Mio figlio di 5 anni è da sempre molto piagnucolone e rifiuta tutto, cosa possiamo fare?

Cellamare

Gentili Psicologi, buongiorno. Ho due figli, 5 e 2 anni. Sono diversi come il giorno e la notte. Il grande è, da sempre, e intendo fin da neonato, dal primo giorno, molto tendente al pianto, insonne e inappetente. Inizialmente risvegli ogni ora di notte. Parto difficile. Inizio di relazione complicato, non riuscivo a gestire il bimbo da sola, a causa di una depressione post partum, diagnosticata e per cui ho fatto terapia, e del lavoro che ho ricominciato subito. Crescendo purtroppo il carattere è peggiorato, non è un bambino che fa capricci o che urli, il classico comportamento sfidante. Lui fa piagnistei. Vuoi andare al parco? Piagnisteo (anche se ci vuole andare e poi si diverte). Vuoi mangiare il gelato (no, piagnisteo, ma poi lo mangia e gli piace). Giochiamo assieme a xyz? Piagnisteo... e così per qualsiasi cosa. Anche cose che ha richiesto lui stesso poco prima. Per il resto è molto obbediente, dolce, ha tante belle qualità, che però vengono mascherate da questo continuo atteggiamento che è snervante. Col fratello va d'accordo, si cercano molto e sono molto coccoloni a vicenda. Io e mio marito invece siamo stanchissimi, questo comportamento, all'apparenza banale, ci ha lentamente logorati. Oltre a causare litigi tra noi, che diventiamo di cattivo umore. Cosa possiamo fare per migliorare un po' le cose? Sicuramente è una richiesta di attenzioni, ma come facciamo a dargli le attenzioni in modo giusto, se siamo senza più energie e veramente frustrati da questo comportamento? Sottolineo che entrambi lavoriamo da casa part time e passiamo molto tempo con i bambini, per scelta, non è che li vediamo solo nel fine settimana, o un'oretta la sera, in quel caso capirei di più questo modo di fare. Anche i nonni ci aiutano e sono presenti. A scuola il comportamento si ripete, ma in modo molto più sporadico. Vi ringrazio per l'attenzione ed eventuali spunti di riflessione.

3 risposte degli esperti per questa domanda

Cari Genitori,

prima di tutto, è fondamentale riconoscere e accogliere il vostro stato emotivo. La sensazione di impotenza che provate, soprattutto quando il comportamento di vostro figlio sembra non avere una "soluzione immediata", può portare alla frustrazione e a discussioni tra voi genitori. Questo è normale, ma è anche importante prenderne consapevolezza e cercare di affrontarlo insieme, come coppia. La genitorialità è un percorso difficile e può far emergere sentimenti di sofferenza, ma con il supporto reciproco potrete farcela.

Ora parliamo del piagnisteo del vostro bambino. Cosa produce questo comportamento?

  1. Disperazione nei genitori: Il pianto, che può sembrare ripetitivo e ingiustificato, è una risposta che, purtroppo, diventa frustrante per voi.
  2. Travolge il bambino: Il pianto può far sentire il bambino sopraffatto, senza la possibilità di esprimere chiaramente le sue emozioni o necessità.

Ma cos'é il piagnisteo e qual è la sua funzione?

In questo caso, il pianto del vostro bambino potrebbe essere visto come un "ponte" o una fase di passaggio che avviene tra la sua emozione e la risposta che voi, come genitori, gli date. Sebbene possa sembrare illogico, il pianto è spesso il mezzo con cui i bambini cercano di adattarsi a una richiesta che non sanno come gestire altrimenti.

Anche se il pianto sembra senza senso:
"Vuoi mangiare il gelato? No! Piangendo, ma poi lo mangia e gli piace",

non dimentichiamo che per il bambino è una modalità di risposta che si porta dietro fin dai primi giorni di vita. È importante ricordare che il neonato all'arrivo nel mondo piange, non per la perdita del paradiso, il grembo materno, ma perché gli MANCA L'ARIA.

Vois stessi scrivete che il vostro bambino è dolce e obbediente, con molte qualità. Questo ci dice che il comportamento che descrivete non è costante, ma si manifesta in determinate situazioni. Ipotizziamo allora si trattai di una risposta a qualcosa che accade in quel preciso momento, forse legato alle richieste dirette che gli vengono fatte.

