Ho perso per un incidente la mia ex compagna

TOMMASO

Martedì 17 giugno la mia ex compagna, con la quale ho convissuto per la maggior parte della mia vita da adulto prima che decidessimo di non continuare con il nostro rapporto, è caduta dal tetto di casa sua mentre fumava una sigaretta. Inutile dire che purtroppo non ce l'ha fatta.

Ora, ho già dovuto affrontare delle morti in famiglia ma, in questo particolare caso sto facendo una gran gran fatica ad accettare la cosa. In un primo momento sembrava che il mio cervello sia diventato di gomma: mi tornavano in mente ricordi di lei, mi rendevo conto che non c'era più e, dopo un tempo x disperazione profonda e di autocommiserazione mi sembrava di essere riuscito ad assorbire il fatto ma, tempo due secondi dalla catarsi, è come se mi dimenticassi del percorso razionale fatto e dovevo rendermi nuovamente conto del fatto che era morta.

Mi trovavo quindi in un loop di negazione del fatto, è come se inconsciamente mi rifiutassi di credere che quanto è accaduto fosse successo veramente. A questo si aggiungono i milioni di rimpianti per ogni momento in cui avrei potuto essere migliore per lei.

Ad oggi sono passati un po' di giorni dal fatto e comunque, nonostante durante la giornata riesca a giungere ad una sorta di pace interiore, sia al mattino quando mi sveglio sia alla sera, nel momento di andare a dormire, sono estremamente depresso.

Vivo in continuazione dei flashback, sia di momenti belli passati insieme che di momenti brutti. I primi li vivo con una sorta di nostalgia, di autocommisurazione e di grande pena per lei; era una persona speciale e mi dispiace che la sua vita sia finita così, credo avesse molto da offrire al mondo. I secondi invece li vivo con un enorme senso di colpa: vorrei essermi comportato diversamente, vorrei essere stato una persona migliore per lei e vorrei averle dato sempre il supporto che mi chiedeva; mi sento quindi una persona infima e orribile per non essere stato alla sua altezza.

Questo lutto poi si aggancia ad un altro lutto che, mi sono accorto in questo periodo, non avevo decisamente risolto. Ci siamo lasciati un anno e mezzo fa. Lei non voleva più avere niente a che fare con me e, dopo un primo momento di insistenza per riallacciare i rapporti da parte mia, avevo accettato parzialmente la sua decisione, cercando di scriverle solo ogni tanto (feste comandate, compleanni dei familiari etc) per dirle che mi dispiaceva il modo in cui mi ero comportato, che speravo stesse riuscendo ad avere una bella vita e che le volevo bene. Mi sembrava di stare bene, ma mi sono accorto che era una sensazione apparente: ho vissuto questo anno e mezzo come se fossi in uno stato sospeso, andavo a lavoro al mattino e il pomeriggio lo passavo a fare attività fisica e a fumarmi le canne per non pensare.

Questo modus operandi è continuato fino alla sua morte, quando mi sono reso conto che la droga non mi aveva assolutamente aiutato ad elaborare il lutto, anzi, era stata deleteria a riguardo.

Per giungere alla conclusione di questo muro di testo beh, mi trovo ad oggi in una situazione psicologica abbastanza precaria, capisco razionalmente che la vita debba proseguire ma ho perso interesse in qualsiasi cosa. Vedo il futuro senza prospettive e senza felicità. Sono sempre stanco e ho smesso di fare la maggior parte delle cose che facevo. In più ho sempre questi flashback che, a tratti, sono davvero debilitanti

5 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Tommaso,

la storia che racconta è davvero drammatica, e tutto il dolore che prova con l’intensità che racconta e che non riesce ad accettare è parte di questo evento drammatico:  è successo da così poco tempo che è assolutamente normale sentire tutti i sentimenti che descrive. Questo secondo lutto mette in luce il  primo, come lei descrive. Sappia che è assolutamente normale in questo momento essere confusi e senza speranza per il futuro. Ciò che è difficile in un lutto è accettarne l’ineluttabilità, i sensi di colpa che emergono successivamente, quando sembra che non vi  sia più possibilità di rimediare, vivere il desiderio che si sa  impossibile di riaverla accanto. Si dia il tempo e se sente il bisogno di essere accompagnato in questo percorso di lutto non pensi che sia strano o non maturo chiedere aiuto. Si dia una possibilità di riposo, e non si giudichi, perché  quel che vive è davvero triste.

