Le sfide universitarie e l’ansia da esami
L’università non è solo un percorso di formazione accademica: rappresenta un passaggio simbolico e concreto verso la vita adulta. È un tempo di grandi possibilità, ma anche di incertezza, in cui si lasciano alle spalle le sicurezze, i ritmi e le dinamiche dell’adolescenza, per iniziare a confrontarsi con aspettative più complesse e con un mondo che chiede risultati, autonomia, scelte. In questo contesto, gli esami universitari non sono soltanto una prova di conoscenze: diventano il teatro in cui si mettono in scena la relazione con l’autorità, il bisogno di approvazione, la paura di fallire e, più in profondità, il confronto con se stessi e con l’immagine ideale che si desidera realizzare.
L’ansia da esami, infatti, raramente riguarda solo la materia da studiare. Spesso è la punta dell’iceberg di qualcosa di più ampio e profondo: il timore di non essere all’altezza, di deludere le aspettative proprie o altrui, di non riuscire a “diventare” ciò che si desidera o che si sente di dover essere. In un periodo già segnato da cambiamenti importanti – come il trasferimento in una nuova città, l’allontanamento dalla famiglia, l’inizio di relazioni nuove e diverse – l’ansia può farsi strada in modo subdolo, insinuandosi nelle giornate di studio, nei pensieri serali, nel corpo stesso, attraverso insonnia, tachicardia, stanchezza cronica o tensioni muscolari. È un’ansia che spesso si nutre del silenzio e della solitudine, e che cresce quando ci si sente costretti a “funzionare” sempre e comunque, senza spazio per mostrarsi fragili.
Il valore di un ascolto empatico
In questa fase così delicata, è fondamentale sapere che provare ansia non è segno di debolezza, ma una reazione profondamente umana alla pressione del cambiamento. A volte, dietro l’ansia da esame si nasconde la fatica di separarsi dall’immagine del “figlio perfetto” o dello “studente modello”, costruita negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza per soddisfare aspettative familiari o scolastiche. Altre volte è il timore, più inconscio, di entrare pienamente nella vita adulta, dove le scelte diventano più autonome ma anche più cariche di responsabilità, e dove l’errore non è più protetto da figure di riferimento immediate. L’esame, in questo senso, può essere vissuto come una sorta di giudizio identitario: non solo su ciò che si sa, ma su ciò che si è.
Il counselling psicodinamico può offrire uno spazio protetto e rispettoso dove portare queste emozioni e iniziare a dar loro un senso. In un dialogo empatico e autentico, è possibile esplorare non solo la paura dell’esame, ma ciò che quell’ansia rappresenta nella storia di ciascuno: la relazione con l’autorità, il bisogno di essere visti e riconosciuti, il conflitto tra autonomia e dipendenza, l’ambivalenza tra il desiderio di crescere e la nostalgia per le sicurezze perdute. Il lavoro psicologico in questa direzione non mira semplicemente a ridurre l’ansia, ma a comprendere il suo significato, a sciogliere i nodi affettivi che la alimentano, e a favorire una relazione più libera e consapevole con se stessi e con il proprio percorso.
Riscrivere la relazione con l’ansia
Imparare a vivere l’ansia da una prospettiva diversa significa iniziare un processo di maturazione emotiva. Quando ci si concede il tempo e lo spazio per riflettere su ciò che si prova, anche le sensazioni più scomode possono diventare occasioni di conoscenza. Il counselling permette di affrontare le sfide dell’università – e quelle che verranno – con una maggiore capacità di ascolto interiore, di regolazione emotiva e di fiducia nel proprio valore. È un invito a interrompere il ciclo del giudizio e della prestazione, per entrare in contatto con parti di sé spesso trascurate: la paura di non essere abbastanza, il bisogno di conferme, ma anche il desiderio autentico di riuscire, di affermarsi, di crescere.
Attraverso questo lavoro, l’ansia non scompare magicamente, ma può perdere il suo potere paralizzante. Può essere riconosciuta come un segnale, una richiesta, una bussola che orienta. E con il tempo, può trasformarsi in un alleato per crescere: non più solo un ostacolo da superare, ma una parte di sé da integrare, comprendere, accogliere. In questo modo, ogni esame, ogni sfida, ogni momento di incertezza può diventare l’occasione per abitare con più consapevolezza il proprio percorso di vita.
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