Mi sento incapace di vivere

Marco

Salve. Mi chiamo Marco, ho 37 anni. Fin dai miei 17 anni ho sofferto di crisi depressive, lievi e anche forti. Iniziai, per consiglio del medico di base, a prendere Cipralex e Lexotan. Ammetto che mi riprendevo. Quando sentivo di avere finalmente l’umore normale, le toglievo lentamente. Dai 17 anni fino a oggi ho avuto momenti brutti in cui ho dovuto prendere gli psicofarmaci, però feci l’errore di non andare da uno psicoterapeuta. Ho sempre sofferto, secondo me, di disturbo dell’adattamento. Ogni lavoro che trovavo lo lasciavo dopo pochi giorni o qualche settimana. Mi sentivo a disagio, inadatto. Mi sono sempre sentito irresponsabile e immaturo.

A dicembre 2024 ho eseguito due test cognitivo-comportamentali e mi è stato diagnosticato un sospetto di psicosi depressiva grave. La psichiatra che mi segue non è privata, quindi mi visita una volta al mese. Tre mesi fa mi ha prescritto vari farmaci, però io avevo l’umore normale quando lei me li prescrisse: sertralina dopo colazione, Xanax la sera alle 20 e quetiapina alle 21. Sta di fatto che, per un evento esogeno che ho subìto, a fine maggio 2025 sono caduto in una forte crisi depressiva. Sono dovuto andare con mia sorella da questa psichiatra in ospedale, anche se l’appuntamento ce l’ho il 19 giugno. Stavo male, piangevo, avevo paura. La psichiatra si limitò a dirmi che, se penso che le medicine non fanno effetto, allora è tempo sprecato per lei e per me. Io ci rimasi malissimo.

Sta di fatto che mi ha aumentato la quetiapina la sera e mi ha aggiunto pregabalin al mattino, pomeriggio e sera. Adesso mi ritrovo con così tanti farmaci da prendere ogni giorno, ma sto lo stesso male. La mattina mi sveglio molto triste, oppresso, angosciato e disperato. Penso che non sono capace di vivere, non riesco più a vedermi in un futuro prossimo. Ho paura che, più vado avanti così, più mi nasca l’idealizzazione suicidaria. Ho 37 anni e sto vivendo uno, anzi forse l’unico, momento più brutto della mia vita. Mi sento paralizzato dalla forte tristezza, incapace di reagire.

Giorni fa sono andato, anche se non avevo le forze, al centro per l’impiego della città e ho provato a spiegare che vorrei cercare lavoro, ma allo stesso tempo sto malissimo, e che quindi lavori manuali adesso non riuscirei nemmeno a farli. Volevo, più che altro, un consiglio. L’unica cosa che mi sono sentito dire è di reagire, di non stare così. Me ne sono tornato a casa peggio di quando ero uscito per andare lì. Volevo reagire, ma niente.

Gli psicofarmaci li prendo ormai da quasi tre mesi e non sto ricevendo alcun effetto sull’umore basso del mattino. La sertralina sembra acqua lavata. Prima che la psichiatra mi prescrivesse la sua cura farmacologica, io prendevo escitalopram al mattino e Lexotan alla sera, e l’umore non lo avevo basso. Avevo solo pensieri negativi e autocritici e momenti di frustrazione, ma l’umore, giuro, lo tenevo normale. Stavo lavorando nel volantinaggio, unico lavoro che riuscivo a fare.

Ma tutto a un tratto, a fine maggio, come ho scritto poco anzi, ho avuto questa crisi molto brutta e tutt’ora la sto vivendo. Lunedì mattina dovrei andare in ospedale per la visita psichiatrica. Ho tanta paura che la psichiatra continui a non dare così tanta importanza a come sto vivendo e che mi lasci la stessa terapia farmacologica, senza ipotizzare almeno di cambiare antidepressivo. Non so più cosa fare. Non so più come reagire. Non so più nemmeno come darmi forza. È così difficile da spiegare quanto male io mi senta.

La mattina mi alzo alle nove, distrutto e disperato, prendo la sertralina con il pregabalin e mi rimetto a letto per evitare di pensare. Mi alzo per provare a pranzare, prendo un’altra pillola di pregabalin. Il pomeriggio lo passo tra momenti tristi e angoscianti e brevi momenti di quiete. Solo la sera tardi riesco a trovare un po’ di sollievo. Vorrei un consiglio, vorrei sentirmi dire che passerà. Mi sento così solo e impotente, impaurito.

