"Sei sempre il solito disastro", "Non ce la farai mai", "Hai fatto l'ennesima figuraccia". Se queste frasi ti suonano familiari, non stai perdendo la testa: stai semplicemente sentendo la voce del tuo critico interiore. Non è un disturbo mentale, è un fenomeno normale che accomuna praticamente tutti gli esseri umani. Il problema sorge quando questa voce diventa così forte da sabotare le nostre giornate, le nostre relazioni e i nostri obiettivi.
Ma da dove nasce questo commentatore interno così spietato? E soprattutto, come possiamo imparare a gestirlo senza farci schiacciare?
L'origine del critico: una protezione che diventa prigione
Il critico interiore non è nato per torturarci, ma per proteggerci. È un residuo evolutivo che ci avvertiva dei pericoli sociali: "Se fai questa cosa, il gruppo ti rifiuterà". Millenni fa, essere esclusi dalla tribù significava morte certa. Oggi, questa stessa voce ci sussurra: "Se non sei perfetto, nessuno ti accetterà".
Maria, prima di ogni riunione sente nella testa: 'Sicuramente dirai qualcosa di stupido e tutti capiranno che non meriti di essere qui'. Questa voce non nasce dal nulla: spesso è l'eco di critiche ricevute in passato (da genitori, insegnanti, coetanei) che abbiamo interiorizzato e che ora riproduciamo in automatico.
Il paradosso è che il critico interiore, nato per proteggerci dal giudizio altrui, finisce per essere il nostro giudice più severo. Ci anticipa sulla critica esterna diventando lui stesso il problema.
Riconoscere le strategie del Critico
Il critico interiore è un maestro del travestimento. Raramente si presenta dicendo "Ciao, sono qui per rovinarti la giornata". Invece, usa strategie sottili:
La generalizzazione catastrofica: "Hai sbagliato questa cosa, quindi sei un fallito in tutto". Prende un evento specifico e lo trasforma in una condanna universale.
Il confronto tossico: "Guarda come sono bravi gli altri, tu invece...". Ci spinge a confrontarci sempre con chi sembra migliore, ignorando i nostri progressi.
La lettura del pensiero: "Sicuramente pensano che tu sia incompetente". Ci convince di sapere cosa pensano gli altri, di solito nel modo più negativo possibile.
Il dovere tirannico: "Dovresti essere già a questo punto della vita". Ci crea aspettative irrealistiche basate su standard esterni.
Gestire il Critico: un pò di pratica
Prima tecnica: la distanza linguistica
Invece di pensare "Sono un idiota", prova a dire "Sto avendo il pensiero di essere un idiota". Questa piccola modifica linguistica crea distanza psicologica. Il pensiero non sei tu, è solo un contenuto mentale che attraversa la tua coscienza.
Seconda tecnica: l'interrogatorio socratico
Quando il critico attacca, non accettare passivamente. Fai domande:
- "Questa affermazione è davvero vera?"
- "Che prove ho a favore e contro?"
- "Cosa direi a un amico nella mia stessa situazione?"
Dopo aver ricevuto un feedback negativo al lavoro, invece di accettare il verdetto interno di "essere incompetente", ci si può chiedere: "È vero che sono incompetente o ho semplicemente commesso un errore in un'area specifica?" La risposta aiuta a vedere la situazione in modo più realistico.
Terza tecnica: la voce alternativa
Sviluppa una voce interiore compassionevole. Quando il critico attacca, rispondi con il tono che useresti con un amico caro. Non si tratta di autoconvincimento positivo, ma di equilibrio emotivo.
Quando il critico dice 'Hai studiato malissimo', la voce compassionevole risponde: 'Hai fatto del tuo meglio con il tempo che avevi. Non è perfetto, ma non sei perfetto e va bene così'".
Quarta tecnica: l'azione nonostante la critica
Il critico interiore vuole paralizzarci. La risposta più efficace è agire nonostante la sua presenza. Non aspettare che smetta di criticare per muoverti: fallo mentre lui parla.
Una volta avevo paura di pubblicare i miei articoli online per il timore delle critiche. Invece di aspettare che la paura sparisse, ho imparato a pubblicare mentre il critico mi diceva "Farai una figuraccia". Col tempo, l'azione costante ha ridotto il potere della voce critica.
Quinta tecnica: la gratitudine specifica
Quando il critico ci spinge a concentrarci solo sui nostri difetti, bilancia deliberatamente con la gratitudine per le tue qualità. Non serve essere generici ("Sono bravo"), ma specifici ("Sono stato paziente con mio figlio oggi anche se ero stanco").
Quando il critico serve davvero
Attenzione: non tutto ciò che il critico interiore dice è sbagliato. A volte ci segnala genuinamente aree di miglioramento. La differenza tra critica costruttiva e distruttiva è nel tono e nell'obiettivo:
- Critica costruttiva: "Potresti prepararti meglio per la prossima presentazione"
- Critica distruttiva: "Sei un disastro nelle presentazioni"
Impara a distinguere e a tenere la prima, scartando la seconda.
Un processo, non una destinazione
Gestire il critico interiore non significa farlo sparire per sempre. È un processo continuo di consapevolezza e scelta. Alcuni giorni sarà più forte, altri più silenzioso. L'obiettivo non è eliminarlo, ma ridimensionarlo: da padrone tirannico a consigliere occasionale.
Il critico interiore è come un allarme antincendio troppo sensibile: scatta anche quando bruci il pane. Col tempo e la pratica, puoi imparare a regolarne la sensibilità, lasciando che ti protegga dai veri pericoli senza sabotarti nella vita quotidiana.
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Il Dott. Francesco Giampaolo è psicologo iscritto all'Albo degli Psicologi del Lazio (n° 30933). Riceve a Roma e online, adolescenti ed adulti, fornendo supporto a chi affronta ansia, stress, disregolazione emotiva, processi di elaborazione del lutto, dipendenza affettiva e altro.
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