Buongiorno, provo a chiedere qui un vostro consiglio. Convivo da più di un anno e siamo fidanzati ormai da 4. Lui divorziato con figlia di 9 anni che vive con lui a week alterni e due giorni settimana. Per fortuna cresce nel benessere, ha due famiglie molto benestanti. Dopo frequentazione prima nostra, week sì e week no incontro sua figlia ed entro nella sua vita in punta di piedi. Nei week che era con il papà magari organizzavo una gita fuori porta il sabato e poi la domenica li lasciavo soli così da stare insieme. Le volte che andavo da lui era motivo per fare cose insieme: lavoretti, disegni, pasta di sale, cinema, piscina, una torta insieme e chi più ne ha e più ne metta. Insomma penso di avercela messa tutta. Ha una madre che purtroppo la usa un po' contro il padre, solo per farvi un esempio è stata dal parrucchiere con il papà nel week da noi e lei ha comunicato che i capelli storti sono stati tagliati da me, per non parlare delle volte che mi ha aggredita verbalmente al telefono. Poco più di un anno fa lascio casa mia (data in affitto, oggi non la venderei mai) per andare a vivere insieme.
E ci sono week difficili, tra la figlia che arriva con la luna storta, che riporta le cattiverie della madre e ogni tanto ci mette del suo. Ho sempre cercato di capire e dare spazio, ma adesso comincia ad essere insostenibile la situazione. Tutti i fine settimana si parte il sabato con dirmi che gli sto sulle palle, poi antipatica e tutto quello che si può dire, per poi invece la domenica cambiare e partecipare alle gite che organizzo: dalla raccolta uova nelle fattorie, serata cinema, pigiama party con i cugini che abitano sotto e così via. Siamo stati in vacanza, ho proposto di fermarci 2 giorni in più (camping famiglia scelto per lei con animazione bambini da mattina a sera) e lei non ha fatto una piega. Un bambino penso si rotola per terra sapendo di fare 2 giorni in più di mare. Per poi venire con me in bici a comprare il gelato, poi dirmi di andarmene a casa, a che ora avrei preso il treno e lasciarla con il padre.
Rientrati a casa non mi ha rivolto la parola per 3 giorni, anzi se non sono presente fa festa con il papà, in mia presenza mutismo perché dovevo andarmene. Dopo 3 giorni si alza e mi dice che ha capito che non avrei mollato e quindi non poteva pensare di non parlarmi per sempre. Un po' mi spaventa, 9 anni. A 15? Il mio compagno ultimamente, anche su consigli dei suoi legali (in quanto purtroppo il rapporto con la ex moglie è solo attraverso coloro altrimenti sarebbe sfruttato), gli è stato detto di essere più genitore, meno amico, di farsi carico di questa situazione e affrontarla anziché fare finta di nulla. Quindi, per fortuna, anziché lasciar correre sempre, ora è un pochino più determinato, a polso duro. Ha tenuto duro anche lui 3 giorni senza lasciarla vincere. Ma so che è difficile.
Cara Simona,
la ringrazio per aver condiviso la sua storia. Dalle sue parole emerge un grande desiderio ed impegno nel creare un legame sincero con la figlia del suo compagno. Dalla sua descrizione si evince la sensibilità del suo approccio, la sua pazienza, i piccoli gesti. Investire in questa relazione con amore e dedizione ha fatto sì che, ad oggi, dinnanzi ad alcune difficoltà ,si possa sentire confusa, stanca, ferita.
Da un lato vi sono i suoi sentimenti e la voglia di rappresentare una figura positiva nella vita della bambina. D'altro canto, la relazione con il suo compagno, nonché le dinamiche con la madre e la complessità di una famiglia allargata che cerca di trovare il proprio equilibrio.
Non è un peso che deve portare da sola. La sua domanda su cosa accadrà tra qualche anno è simbolo della sua volontà di prendersi cura di sé, della famiglia e trovare gli strumenti adeguati e appropriati per affrontare questa sfida.
Anche il cambiamento del suo compagno, più fermo, è un passo importantissimo e positivo, ma che da solo non è risolutivo della situazione. Le sue emozioni, i suoi pensieri sono legittimi e comprensibili. Le auguro di trovare la sua strada e rivolgersi al/alla professionista che preferisce al fine di avere gli strumenti efficaci per gestire al meglio questa situazione, di cui non è causa, ma nella quale potrà essere protagonista del cambiamento, con i giusti tempi, modi, spazi e strumenti!
Dott.ssa Eleonora De Santis
Roma
La Dott.ssa Eleonora De Santis offre supporto psicologico anche online
Gentilissima Simona,
grazie per aver condiviso in modo così dettagliato la sua esperienza, che tocca aspetti delicati della vita familiare ricomposta. Quello che racconta evidenzia bene quanta energia e disponibilità lei abbia messo per accogliere la bambina e costruire con lei momenti di condivisione. Al tempo stesso, traspare anche la fatica che vive di fronte ai comportamenti mutevoli della figlia del compagno e all’influenza che può avere la conflittualità con l’ex moglie.
