta nel weekend, una vacanza programmata con largo anticipo.
Un giorno, mentre apparecchiano, Martina chiede a Luca:
“Ma tu sei felice?”
Luca risponde con un sorriso incerto: “Credo di sì… è quello che si fa, no?”
Non era infelice, ma nemmeno innamorato come una volta. Era dentro una relazione che non lo feriva, ma lo addormentava. Luca e Martina scoprono così la domanda che molte coppie evitano: stiamo insieme per amore o per abitudine?
La routine come fattore psicologico di sicurezza
In psicologia, l’essere umano cerca pattern prevedibili: ciò che è familiare diminuisce l’ansia. Anche la coppia diventa un sistema di sicurezza emotiva. La routine abbassa la tensione e stabilizza l’identità, ma allo stesso tempo può ridurre la curiosità verso il partner.
La ricerca sulle relazioni lunghe mostra che:
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La routine favorisce la stabilità, ma
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La mancanza di novità riduce dopamina e desiderio.
Per questo nella coppia può comparire una sensazione di “calma grigia”, più rassicurante che appassionante.
Esercizio 1: Le Mappe della Sicurezza
Scrivi due liste:
A. Cose che nella relazione ti danno sicurezza.
B. Cose che nella relazione sono prevedibili al punto da spegnere il desiderio.
Confronta le due colonne: dove sicurezza e stagnazione si sovrappongono?
Amore, attaccamento e bisogno di appartenenza
Secondo la Teoria dell’Attaccamento (Bowlby), il legame affettivo nasce per soddisfare bisogni di:
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protezione,
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continuità,
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riconoscimento.
In età adulta, la coppia può diventare un luogo dove ci sentiamo “tenuti insieme” più dal bisogno che dalla scelta. A volte restiamo perché l’altra persona:
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ci conosce meglio di chiunque altro,
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rappresenta la nostra identità,
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è intrecciata alle nostre abitudini quotidiane.
Ma l’identità condivisa non è l’amore, è solo il contesto dell’amore.
Esercizio 2: Io senza noi
Scrivi su un foglio:
Chi sono io senza questa relazione?
Non descrivere l’assenza dell’altro, descrivi te stesso. Se emergono solo vuoti, potrebbe essere attaccamento, non amore.
Amore maturo: scelta, non automatismo
L’amore non è l’emozione dei primi mesi, ma la capacità di rinnovare lo sguardo. Quando l’altro non ci sorprende più, spesso è perché non lo osserviamo più, non perché sia cambiato.
L’amore maturo:
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non cresce da solo,
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richiede intenzione,
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vive nella curiosità,
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si fonda sulla libertà di scegliere di rimanere.
L’abitudine diventa amore solo se attraversa la consapevolezza: rimango perché ti vedo, non solo perché ti conosco.
Esercizio 3: Il Rito della Curiosità
Per una settimana chiedi ogni giorno al partner:
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Cosa ti ha emozionato oggi?
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Quale pensiero ti ha sorpreso?
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Quale desiderio hai per questi mesi?
Non commentare. Ascolta.
Rinnovare la relazione senza dover ricominciare
Non serve cambiare partner per cambiare relazione: la psicologia di coppia dimostra che la novità è un’esperienza condivisa, non una caratteristica di un’altra persona.
Strategie pratiche:
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introdurre attività mai sperimentate insieme,
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creare spazi di autonomia (che alimentano l’attrazione),
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praticare gratitudine specifica, non generica,
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rinegoziare i ruoli ogni volta che la vita cambia
Sessualità: tra desiderio, prevedibilità e connessione
La sessualità è spesso il primo linguaggio a cambiare quando una relazione si stabilizza. Molte coppie interpretano una diminuzione del desiderio come una perdita d’amore, ma la psicologia e la neurobiologia dei legami affettivi mostrano un quadro diverso.
Neurobiologia del desiderio nelle relazioni lunghe
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Nei primi mesi prevale dopamina (novità, eccitazione, ricerca).
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Nelle relazioni stabili prevale ossitocina e vasopressina (attaccamento, sicurezza, cura).
Il corpo passa da uno stato di “caccia” a uno di “protezione”. Questo cambiamento:
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riduce l’urgenza sessuale,
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aumenta la profondità emotiva.
In altre parole: il desiderio si trasforma, non scompare. La passione non è un’impennata costante, è una capacità che va coltivata.
Desiderio e autonomia: perché la distanza è erotica
Secondo la psicoterapeuta Esther Perel, il desiderio erotico nasce dove ci sono:
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curiosità verso l’altro,
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percezione di alterità,
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spazio di autonomia.
Troppa fusione annulla l’immaginazione erotica. Quando il partner diventa totalmente prevedibile, il corpo smette di desiderarlo non per mancanza d’amore, ma per eccesso di vicinanza.
