L’espressione “elephant in the room” è di origine britannica e sta a simboleggiare una verità che viene ignorata o sminuita, anche se ovvia e ben visibile a tutti.
Psicologia e psicoterapia vengono culturalmente associate alla cura della mente o dell’anima e benché nella psicoanalisi freudiana vi fosse un accenno al corpo e al suo uso, col tempo si è teso sempre più verso una scissione tra mente e corpo. Questo ben si accordato con la tendenza occidentale a concentrarsi sul pensiero più che sul sentire. Il corpo diventa così l’"elefante nella stanza": è ben visibile nelle sue manifestazioni e cambiamenti ma spesso è ignorato o non considerato.
Nella nostra quotidianità siamo sempre più abituati a focalizzarci su obiettivi e prestazioni a discapito di qualsiasi segnale che viene inviato dal nostro corpo. Ignoriamo la stanchezza, i dolori, le contratture e i sintomi di disturbi fisici fino a quando non interferiscono con i nostri obiettivi; solo così il nostro elefante nella stanza diventa magicamente visibile.
Nella comunicazione con gli altri c’è una tendenza a concentrarsi più sulle parole che sul modo in cui queste vengono dette. Le comunicazioni non verbali però arrivano in modo inconsapevole a noi, attivando dei nostri schemi. Se non prendiamo consapevolezza di questo, potremmo non comprendere quello che ci succede e come ci sentiamo in determinate situazioni o con alcune persone e perché il nostro corpo agisce in un certo modo.
Mente, corpo, relazioni ed emozioni sono strettamente connesse e interdipendenti. Non prendere in considerazione una di queste equivale a privare la persona della sua interezza.
Quando lo si sa guardare e ascoltare, il corpo parla in modo forte e chiaro, dando segnali su quanto una situazione sia sicura o meno per la persona (Ogden e Fisher, 2016). Ci sono quindi immancabilmente una serie di azioni, gesti ed espressioni che mostrano in maniera molto diretta cosa sta succedendo dentro di noi. Perché ignorarli?
L’occhio terapeutico è allenato a individuare espressioni discrepanti, gesti chiave, posture, azioni e microazioni che il paziente mette in atto al di fuori della propria consapevolezza. La psicoterapia a mediazione corporea permette al paziente di imparare a conoscere e ad avere consapevolezza dei segnali specifici del proprio corpo, a prendere dimestichezza con ciò che lo alberga.
La consapevolezza di ciò che si muove dentro di sè permette maggiore consapevolezza di quello che sta succedendo nei vari livelli e porta ad integrazione.
Nessuna risposta automatica del corpo è "giusta" o "sbagliata".
Le sensazioni del nostro corpo possono apparire strane e pericolose se non siamo abituati ad ascoltarle; la nostra mente deve essere rieducata al sentire. Continuando ad ignorare il corpo e a trattarlo come se non esistesse, non perdiamo solo le sensazioni brutte e dolorose, ma anche quelle di benessere e piacere (Van Der Kolk, 2014).
“Per riacquistare grazia e salute dobbiamo sentire ogni parte del corpo. [...]” (Lowen, 1991, pg 73)
Bibliografia
- Ogden P. e Fisher J. (2016), Psicoterapia sensomotoria. Milano:Raffaello Cortina Editore.
- Lowen A. (1991), La spiritualità del corpo, Roma: Astrolabio.
- Ruggieri V. (1999), Mente corpo malattia. Roma: Il Pensiero Scientifico.
- Van der Kolk B. (2014), Il corpo accusa il colpo. Milano: Raffaello Cortina Editore.
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