È più comprensibile che si senta frustrata. Entrare nella vita di un bambino che già porta con sé una storia familiare complessa, infatti, non è mai semplice, soprattutto quando ci si ritrova nel ruolo “scomodo” della nuova compagna del papà. La bambina, a nove anni, si trova in un’età in cui le emozioni sono intense e spesso espresse in modo diretto, anche attraverso atteggiamenti provocatori o rifiutanti. Questi comportamenti, però, non sono necessariamente un rifiuto della sua persona: possono essere un modo per dare voce alla confusione, alla lealtà divisa tra i genitori e alla difficoltà di accettare una figura nuova nella propria quotidianità.
È positivo che il suo compagno stia assumendo un ruolo più chiaro e fermo come genitore. Per la bambina, è fondamentale percepire che ci sono confini e regole stabili, che non deve “scegliere” o gestire lei la relazione con lei, bensì che gli adulti sanno tenere la situazione. Allo stesso tempo, per lei può essere utile riconoscere che non tutto il peso deve ricadere sulle sue spalle: il rapporto con la figlia del compagno si costruisce gradualmente, e non può dipendere solo dai suoi sforzi o dalle sue iniziative.
Può essere prezioso, in questi contesti, un sostegno psicologico per la coppia, proprio per affrontare insieme le difficoltà di una famiglia allargata, trovare modalità comunicative condivise e non sentirsi soli davanti alle oscillazioni della bambina.
Se desidera parlarne più a fondo, resto a disposizione qui, tramite il modulo di contatto.
Cordiali saluti
Alessandra Toni
Milano
La Dott.ssa Alessandra Anna Maria Toni offre supporto psicologico anche online
Gentile Simona,
dalle sue parole emerge con chiarezza quanta energia, cura e disponibilità lei abbia messo nel creare un rapporto con la figlia del suo compagno. Si percepisce il desiderio di costruire una relazione positiva, rispettosa e arricchente per tutti, nonostante le difficoltà dovute alla complessità della situazione familiare. È importante riconoscere il suo impegno: ciò che racconta dimostra una grande sensibilità e una volontà autentica di entrare “in punta di piedi” nella vita della bambina.
Allo stesso tempo, il comportamento altalenante della piccola non va letto soltanto come ostilità nei suoi confronti: a 9 anni, un bambino si trova spesso a dover gestire emozioni che non sa nominare, soprattutto se coinvolto in dinamiche di lealtà tra genitori separati.
Può accadere che il rifiuto di lei sia una modalità per “difendere” la madre o per mettere alla prova la solidità del legame col padre. Il fatto che poi torni a partecipare con piacere alle attività proposte indica che in lei non c’è solo rifiuto, ma anche curiosità e bisogno di condividere momenti belli.
Il cambiamento del suo compagno nel porsi “più da genitore e meno da amico” è un passaggio molto importante: i bambini, anche se sembrano respingere le regole, in realtà ne hanno bisogno per sentirsi contenuti e sicuri. È fondamentale che sia proprio il padre a dare coerenza, limiti chiari e riconoscimento dei comportamenti, senza delegare completamente a lei questo ruolo.
Per quanto riguarda il suo vissuto, è comprensibile che si senta stanca e spaventata, soprattutto nel proiettarsi al futuro (“a 15 anni come sarà?”).
È importante che lei non si carichi da sola il peso della mediazione e che mantenga spazi di cura per sé, senza vivere il rapporto con la bambina come una continua prova da superare. Un supporto psicologico, anche breve, potrebbe aiutarla a dare voce alle sue emozioni e a trovare strategie per non farsi travolgere da questa altalena relazionale.
Il tempo, la costanza e soprattutto il ruolo chiaro del padre saranno gli elementi fondamentali per dare stabilità alla bambina e, di riflesso, a voi come coppia. Lei può continuare a esserci con la sua sensibilità, senza dover “convincere” la bambina a volerle bene, perché i legami autentici si costruiscono gradualmente, spesso anche attraverso conflitti che, se gestiti bene dagli adulti, diventano occasioni di crescita.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giovanna Valentina Padalino
Psicologa
Bologna
La Dott.ssa Giovanna Padalino offre supporto psicologico anche online
Gentile Simona,
dalle sue parole si percepisce quanto impegno e sensibilità stia mettendo nel costruire un legame con la figlia del suo compagno, cercando di rispettare i suoi tempi e di offrirle occasioni di condivisione. Nonostante ciò, è naturale che lei si senta scoraggiata: i comportamenti contraddittori della bambina riflettono spesso la complessità emotiva che vive, divisa tra due contesti familiari e tra le lealtà verso entrambi i genitori.