Il desiderio ha bisogno di:
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spazio, non solo di tempo;
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immaginazione, non solo di presenza.
La comunicazione erotica: parlare senza giudizio
Molte coppie parlano di sesso solo quando c’è un problema, rendendo il tema un luogo di tensione. La comunicazione erotica sana è:
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non giudicante,
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curiosa,
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orientata alla scoperta,
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centrata sui desideri, non sulle mancanze.
Dire “vorrei” funziona meglio di “non facciamo mai”.
Esercizio 4: La Mappa dei Desideri Non Detti
Ognuno scriva individualmente:
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Cosa mi piacerebbe esplorare sessualmente?
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Cosa mi mette a disagio, ma mi incuriosisce?
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Cosa vorrei ricevere o dare di più?
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Qual è un confine che desidero mantenere?
Scambiate le risposte senza commentare per 24 ore. Il giorno dopo, scegliete insieme una sola cosa piccola da sperimentare.
Rituali per alimentare l’erotismo nella routine
La sessualità non è solo atto, è anticipazione. I rituali erotici sono pratiche ripetitive che preparano il corpo e la mente al desiderio, senza obbligo di prestazione.
Esempi di rituali:
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massaggio settimanale di 20 minuti senza finalità sessuale obbligatoria,
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una doccia insieme con musica scelta a turno,
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un momento settimanale di “coccole lente e senza telefoni”.
Il desiderio cresce nella tessitura dell’attesa, non nella pressione dell’atto.
Esercizio 5: Il Contatto Consapevole
Per 10 minuti, toccatevi senza parlare e senza cercare zone erogene subito. Seguendo queste regole:
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nessuna fretta,
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l’obiettivo non è il sesso,
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respirate insieme,
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osservate come cambia la percezione dell’altro.
Dopo l’esercizio, condividete una sola frase:
“Mi è piaciuto quando…”
Quando la routine sessuale diventa un campanello d’allarme
Una riduzione del desiderio può essere normale, ma se la sessualità diventa:
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carica di tensione,
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evitata con ansia,
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priva di intimità emotiva,
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motivo di disprezzo o vergogna,
potrebbe indicare non abitudine, ma sofferenza relazionale o identitaria. Non è la mancanza di sesso a parlare, ma ciò che rappresenta.
In questi casi, un percorso psicologico di coppia può diventare spazio sicuro per rinegoziare desideri, limiti e paure.
L’erotismo come scelta consapevole
L’erotismo non appartiene alla giovinezza o al “nuovo”. È una competenza relazionale, il frutto di libertà, cura e immaginazione.
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L’amore può esistere senza sesso.
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Il sesso può esistere senza amore.
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Ma l’intimità erotica consapevole nasce solo dall’incontro di scelta e curiosità.
Il desiderio non torna da solo: lo si invita.
Rinnovare la relazione senza dover ricominciare
Non serve cambiare partner per cambiare relazione: la psicologia di coppia dimostra che la novità è un’esperienza condivisa, non una caratteristica di un’altra persona.
Strategie pratiche:
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introdurre attività mai sperimentate insieme,
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creare spazi di autonomia (che alimentano l’attrazione),
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praticare gratitudine specifica, non generica,
-
rinegoziare i ruoli ogni volta che la vita cambia
Esercizio 6: La Settimana dell’Inedito
Per 7 giorni:
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fate una cosa mai fatta prima insieme (anche piccola: un percorso, una ricetta, una passeggiata in un luogo nuovo).
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scrivete in un quaderno condiviso: cosa ho scoperto di te oggi?
Conclusioni
Amore e abitudine non sono nemici: l’abitudine può essere la base solida su cui l’amore cresce, ma diventa problematica quando sostituisce il sentimento. La vera sfida psicologica è trasformare la routine in un terreno fertile, dove la scelta di amarsi ogni giorno rinnova il legame invece di consumarlo. La differenza tra amore e abitudine non sta nella durata, ma nel movimento.
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L’abitudine è statica.
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L’amore è dinamico, anche nella quiete.
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L’abitudine tiene legati; l’amore scioglie e ricompone, permette la crescita, accetta l’evoluzione.
In fondo, la domanda più autentica non è: “È amore o abitudine?”
ma: “Stiamo crescendo o solo restando?”
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Bibliografia Essenziale
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Ainsworth, M. D. S. (1967). Infancy in Uganda: Infant Care and the Growth of Love.
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Bowlby, J. (1969/1982). Attachment and Loss. Vol. 1: Attachment.
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Stern, D. (1985). The Interpersonal World of the Infant.
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Perel, E. (2006). Intelligence Erotique (Mating in Captivity, trad. It.). Milano: Feltrinelli.
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