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Patrizia

Salve, sono una mamma di un ragazzo di 30 anni che da pochi giorni ha perso il lavoro. Il problema non è questo, anche, ma quello che mi preoccupa di più è che sta h24 dentro la sua stanza. Amici ne aveva molti prima, faceva lo scout per tantissimi anni, poi ha lasciato per via del lavoro, non poteva conciliare entrambi. Con l'andare del tempo quegli amici rimasti hanno preso strade diverse: chi si è sposato, chi è partito per l'estero. Insomma, è rimasto con due amici, di cui uno si sposerà a breve.

Nel lavoro ha fatto amicizia con una collega più grande ma già impegnata, con gli altri no, anche perché erano in pochi. Sono davvero dispiaciuta, non riesco a vederlo sempre buttato nel letto: non guarda tv, niente libri, niente passeggiate, niente palestra, solo cellulare e gioco al pc. Stop. Però, se lo chiamano questi due amici, subito esce o li fa venire a casa.

Non ascolta nessuno, gli abbiamo parlato ma ora è così. Cosa mi suggerite? Aspettare e pazientare, anche perché ad agosto nell'ambito lavorativo è tutto fermo, magari con nuovi stimoli uscirà da questo stato. Non dormo la notte anche perché lui rimane sveglio fino a tardi per stare al pc a giocare. Ha un carattere particolare sicuramente, molto chiuso a casa, non parla di nulla a meno che non faccia domande. Non so se ha mai avuto una relazione, nulla, non dice nulla, è riservatissimo. Ma quando è fuori con gli altri è allegro.

Aiutatemi a capire cosa devo fare: se pazientare o devo davvero preoccuparmi. 🙏 Grazie

13 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Signora,

Comprendo pienamente la sua preoccupazione. Di certo la perdita del lavoro per un ragazzo può essere destabilizzante. Inoltre il non avere stimoli esterni può facilitare la tendenza ad isolarsi, soprattutto in ragazzi che sono già tendenzialmente introversi.
mi sembra di comprendere che lui se riceve input esterni come la chiamata di un amico riesce di buon grado ad attivarsi, ma sarebbe da capire se da parte sua ci siano delle iniziative dello stesso tipo.

Potrebbe consigliare a suo figlio di intraprendere un percorso di supporto psicologico, spiegandogli anche la sua preoccupazione in quanto madre.

Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore richiesta 

Cordialmente 

Dott.ssa Santaroni Martina

Dott.ssa Martina Santaroni

Dott.ssa Martina Santaroni

Roma

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Gentile signora,
comprendo bene la sua preoccupazione: vedere un figlio adulto chiudersi nella propria stanza, soprattutto dopo la perdita del lavoro, può far sentire in ansia e impotenti. Tuttavia è importante ricordare che in questa fase lei, come mamma, non può risolvere al posto suo le difficoltà che sta vivendo. Quello che invece può fare è stargli accanto con fiducia, rispettando i suoi tempi e il suo modo di reagire, senza pressarlo. Il ritiro che osserva può essere una reazione momentanea a un periodo di transizione, e ci sono segnali incoraggianti: suo figlio mantiene i rapporti con i due amici che ha, ed è capace di mostrarsi allegro e partecipe quando li frequenta. Questo significa che non ha perso le sue risorse relazionali, ma che in questo momento ha bisogno di spazi di protezione.  Lasciargli la possibilità di gestire da solo le proprie difficoltà è anche un modo per stimolarlo a crescere come adulto, assumendosi progressivamente le proprie responsabilità. Il suo ruolo è quello di essere una presenza solida e accogliente, senza sostituirsi a lui. Naturalmente, se dovesse notare che questo ritiro si prolunga troppo o se emergessero segnali più marcati di malessere (apatia persistente, insonnia, perdita di appetito, chiusura totale anche verso gli amici), allora potrebbe essere utile proporre con delicatezza un supporto psicologico, non come imposizione ma come opportunità per ritrovare motivazione e orientamento. Per il momento, pazientare, osservare e affidarsi anche alla sua capacità di reagire può essere la strada migliore. Sapere che lei c’è, ma che si fida della sua forza, sarà per lui un messaggio molto importante.