Le difficoltà che descrive non sono quindi il risultato di un suo errore, ma piuttosto il modo in cui la bambina cerca di orientarsi in una situazione più grande di lei. Allo stesso tempo, è comprensibile che queste dinamiche la feriscano e la mettano alla prova.
In momenti così, può essere utile provare a mantenere chiara la distinzione tra il suo ruolo e quello genitoriale, senza rinunciare alla sua presenza ma proteggendo anche i suoi spazi e i suoi bisogni. Trovare un equilibrio fra vicinanza e distanza permette di restare una figura significativa senza dover sostenere da sola il peso delle tensioni familiari.
Se volesse avere uno spazio dove mettere a tema e in parola quello che prova rimango a disposizione.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Alice Raspelli
Milano
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Il tempo del weekend padre figlia dovrebbe avere questo primario scopo. Il suo supporto deve essere molto apprezzato dal padre, spesso anche dalla figlia, ma non può essere la regola. Lasci che trascorrano il loro tempo scegliendolo insieme, con le loro forze. Se le chiedono supporto o compagnia, devono poi essere concordi entrambi.
In questa fase, dalla durata variabile e con possibili ricadute, devono costruire il rapporto padre / figlia. Hanno bisogno delle occasioni per farlo da soli, con amici ma non con una terza figura imposta dal padre. Prima che questa apertura avvenga, deve consolidarsi la fiducia tra loro.
Ricordi che sono ore, weekend, vacanze, dedicati al loro rapporto, non a fare prove generali di una nuova famiglia. è duro da accettare ma essenziale. E non vi è una scadenza, potrebbe essere così per sempre, per anni o per mesi. Quando sarà il suo momento, saltuario o perenne, lo capirà.
Buonasera Simona,
La situazione che descrivi mette insieme una serie di criticità emotivo/relazionali che possono essere una matassa complessa se non la si scioglie nodo per nodo.
Da una parte c è la costruzione della vostra convivenza, con una relazione precedente di difficile gestione che può creare disagi alla coppia.
Dall'altra c è una figlia alle prese con la separazione dei genitori in piena pre-adolescenza, età gia' di per sè ricca di complessità emotive ed identitarie, in cui avere un modello relazionale da seguire diventa necessario.
Inoltre, lo stile educativo che osserva, basato su rivendicazioni e critiche all' altro genitore, non la aiuta a costruirsi un esempio solido di come a sua volta relazionarsi con l altro.
Un percorso psicologico a lei dedicato, affiancato da uno per voi che vi aiuti e vi sostenga in questa fase delicata, sarebbe certamente prezioso.
Cordiali saluti.
Dottoressa Silvia Garzia
Buongiorno Simona
Mi spiace per la complessità e comprendo la difficoltà. Purtroppo non abbiamo il potere di cambiare la situazione esterna a noi, se non, come ha già fatto, parlare col padre della bambina richiedendo maggior presenza genitoriale, che andrebbe declinata tenendo in considerazione molti aspetti differenti delle relazioni.
Ci sono molti aspetti da considerare: la separazione, da come capisco conflittuale, tra il suo compagno e la ex, l'utilizzo della bambina per riversare le frustrazioni della madre contro il padre (e andrebbe compreso il quadro personologico della signora dagli atti compiuti per comprenderlo e difendersi emotivamente in modo opportuno), la bambina che é una bambina e avrà il lutto della separazione da elaborare, le proprie fantasie infantili che se sta bene con la compagna del papà "tradisce" la mamma, l'identificazione con le frustrazioni materne che poi agisce nei suoi confronti. Ora la bambina per l'appunto é una bambina, l'aggressività ed il rifiuto possono rappresentare una difesa da contenuti affettivi per la bambina dolorosi, da cui si difende come riesce, l'identificazione con parti materne da cui chiaramente non può liberarsi per una questione di legame primario. Lei stessa nota riporta nella sua descrizione l'ambivalenza in cui le parti narcisistiche, autocentrate sulla propria gratificazione vengono ricompensate con un rapporto adeguato e reciproco.
Non si tratta di fare di più o di sopportare ( da come ho capito lei ha già fatto molto e ha pensato molto alla bambina, al suo stato emotivo e al suo benessere), la relazione é a due. Ora quello che può fare lei é cercare di comprendere tutto ciò che può vivere la bambina e dimostrarle, mantenendo un atteggiamento pacato e regolato, che lei non è un "oggetto" che la bambina può manipolare in funzione del suo stato emotivo, ma un SOGGETTO adulto a sé stante non manipolabile nella propria affettività.
