Disturbo attacchi di panico e psicoterapia breve

Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV-TR, 2002), la caratteristica principale del disturbo di panico (DP) è la presenza di attacchi di panico ricorrenti e inaspettati.
Sebbene il DP insorga solitamente per la prima volta nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, in alcuni casi può comparire nell'infanzia o anche in età matura.
 

Ma si possono curare gli attacchi di panico?
Cosa significa "curare gli attacchi di panico"?

Un attacco di panico è definito come un periodo preciso di intensa paura o disagio che si sviluppa all'improvviso e raggiunge il picco nel giro di dieci minuti, accompagnato da almeno 4 dei seguenti sintomi somatici e cognitivi: dispnea, palpitazioni, tremori, sudorazione, sensazione di asfissia, nausea e disturbi addominali, depersonalizzazione, parestesie (ovvero formicolio), dolore al petto, vampate di calore o brividi, paura di morire, paura di impazzire o di perdere il controllo (Lyddon, Jones, 2002).

Ma l'attacco di panico in sé (come spiego bene nel mio libro "Sulle ali del panico: come affrontare e superare rapidamente il panico, le fobie e le ossessioni"), non è patologico ma è una semplice reazione allo stress.

Il problema nasce quando la persona teme che l'attacco di panico possa ritornare.
In questo senso curare gli attacchi di panico non ha alcun senso!
Non bisogna curare gli attacchi di panico, ma il disturbo di panico (DP), ossia il circolo vizioso della "paura della paura".

Bisogna anche dire che la frequenza degli attacchi di panico tra le persone con DP varia molto, oscillando da molti episodi al giorno a pochi all'anno.

Secondo il modello cognitivo del DP (vedi figura sotto), gli attacchi di panico si verificano quando le persone percepiscono alcuni sintomi fisici o sensazioni corporee come molto più pericolose di quanto non siano in realtà e di conseguenza le interpretano come segnali di un'imminente e improvvisa catastrofe (Clark, 1986).

Ovvero, la classica paura della paura.

Ad esempio la persona può avere un attacco di panico se interpreta erroneamente qualche palpitazione come il segnale di un infarto imminente, o una sensazione di nervosismo come il sintomo iniziale della perdita di controllo o della pazzia.

Il circolo vizioso che alla fine culmina in un attacco di panico, si sviluppa quando uno stimolo percepito come minaccioso crea uno stato di forte preoccupazione; se poi la persona interpreta in modo catastrofico le sensazioni somatiche (fisiche) che lo accompagnano, sperimenterà un ulteriore incremento della preoccupazione, e così aumenteranno le sensazioni somatiche e così via fino all'esplosione di un vero e proprio attacco di panico.

Come afferma Nietzsche, “la via dell’inferno è pavimentata di buone intenzioni”.

Quindi, di solito, se le cause scatenanti il DP possono essere diverse, multiple e personali, il copione attraverso cui si mantiene tale patologia è spesso un circolo vizioso molto simile in tutti i casi e quindi simili saranno le "tecniche" e le "strategie" atte a rompere questo vero e proprio circolo vizioso della paura della paura in tutte le persone che presentano tale disturbo.

Concludo con le parole di Occam, “tutto ciò che può essere fatto con poco, invano viene fatto con molto”.

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