La psicologa ci ha buttati nello sconforto più totale, perchè già alla prima seduta ha diagnosticato disturbi dissociativi pre psicosi.

caterina

salve, ho un filgio di 18 anni che dopo vari inviti a consultare uno psicologo, si è deciso, me lo ha chiesto e lo abbiamo subito accontentato. la risposta della psicologoca ci ha buttati nello sconforto più totale, perchè già alla prima seduta ha diagnosticato disturbi dissociativi pre psicosi. ha consigliato di andare da un psichiatra per una cura farmacologica. Noi ora non sappiamo come comportarci con lui che non ci parla di niente e la psicolaga non si sbottona più di tanto essendo il ragazzo maggiorenne. I genitori di figli maggiorenni devono restare nell'ombra senza avere nessun consiglio su come comportarsi? Il ragazzo è molto restio nel parlare, come se noi fossimo i suoi peggiori nemici, in più passa il suo tempo tra computer, video giochi e anime giapponesi.(il problema per noi partiva da tutto ciò) Cosa possiamo fare per aiutarlo?

5 risposte degli esperti per questa domanda

Salve signora, solo la dott.sa Maria Rita Torrisi, beh non saprei quale sia la strategia della collega nel non coinvolgervi nella terapia di vostro figlio che, se è vero che ha 18 anni, è anche vero che siamo di fornte alle vostre preoccupazioni e di una diagnosi che non vuol dire nulla se non vi spiega come fare a relazionarvi con lui. capisco la sua preoccupaione, chiedete un appuntamento con la psicologa in cui coinvolga tutti e tre e che la motivazioneche  è maggiorenne non vuol dire nulla perchè voi non potete rimanere all'oscuro quando si parla di farmaci e di diagnosi pre-psicotica. chidete un incontro tutti è tre perchè è anche possibile che il problema sia nella relazione all'interno della vostra famiglia e voi, capendo quale sia il problema, potete di contro aiutare vostro figlio. mi dispiace non essere più esaustiva di così ma le informazioni sono poche e non so la collega che tipo di strada stia intraprendendo e che strategia abbia per affrontare questo.

Gentile sig.ra,

secondo il mio approccio quando ci troviamo di fronte a problemi, che come lei descrive, sembrano di una certa gravità, i genitori sono risorse importantissime indipendentemente dal fatto che i figli siamo maggiorenni o minorenni.

Non ho capito se suo figlio ha iniziato la psicoterapia accanto alla terapia farmacologica, se così non fosse, la incoraggio a cercare questo tipo di aiuto e a far presente alla collega che voi avete bisogno di essere d'aiuo per vostro figlio.

Naturalmente, sarete voi a scegliere che tipo di psicoterapia vi sia più consona, alcuni, per esempio, preferiscono la terapia individuale e si affidano a quelle che sono le decisioni e gli strumenti del terapeuta, sapendo che ciò che è riferito in stanza di terapia non può essere portato fuori perchè sotto segreto professionale.

Altri preferiscono avere un ruolo maggiormente attivo nella funzione di aiuto ed in questo caso potrebbe essere più consona una terapia familiare.

Spero di essere stata chiara, comprendo il senso di frustrazione davati alla sofferenza di un figlio e quanto questo possa essere difficile da sopportare, spero riusciate a scegliere la strada migliore per voi.

Cordialmente

Gentile Caterina,

capisco la sensazione che puoi provare in questo momento sentendoti come messa da parte in una questione per la quale ti senti invece in prima linea visto che il diretto interessato è tuo figlio. Ora, non potendo mettere bocca sulla diagnosi, non conoscendo direttamente la situazione, mi sento di chiederti perchè ti spaventa così tanto la possibilità di chiedere un consulto psichiatrico. Perchè ti fa paura? E' forse più quello che la figura dello psichiatra rappresenta nel tuo immaginario rispetto a quello che è nella realtà. Considera che lo psichiatra e lo psicologo lavorano sulla stessa cosa, solo che lo psichiatra in più può prescrivere farmaci se lo ritiene opportuno. Ciò non vuol dire che tuo figlio è matto, ma solo che potrebbe necessitare di un piccolo supporto per un periodo di tempo in modo che il percorso che fa dalla psicologa abbia maggiori risultati.

Il fatto che la psicologa non ti dica nulla su quanto avviene in seduta terapeutica è assolutamente normale, fa parte del rapporto che si instaura tra psicologo e paziente. Se tuo figlio sapesse che lei parla con te, finirebbe che non si fiderebbe più di lei e oltre a non dire nulla a te non parlerebbe più nemmeno con lei.

Certo, capisco che sentirsi fare una diagnosi alla prima seduta può essere un po' frettoloso e poco obiettivo...

So che il momento è particolare. Ma come si trova tuo figlio con la sua psicologa? Se è riuscito a stabilire un buon rapporto devi solo aspettare che la terapia faccia effetto. Ma se non riesci a fidarti di lei, cambia terapauta. E' fondamentale avere una buona dose di fiducia con il terapeuta del proprio figlio. Devi fidarti di lei per seguire i suoi consigli. Se questa fiducia non c'è cambiate, ma ricorda che soprattutto tuo figlio deve fidarsi, la terapia è la sua.

Pensaci.

Sono a tua disposizione. Eventualmente, anche per essere solo tranquillizzata, non esitare a chiamarmi.

Buonasera signora, comprendo che non è facile affrontare la situazione che lei descrive. Ma se suo figlio sta continuando ad andare presso la  psicologa che avete contattato, siete già riusciti a dargli  un aiuto importante, cioè gli avete procurato uno spazio tutto suo dove possa essere aiutato a dare un senso al suo disagio e a gestirlo senza essere giudicato. In questi casi  è sicuramente importante che anche voi genitori abbiate un sostegno psicologico per rapportarvi serenamente con vostro figlio  e per affrontare tutti i vostri dubbi . E' opportuno che voi genitori vi facciate seguire da altra/o psicologa/o differente da chi già segue vostro figlio.

Gentile signora, 

La sua preoccupazione è più che comprensibile, tuttavia le chiederei se la psicologa ha fatto proprio questa diagnosi o solo delle ipotesi, perchè difficilmente in una seduta e senza l'ausilio di rest si può avere un quadro chiaro di dei sintomi che sono anticipatori di una psicosi. Tuttavia in questi casi è opportuno coinvolgere anche i familiari nell'intervento ma quando i figli non lo vogliono, può avvenire solo quando suo figlio avrà raggiunto una buona alleanza con la psicologa, altrimenti rifiuterà il vostro coinvolgimento. 

Provi a farsi spiegare meglio da questa collega qual'è lo scopo di questa sua scelta, e di dare la vostra, a mio parere indispensabile, disponibilità a collaborare nell'intervento su suo figlio.

Un caro saluto

Dott.ssa Simona Guglielmucci

Dott.ssa Simona Guglielmucci

Roma

La Dott.ssa Simona Guglielmucci offre supporto psicologico anche online