Certo si potrebbe intervenire con delle verbalizzazioni ad hoc alla bambina che possono regolarla e rispecchiarle i suoi aspetti affettivi mostrando che siamo in grado di contenerla, ma questo richiederebbe un'analisi della situazione degli episodi in un quadro completo del campo affettivo e relazionale in cui vivete, non fattibile in tale sede.
Mi auguro tali riflessioni possano esserle di aiuto
Le auguro una buona giornata
Sara Ornaghi
Cara Simona, credo che la tua descrizione confermi la definizione che hai dato della tua situazione: complessa.
Ti stai relazionando con una bimba che sta soffrendo per la separazione dei genitori, che ti vive probabilmente come un'antagonista dato che potenzialmente le sottrai, dal suo punto divista, le attenzioni di papà. Tu, come spieghi bene nella tua lettera, stai facendo il possibile per metterla a suo agio e costruire con lei una relazione e vivi la frustrazione del rifiuto di questa bambina. Come tutti i bambini, la piccola sta utilizzando delle modalità, che all'occhio dell'adulto sono discutibili, ma sono un segnale che manifesta un disagio profondo, di cui papà e mamma sono chiamati a prendersi in carico, innanzitutto ascoltando questa bimba e comprendendola.
Questa è la situazione che stai vivendo ma il tema sei tu. E credo forse sia interessante chiederti come ti fa stare tutto quello che stai vivendo, quali emozioni stai provando. Questa realtà è coerente con la tua personale visione di vita di coppia? Mentre fai spazio a queste domande, occupati di te, prenditi del tempo personale e continua a dedicarti a ciò che ti piace fare, così pian piano incomincerai a delineare il percorso che la tua anima sente essere autentico e saprai cosa e come fare.
Ti suggerisco di praticare, quando puoi e vuoi, questo piccolo esercizio: trovati uno spazio silenzioso e comodo, chiudi gli occhi e fai qualche respiro profondo, mentre respiri, immagina che il respiro sia come un'onda che ti accarezza dolcemente a partire dalla nuca, scendendo al viso, al collo, alle spalle, al torace e poi giù, giù sino a i piedi sentendo il corpo che si rilassa. Inspirando immagina di immettere nel tuo corpo una luce bianca e scintillante, energetica, rilassante e quando espiri, immagina che esca un fumo nero carico di pensieri ed emozioni che non ti servono più. Continua questa respirazione per qualche minuto restando in contatto con te stessa.
Ti auguro tu possa individuare la strada che senti coerente con te stessa.
Elisabetta Ghezzi
Milano
La Dott.ssa Elisabetta Ghezzi offre supporto psicologico anche online
Buongiorno,
grazie per aver condiviso così nel dettaglio la sua esperienza: dalle sue parole emerge con chiarezza quanto impegno, pazienza e dedizione stia mettendo nella relazione con la figlia del suo compagno, e al tempo stesso quanto questo impegno spesso non trovi il riconoscimento che meriterebbe. È comprensibile sentirsi stanca e scoraggiata.
La dinamica che descrive è piuttosto tipica in contesti di famiglie ricostituite: la bambina si trova divisa tra due mondi, sente la lealtà verso la madre e, di conseguenza, può esprimere conflitto verso la compagna del padre come se fosse un modo per “difendere” la mamma. Questo non significa che lei non stia facendo bene, ma che la bambina sta cercando di gestire, a modo suo, un conflitto più grande di lei.
Due aspetti positivi emergono dal suo racconto:
- suo compagno ha iniziato a prendere un ruolo più fermo come genitore, riducendo il rischio che lei si trovi a fare da “parafulmine”;
- la bambina, pur mostrando atteggiamenti di rifiuto, poi partecipa alle attività, si diverte e trova un modo per tornare a relazionarsi. Questo significa che uno spazio per costruire un legame c’è, anche se procede tra alti e bassi.
Per il futuro può essere utile:
- evitare di forzare i momenti di vicinanza: offrire occasioni, ma senza viverle come una prova personale;
- mantenere coerenza nei limiti e nelle regole, evitando di cedere o di compensare con troppa disponibilità: ciò aiuta la bambina a sentirsi più sicura;
- differenziare i ruoli: il padre come figura di riferimento educativo principale, lei come presenza affettiva che può esserci senza sostituire nessuno;
- proteggere la coppia: coltivare spazi solo vostri, così che la relazione non venga assorbita unicamente dalla gestione del conflitto con la bambina.
Un percorso di consulenza familiare può fornire strumenti pratici per affrontare queste dinamiche, così da non rimanere soli nell’affrontarle e da proteggere il vostro legame di coppia.
Se lo desidera, possiamo parlarne insieme, online o in studio a Corigliano-Rossano, per individuare strategie specifiche adatte alla vostra situazione.
Un cordiale saluto,
Giovanni Noè – Psicologo
Cosenza
Il Dott. Giovanni Noè offre supporto psicologico anche online