Dott.ssa Veronica Socionovo

Gentile Signora Patrizia, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità le sue preoccupazioni riguardo a suo figlio. È comprensibile che, come madre, faccia fatica a vederlo chiuso in camera e apparentemente distante dal mondo esterno, soprattutto in un momento delicato come la perdita del lavoro. Da ciò che descrive, suo figlio sembra attraversare una fase di ritiro e di chiusura che può avere molteplici significati: un modo di proteggersi dalla frustrazione della perdita, una difficoltà ad affrontare l’incertezza del futuro, o ancora una forma di passaggio in cui i suoi tempi interni non coincidono con quelli che la famiglia e la società si aspetterebbero. È importante considerare che dietro questo “isolamento” può esserci un bisogno di elaborare qualcosa che ancora non riesce a esprimere. Come genitore, può essere utile cercare di mantenere un atteggiamento paziente e non giudicante, mostrando disponibilità e ascolto senza insistenza. A volte anche il solo sapere che c’è uno spazio in cui poter essere accolti senza pressioni può rappresentare un punto di appoggio prezioso. Al tempo stesso, se questo stato di chiusura dovesse protrarsi o intensificarsi, potrebbe essere utile per lui avere l’opportunità di uno spazio di parola con un professionista. Un percorso psicoterapeutico psicoanalitico, ad esempio, potrebbe offrirgli la possibilità di comprendere meglio ciò che sta vivendo, dare un senso al suo disagio e trovare nuove risorse interiori. Ovviamente, questa scelta spetta a lui: spesso non è facile proporla direttamente, ma può esserlo se viene sentita come un’occasione di crescita personale e non come una “cura” imposta. Nel frattempo, lei può aiutarlo soprattutto mantenendo aperto un canale di fiducia, anche solo con piccoli gesti quotidiani di vicinanza. Non sempre le parole raggiungono subito, ma la presenza empatica di un genitore resta fondamentale. Resto a sua disposizione qualora volesse approfondire meglio la situazione o valutare insieme un eventuale invio.

Un caro saluto,

Dott.ssa Tetyana Udalova

Psicoterapeuta Psicoanalitica

Dott.ssa Tetyana Udalova

Dott.ssa Tetyana Udalova

Roma

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Salve signora sicuramente la situazione è complessa sarei disponibile a fare un colloquio con lei gratuito per capire meglio la situazione e cercare di dare una risposta utile alla sua domanda. Lei mi chiami e fissiamo un appuntamento. 

Dott.ssa Danyla De Vincentiis

Dott.ssa Danyla De Vincentiis

Roma

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Salve Patrizia, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Per uscire fuori dalla stanza le può consigliare di riprendere a frequentare i boyscsut o altri gruppi di giovani per farlo uscire dall'isolamento in bocca al lupo per suo figlio

Saluti Michele

Dott. Michele Renzullo

Dott. Michele Renzullo

Roma

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Gentile signora,

quello che descrive – il passare le giornate in camera, la perdita di interessi, l’isolamento, ma anche la capacità di rispondere positivamente a stimoli esterni (come l’invito di amici) – può essere il segnale di un momento di crisi personale, probabilmente legato alla perdita del lavoro, ma non solo. Spesso, in questa fase della vita, si sommano più livelli di incertezza: identità, direzione, relazioni, futuro.

È comprensibile che lei si senta preoccupata e anche stanca. La invito a non sottovalutare la situazione, ma neppure a forzare suo figlio a “reagire” prima che sia pronto. Questi momenti vanno accompagnati con una presenza calma, non invadente, ma costante: essere lì, anche nel silenzio, è già tanto.

A 30 anni, è importante che il percorso di ripresa parta da lui, nei suoi tempi e con la sua autonomia. Lei, come madre, può continuare a essere una presenza stabile e accogliente senza sentirsi sola in questo passaggio complesso.

Resto a disposizione se vorrà approfondire o ricevere indicazioni più specifiche.

Un caro saluto,

Paola Papini

Dott.ssa Paola Papini

Dott.ssa Paola Papini

Roma

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Buongiorno,

capisco la sua preoccupazione. È possibile che suo figlio stia reagendo alla perdita del lavoro con una fase di ritiro, anche perché questo evento può minare l’autostima e dare un senso di vuoto. Il fatto che risponda agli amici quando lo cercano e che con loro sia allegro è però un segnale incoraggiante, non è del tutto isolato e mantiene capacità di relazione.

In questo momento può aiutarlo molto evitare pressioni o critiche e mostrargli invece ascolto e disponibilità. Può provare a proporgli piccoli stimoli, come una passeggiata insieme o un’attività pratica, senza insistere troppo se non accetta. È utile anche che in famiglia ci sia una routine stabile, perché per chi attraversa un momento difficile la prevedibilità diventa rassicurante. Allo stesso tempo, è importante osservare se il suo ritiro dovesse protrarsi a lungo, se l’umore peggiorasse o se dovesse perdere completamente interesse per qualsiasi cosa: in quel caso sarebbe consigliabile incoraggiarlo, con tatto, a chiedere supporto a un professionista.

In sintesi, sì, serve pazienza, ma non passiva: la sua presenza vigile e accogliente può fare molto, e se la situazione non evolve, un aiuto esterno potrà fare la differenza.