4 risposte degli esperti per questa domanda

Buonasera Marco,

grazie per essersi aperto e avere esposto con tanta sincerità il dolore che sta attraversando in questo momento. Le sue parole raccontano una sofferenza intensa, che la accompagna da molto tempo e che ora sembra particolarmente difficile da contenere. Sentirsi persi, impotenti, svuotati, è qualcosa che può accadere quando la sofferenza mentale diventa troppo forte e duratura. Ed è proprio in questi frangenti che è importante non essere soli e sapere chiedere aiuto, come lei sta facendo. Non si tratta di debolezza, non si è "sbagliati" per questo, si sta invece vivendo un momento molto complesso, che merita attenzione, cura e  un accompagnamento adeguato.

Quello che racconta (l’angoscia, la fatica, l'assenza di motivazione e di senso, la paura di non farcela) sono segnali che vanno ascoltati con attenzione, non certo minimizzati. È assolutamente comprensibile  che ci si possa sentire delusi e arrabbiati se non si è stati accolti e ascoltati, soprattutto da parte di chi si dovrebbe prendere cura della sofferenza mentale. Ma la invito a non perdere fiducia nella possibilità di essere aiutato davvero da validi professionisti. Le cure farmacologiche sono infatti una parte importante, ma non sempre sono sufficienti da sole. La sua storia parla anche di un bisogno profondo di comprensione di sé, di un desiderio di relazione, di trovare uno spazio dove poter esprimere e ricostruire il senso del suo vissuto personale. Uno spazio mentale in cui poter lavorare sulle ferite del passato, sulla sua autostima, sui pensieri critici che la accompagnano da anni. Uno spazio tutto suo. Per questo, il mio consiglio sincero è che lei possa affiancare al percorso psichiatrico una psicoterapia, preferibilmente con un professionista che abbia esperienza nei disturbi dell’umore e nei vissuti di adattamento. Se ha difficoltà economiche, esistono centri pubblici o convenzionati che possono offrire  questo tipo di supporto, anche attraverso i Servizi di Salute Mentale della sua ASL.

Un caro saluto,

Dott.ssa Monique Guizzetti Tripodi

Psicologa psicoterapeuta - terapeuta EMDR

Dott.ssa Monique Guizzetti Tripodi

Dott.ssa Monique Guizzetti Tripodi

Aosta

La Dott.ssa Monique Guizzetti Tripodi offre supporto psicologico anche online

Buongiorno Marco,

ho notato che usa molti termini tecnici diagnostici. Assumere ormai da tempo psicofarmaci e ha consultato una psichiatra. 

Le suggerisco di cominciare a cercare uno/a psicoterapeuta e concordare un percorso.

Lei ha il diritto di sentirsi bene e di ritrovare la voglia di fare e di vivere. Per fare ciò, credo, che deve ricostruire il racconto della sua vita e comprendere quali sono stati i motivi per cui lei funziona ancora così.

Le auguro di trovare un bravo professionista e in presenza.

Saluti

Dott.ssa Silvana Russo

Dott.ssa Silvana Russo

Dott.ssa Silvana Russo

Firenze

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Buongiorno Marco,

ho letto il suo testo e sento la fatica che sta vivendo.

Mi dispiace leggere che non riesce più a vedersi in un futuro prossimo.

Ammiro che sia riuscito ad andare al centro per l'impiego della città e mi dispiace che l'unica cosa che si è sentito dire sia stata di reagire e capisco come questo l'abbia fatta sentire peggio.

Inoltre in un momento di sua fragilità lo psichiatra sbaglia dicendo che se i farmaci non hanno effetto allora è tempo sprecato e giustamente ci è rimasto malissimo.

Conclude dicendo che si sente così solo, impotente e impaurito.

Lei è in un momento di enorme fragilità ed ha bisogno di non sentirsi solo, di sentirsi capito, accolto e incoraggiato.

Invece lo psichiatra e il centro per l'impiego la fanno sentire in colpa.

Inoltre il fatto che lasciava il lavoro perchè si sentiva inadatto indica che ha bisogno di più stima, fiducia per se stesso, di migliorare come mettere i confini con gli altri e che forse è una persona molto sensibile. Magari avrebbe avuto bisogno in quei momenti di qualcuno che l'aiutasse a vedere, a interpretare quello che le stava succedendo in modo diverso. E che le potesse stare vicino per aiutarla a fare uscire il meglio di sè.

Le sono vicino.

Se vuole mi contatti.

Filippo

Dott. Filippo Arnoldi

Dott. Filippo Arnoldi

Bergamo

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