Inoltre, avete sottolineato che siete genitori molto presenti e che lavorate da casa. Questo è un aspetto importante, perché potrebbe darsi che il pianto del bambino sia una risposta a una percepita "eccessiva presenza" da parte vostra, non alla sua assenza. Quando ci si sente continuamente sotto pressione per soddisfare richieste, a volte il bambino reagisce in modo più emotivo, quindi con il pagnisteo.

Cosa fare?

Il primo passo potrebbe essere quello di aiutare vostro figlio a passare dal pianto alla parola. Ha cinque anni, ed è possibile che, con il tempo e con il giusto supporto, impari a esprimere le sue emozioni con parole, piuttosto che con il pianto. È anche importante capire che rapporto ha con il linguaggio: parla bene? Riuscire a parlare con lui in modo più chiaro potrebbe ridurre il pianto come forma di espressione.

Nel frattempo, è fondamentale non perdere la pazienza e non insistere in modo eccessivo. Dare al bambino uno spazio per reagire alle richieste potrebbe aiutarlo a non sentirsi sopraffatto. Se un comportamento diventa un meccanismo ripetitivo, provate a cambiare approccio: ad esempio, se solitamente rispondete in un certo modo al pianto e questo peggiora la situazione, provate a reagire diversamente, con un po’ di sorpresa o cambiando il ritmo delle richieste.

Infine, è importante ricordare che i bambini vivono molto nel presente, e non sempre ricordano le spiegazioni che gli vengono date. Non fissatevi troppo sulla "ragione" o sul cercare di spiegare tutto razionalmente. Spesso, l'efficacia dell'educazione si manifesta solo nel tempo, quindi non scoraggiatevi se i risultati non sono immediati.

Vi invito a essere pazienti con voi stessi. I bambini crescono e cambiano, e con il giusto supporto anche questo comportamento potrà evolversi.

Un saluto affettuoso,

Dr. Edison Palomino
Psicologo Psicoterapeuta

Capisco quanto possa essere stancante e frustrante affrontare quotidianamente un comportamento che, seppur non esplosivo, logora nel tempo. Da quello che descrivi, tuo figlio sembra un bambino molto sensibile, con una predisposizione alla lamentela più che alla sfida aperta. È positivo che sia dolce, obbediente e che abbia un buon rapporto con il fratellino, ma capisco che il suo piagnisteo costante vi metta a dura prova. Spesso il lamento è un modo per gestire emozioni di frustrazione o insicurezza. Potrebbe essere un’abitudine appresa, un modo di esprimere il disagio o un bisogno di rassicurazione costante. Se a scuola lo fa meno, significa che ha una maggiore capacità di adattamento fuori casa. Con voi probabilmente si sente più libero di esprimere il suo disagio. A volte, senza volerlo, rafforziamo certi comportamenti con l’attenzione che gli diamo (anche se negativa). Se il piagnisteo diventa una strategia efficace per ottenere attenzioni, continuerà. Provate a ignorarlo quando si lamenta senza motivo, ma premiate i momenti in cui comunica senza piagnucolare: "Mi piace come me lo hai chiesto adesso, bravo!". A volte, quando una dinamica familiare è troppo cristallizzata, può servire un piccolo cambiamento: nuove routine, un weekend speciale solo con lui, una strategia condivisa con gli insegnanti per affrontare il problema anche a scuola. È un percorso che richiede tempo e pazienza, ma siete già molto attenti e consapevoli, quindi avete ottime basi per migliorare la situazione

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

La Dott.ssa Antonella Bellanzon offre supporto psicologico anche online

Buonasera, sembra che il rapporto con il "grande" sia stato fin da subito molto delicato: un parto difficile, una depressione post partum, forse anche l'allattamento... tutto ciò con il tempo sembra essersi radicato, soprattutto quando, all'età di tre anni è arrivato un nuovo fratellino che ha catturato le attenzioni della mamma e del papà. Come genitori potreste giovare di un supporto genitoriale che vi aiuti ad avvicinarvi a ciò che il vostro bambino sta esprimendo. Un cordiale saluto

Dott.ssa Prisca Puoti

Dott.ssa Prisca Puoti

Milano

La Dott.ssa Prisca Puoti offre supporto psicologico anche online