Cara Giuseppina,
le immagini dei bambini sanno essere potentissime. Parlano per loro quando le parole non bastano, o quando sono ancora troppo piccole per contenere tutto quello che sentono.
Il disegno che tuo figlio ha fatto ti avrà sicuramente colpita nel profondo: una bara, la nonna, la croce… e quei cuori spezzati che sembrano raccontare un’assenza che continua a farsi sentire, anche a distanza di anni. È naturale che tu ti chieda se sia il segnale di qualcosa di preoccupante.
Ma vorrei farti soffermare su un’altra cosa: tuo figlio non ha disegnato solo la nonna. Ha disegnato voi, insieme. Questo dice molto: parla di un legame, di un senso di protezione, di una cornice affettiva dentro cui anche la tristezza ha trovato uno spazio per essere accolta.
A sei anni, i bambini iniziano a elaborare concetti complessi come la morte in modo più simbolico. Anche se la nonna è venuta a mancare quando lui era molto piccolo, può averne raccolto ricordi raccontati, emozioni vissute negli altri, foto, sensazioni. E quel disegno potrebbe essere il modo in cui lui sta provando a tenere viva una presenza che in qualche modo sente ancora.
Non c’è nulla di patologico nel rappresentare la morte attraverso il gioco o il disegno. Anzi, può essere un segno prezioso di elaborazione interiore. La tua attenzione, il modo in cui lo hai accolto e ascoltato, è già di per sé una forma importante di accompagnamento emotivo.
Tieni vivo questo ascolto. Se dovessi notare segnali prolungati di disagio — come isolamento, regressioni, paure intense o ricorrenti — allora potrebbe essere utile un confronto con uno psicologo dell’infanzia. Ma, per ora, ciò che emerge è la profondità di un legame e la capacità di tuo figlio di darvi forma.
Sei una mamma attenta, e questo fa la differenza.
Con stima, Ottavio