Un saluto, 

Ilaria Santonico.

Dott.ssa Ilaria Santonico

Dott.ssa Ilaria Santonico

Roma

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Gent.le mamma del ragazzo,

Prova con dolcezza ad instaurare ad un dialogo comprensivo, cercando di evitare giudizi sul suo carattere o di come si comporta. Prova a guardare le sue potenzialità ed a verbalizzarle. Abbi cura nella scelta delle parole evitandolo di ferire, ma allo stesso tempo con fermezza. Coraggio mamma carissima del ragazzo, vi è un momento in cui troverai il modo di aiutarlo o di convincerlo a parlare anche con un professionista psicologo/psicoterapeuta. Coraggio cara mamma del ragazzo non ti abbattere. 

Cordiali saluti

Dr.ssa Iolanda Lo Bue

Dott.ssa Iolanda Lo Bue

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Roma

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Gentile Patrizia,
la sua preoccupazione è comprensibile: dopo la perdita del lavoro è normale che suo figlio si sia chiuso un po’ in se stesso. (strategie di “autoprotezione”: servono a ridurre il contatto con emozioni difficili come vergogna, paura, delusione. In altre parole, non sempre sono un rifiuto del mondo, ma un modo — non molto funzionale — per recuperare equilibrio).

Il fatto che però esca ancora con gli amici e con loro sia allegro è un segnale positivo, perché significa che il desiderio di relazione c’è. (questo fa pensare più a una fase di ritiro reattivo, legato alla perdita, piuttosto che a una chiusura permanente o a una condizione patologica).

In questa fase può essere utile mostrarsi disponibile e proporre piccole attività senza forzarlo troppo.

Se però il ritiro dovesse prolungarsi per mesi o comparissero segnali più marcati di tristezza o malessere, allora potrebbe essere utile incoraggiarlo con delicatezza — a parlare con uno psicologo.

Dott. Charbel Farah

Dott. Charbel Farah

Roma

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Gentile signora, sarebbe bene avere un quadro più completo del quadro familiare per capire se ci sono elementi che farebbero consigliare almeno una consulenza psicologica o se la situazione che descrive può essere considerata soltanto un periodo di riposo e di vacanza dal lavoro.  Dal momento che è lei la persona apparentemente più preoccupata, può consultare lei stessa uno psicologo che può valutare se ci siano problemi di relazione o di comunicazione tra genitori e figli che sarebbe bene risolvere per un maggiore benessere di ambedue. Con la Terapia Breve strategico-gestaltica può risolvere i problemi di comunicazione e di relazione in pochissime sedute.

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

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Buongiorno Patrizia,
grazie per aver condiviso questo vissuto così intimo. 

La situazione che riferisce è senz'altro comprensibilmente complessa da vivere per una madre, un figlio adulto che si immagina con il mondo in mano esce fuori da uno schema condiviso, tuttavia ciò su cui mi soffermerei è sapere che se cercato sia disposto ad uscire dalla sua camera e pertanto sarebbe interessante esplorare se questa finestra di apertura si potesse estendere ad altro.

Vivere momenti simili in seguito alla perdita di un lavoro non è così inusuale soprattutto quando i parametri temporali di questo comportamento appaiono piuttosto ridotti. 

Al momento ciò che potrebbe fare è consigliare un percorso a suo figlio, per aiutarlo a riorganizzare la propria situazione e per lei sarebbe utile un percorso al fine di esplorare le radici più profonde della sua preoccupazione.

Resto a disposizione,

Un Saluto

Dott.ssa Carlotta Fortuna

Dott.ssa Carlotta Fortuna

Dott.ssa Carlotta Fortuna

Roma

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Buongiorno e grazie di aver condiviso con noi questo suo dolore.

Sarò molto pratico:

  • lei non può caricarsi di questo dolore e peso senza che gli impatti che “accusa” continuino ad affannarla togliendole le energie;
  • suo figlio, senza un lavoro e con le relazioni impostate come racconta, sembra essere in una spirale discendente che vada presa in carico.

Potrebbe:

  • par supportare suo figlio nella ricollocazione, anche, da parte delle società interinali (ce ne sono di brave)
  • condividere con suo figlio che sia venuto il momento di affidarsi ad uno Professionista di cui avete fiducia
  • evitare di chiedere “suggerimenti” e “idee” ad amici e parenti che potrebbero, invece, far seguire percorsi tortuosi e non coordinati-strutturati
  • alleggerirsi di qualche carico che, ad ora, rischia solo di schiacciarla

Vada sul pratico e parta con le azioni, è evidente che, da soli non ce la facciate

Cordialità
Fabio Falino

Dott. Fabio Falino

Dott. Fabio Falino

Milano

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