Le faccio i miei sinceri auguri

Dott.ssa Maria Cristina Arpaia

Dott.ssa Maria Cristina Arpaia

Dott.ssa Maria Cristina Arpaia

Roma

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Caro Tommaso, elaborare un lutto è un processo vero e proprio scandito da diverse fasi, prima tra queste l'inaccettabilità della perdita e conseguentemente depressione e mancanza di visione del ns futuro. Nel suo caso è particolarmente difficile superare la perdita perchè si è innescata nel processo di elaborazione della fine della vs relazione, che non era ancora giunto a conclusione e che chiaramente lei non aveva accettato. Non sarà certo un percorso facile accettare che questa persona per lei così importante non ci sia più.

Forse farsi aiutare da un professionista potrebbe giovarle, anche se è lei in prima persona che dovrà lasciarsi attraversare dal dolore per poi superarlo, ognuno ha i suoi tempi.

Resto a disposizione, un caro saluto 

Dott.ssa Daniela Benvenuti

Dott.ssa Daniela Benvenuti

Padova

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Caro Tommaso,

trovo molto importante e coraggioso il fatto di aver deciso di condividere il suo dolore in questa lettera.

A mio avviso, lei possiede una buona capacità introspettiva; ha, inoltre, consapevolezza di quello che sta vivendo e del fatto che questo tragico evento si agganci ad un precedente lutto.

I sintomi che lei descrive sono parte di una fisiologica elaborazione del lutto. Purtroppo, pur essendo molto doloroso, è importante creare lo spazio psichico di cui essi hanno bisogno per poter essere integrati nella sua esperienza (memoria episodica) e/o per poter fluire lasciandoli passare...

Tenga presente che i tempi per una fisiologica elaborazione di una perdita vanno dai 6 mesi ai 2 anni - ma i pareri sulla durata sono discordanti, poiché dipende da diverse variabili. Ovviamente la sofferenza non è costante e può subire svariate fluttuazioni.

Come lei stesso ha già compreso, le strategie che ha approntato fino a questo momento ("la droga") sono di tipo evitante e, dunque, non funzionali a una elaborazione; anzi, esse possono solo aggravare il quadro clinico.

Il mio consiglio è di affrontare un processo di elaborazione con l'aiuto di un/a professionista. Data la tipologia dei sintomi e la natura traumatica dell'evento (nonché l'aggravante del precedente lutto non risolto) le suggerisco di ricercare nella sua zona uno/a psicoterapeuta formato/a in EMDR (può trovarne un elenco suddiviso per città sul sito ufficiale dell'associazione: emdr.it).

Coraggio Tommaso.

Qualora necessiti di ulteriori chiarimenti mi può tranquillamente scrivere.

La saluto cordialmente,

Dott.ssa Verusca Giuntini

 

Buongiorno,

ciò che racconta mi ha colpito molto. E' un vero e proprio trauma, lo è per ogni perdita e lo è ancor di più se la perdita è avvenuta in modo tragico. Il cordoglio, il lutto si compone di fasi che si alternano lungo un processo temporale. Al termine delle quali si può convivere con la perdita. Non siamo abituati a chiedere aiuto per una situazione naturale, fisiologica come la morte. In passato i riti e i rituali aiutavano a contenere il dolore manifestandolo, e trovando negli altri momenti di sostegno. Ha fatto bene a scrivere, penso che il passo successivo sia quello di contattare uno psicologo sia in modalità online - whatsapp o in presenza a tu per tu. Non è inutile o espressione di debolezza ma è elaborare insieme ad un professionista l'accaduto per giungere un giorno a vivere la presenza della persona cara anche nella sua assenza corporea. In bocca al lupo!

Omar

Dott. Omar Vitali

Dott. Omar Vitali

Bergamo

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Salve Tommaso,

il dolore che porta dentro di se è inestimabile, ma non per questo non contenibile e risolvibile. La sua giovane età è dalla sua parte, sia per la ricerca delle soluzioni migliori che per la ricerca spirituale di un senso a quanto accaduto.

Credo sia il caso, per lei, di iniziare un percorso individuale.

Le auguro il meglio 

Dott.ssa Paola Gianfrotta