Quale ruolo svolge il corpo nei processi mentali ed emotivi che influenzano la nostra salute psicologica? E in che modo contribuisce alla qualità della nostra vita quotidiana? Sono domande che meritano attenzione, perché la risposta non è così immediata come potrebbe sembrare.
Nel suo volume Bodyfulness (2018), Christine Caldwell propone una prospettiva che supera l’idea tradizionale del corpo come semplice “contenitore” della mente. Secondo la sua visione, il corpo rappresenta il luogo stesso dell’esperienza: non un oggetto da gestire, ma una dimensione viva e dinamica che ci definisce mentre respiriamo, agiamo, pensiamo e interagiamo con gli altri. È un invito a riconoscere la nostra natura integrata, fatta di movimento, consapevolezza, quiete e partecipazione.
Questa distinzione linguistica tra “avere” un corpo ed “essere” un corpo non è soltanto teorica. Parlare di possesso introduce una distanza, come se il corpo fosse qualcosa di esterno a noi; al contrario, considerarlo parte di ciò che siamo ci richiama a un rapporto più diretto, immediato e responsabile con le nostre sensazioni e i nostri stati interni.
Quando trattiamo il corpo come un accessorio, tendiamo a rinviare l’ascolto dei segnali che invia: piccole tensioni, stanchezze ignorate, fastidi ricorrenti. Proprio come accade quando si accumulano stoviglie nel lavello, rimandare la cura rende poi più difficile intervenire. Un ascolto tardivo può infatti trasformare un semplice disagio in un disturbo più complesso.
Caldwell evidenzia come l’attenzione alle sensazioni fisiche possa fornire informazioni più affidabili rispetto alla sola analisi mentale. Una riflessione eccessivamente cognitiva rischia di allontanarci da ciò che il corpo ci comunica, portando a trascurare segnali precoci di stress o malessere. Spostare l’attenzione dall’idea di “avere” un corpo all’esperienza di “essere” un corpo favorisce invece un coinvolgimento più autentico e immediato.
Un esercizio semplice per coltivare la bodyfulness
Puoi sperimentare questa prospettiva con una breve pratica di consapevolezza corporea.
- Inizia seduto, senza modificare la tua postura abituale. Chiudi gli occhi.
- Porta l’attenzione alle spalle: percepisci la loro posizione, il livello di tensione, l’appoggio.
- Dirigi poi l’attenzione alla zona degli occhi e della fronte. Nota se stai involontariamente cercando di mettere a fuoco, interpretare o concentrarti. Osserva queste sensazioni senza intervenire.
- Ascolta ora il tuo respiro. È corto? È irregolare? Hai il bisogno spontaneo di inspirare più profondamente?
- 5. Rimani per qualche momento con queste percezioni: spalle, fronte, occhi, zona lombare. Osserva, senza modificare nulla.
- Quando te la senti, introduci dei movimenti lenti: muovi le spalle, il collo, il bacino, le braccia. Espandi il movimento verso l’alto e ai lati, coinvolgi anche il viso. Respira in modo pieno e consapevole.
- Apri gli occhi e torna a percepire il corpo nel suo insieme e lo spazio che ti circonda. Nota eventuali differenze rispetto a quando hai iniziato.
Questo semplice esercizio aiuta a ricollegarsi ai propri stati interni e a rafforzare la capacità di ascolto corporeo. Con la pratica, la bodyfulness diventa uno strumento concreto per sostenere autonomia, consapevolezza e cambiamento.
Le sessioni individuali di coaching somatico e di psicologia somatica offrono un contesto strutturato in cui sviluppare queste competenze, trasformando l’esperienza corporea in risorse utili nella vita quotidiana.
Se desideri approfondire l’argomento, è possibile prenotare un incontro conoscitivo di circa 30 minuti con la dottoressa Serena Rosso, psicologa a Torino.
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