Cari Genitori,
prima di tutto, è fondamentale riconoscere e accogliere il vostro stato emotivo. La sensazione di impotenza che provate, soprattutto quando il comportamento di vostro figlio sembra non avere una "soluzione immediata", può portare alla frustrazione e a discussioni tra voi genitori. Questo è normale, ma è anche importante prenderne consapevolezza e cercare di affrontarlo insieme, come coppia. La genitorialità è un percorso difficile e può far emergere sentimenti di sofferenza, ma con il supporto reciproco potrete farcela.
Ora parliamo del piagnisteo del vostro bambino. Cosa produce questo comportamento?
- Disperazione nei genitori: Il pianto, che può sembrare ripetitivo e ingiustificato, è una risposta che, purtroppo, diventa frustrante per voi.
- Travolge il bambino: Il pianto può far sentire il bambino sopraffatto, senza la possibilità di esprimere chiaramente le sue emozioni o necessità.
Ma cos'é il piagnisteo e qual è la sua funzione?
In questo caso, il pianto del vostro bambino potrebbe essere visto come un "ponte" o una fase di passaggio che avviene tra la sua emozione e la risposta che voi, come genitori, gli date. Sebbene possa sembrare illogico, il pianto è spesso il mezzo con cui i bambini cercano di adattarsi a una richiesta che non sanno come gestire altrimenti.
Anche se il pianto sembra senza senso:
"Vuoi mangiare il gelato? No! Piangendo, ma poi lo mangia e gli piace",
non dimentichiamo che per il bambino è una modalità di risposta che si porta dietro fin dai primi giorni di vita. È importante ricordare che il neonato all'arrivo nel mondo piange, non per la perdita del paradiso, il grembo materno, ma perché gli MANCA L'ARIA.
Vois stessi scrivete che il vostro bambino è dolce e obbediente, con molte qualità. Questo ci dice che il comportamento che descrivete non è costante, ma si manifesta in determinate situazioni. Ipotizziamo allora si trattai di una risposta a qualcosa che accade in quel preciso momento, forse legato alle richieste dirette che gli vengono fatte.
Inoltre, avete sottolineato che siete genitori molto presenti e che lavorate da casa. Questo è un aspetto importante, perché potrebbe darsi che il pianto del bambino sia una risposta a una percepita "eccessiva presenza" da parte vostra, non alla sua assenza. Quando ci si sente continuamente sotto pressione per soddisfare richieste, a volte il bambino reagisce in modo più emotivo, quindi con il pagnisteo.
Cosa fare?
Il primo passo potrebbe essere quello di aiutare vostro figlio a passare dal pianto alla parola. Ha cinque anni, ed è possibile che, con il tempo e con il giusto supporto, impari a esprimere le sue emozioni con parole, piuttosto che con il pianto. È anche importante capire che rapporto ha con il linguaggio: parla bene? Riuscire a parlare con lui in modo più chiaro potrebbe ridurre il pianto come forma di espressione.
Nel frattempo, è fondamentale non perdere la pazienza e non insistere in modo eccessivo. Dare al bambino uno spazio per reagire alle richieste potrebbe aiutarlo a non sentirsi sopraffatto. Se un comportamento diventa un meccanismo ripetitivo, provate a cambiare approccio: ad esempio, se solitamente rispondete in un certo modo al pianto e questo peggiora la situazione, provate a reagire diversamente, con un po’ di sorpresa o cambiando il ritmo delle richieste.
Infine, è importante ricordare che i bambini vivono molto nel presente, e non sempre ricordano le spiegazioni che gli vengono date. Non fissatevi troppo sulla "ragione" o sul cercare di spiegare tutto razionalmente. Spesso, l'efficacia dell'educazione si manifesta solo nel tempo, quindi non scoraggiatevi se i risultati non sono immediati.
Vi invito a essere pazienti con voi stessi. I bambini crescono e cambiano, e con il giusto supporto anche questo comportamento potrà evolversi.
Un saluto affettuoso,
Dr. Edison Palomino
Psicologo Psicoterapeuta