Disturbi del sonno e declino cognitivo

I disturbi del sonno e aspetti del declino cognitivo.            

Il sonno è un’attività fondamentale per tutti gli esseri viventi del mondo animale e rappresenta un momento di rigenerazione e riposo. Nei soggetti anziani tende ad diminuire presentandosi frammentato e instabile. Nella prevenzione e nel trattamento dell’insonnia è fondamentale stabilire uno stile di vita corretto attraverso una alimentazione equilibrata rivolgendo una attenzione particolare ad una igiene del sonno che va programmato abbastanza alla stessa ora insieme ad un regolare risveglio al mattino. La melatonina - fondamentale per il sonno - comincia a diminuire all’età di 55 anni e si riduce significativamente nel corso dell’invecchiamento. Infatti, si è riscontrato nel decadimento cognitivo l’alterazione della struttura del sonno con alterazione del sonno REM e del sonno a “onde lente” e il dosaggio ottimale terapeutico della melatonina è quello di 2 mg la sera, mentre il trattamento dell’insonnia con benzodiazepine (BDZ) dovrebbe avere una sospensione graduale non prima di 4 settimane di trattamento. Del resto, l’invecchiamento rappresenta una tappa del processo biologico dell’uomo e non solo, ed egli può andare incontro a dei cambiamenti derivanti dal suo stato di salute. La variazione del sonno spesso con l’età scaturisce proprio dall’insorgere delle malattie neurodegenerative e dalla demenza a causa del declino di alcune funzioni cerebrali. Con l’avanzare degli anni si osserva che aumenta lo stato depressivo che si ascrive tra l’8 e il 16% ed è proprio la depressione che nell’anziano determina un aumento della mortalità totale. Spesso, lo stato di abbandono a se stesso in cui egli si ritrova inducono lentamente ad un vero e proprio abbandono alla vita. Nel trattamento dei pazienti con demenza senile, specialmente in quei soggetti con la malattia di Alzheimer, più precisamente definiti BPSD  (Behaviour and Psychological Symtomps of Dementia)e precisamente si intende un insieme eterogeneo di reazioni psicologiche, di  disturbi comportamentali, di sintomi psichiatrici comuni a tutti i tipi di demenza, in particolare nella malattia di Alzheimer. Con questo tipo di pazienti va fatto un intervento molto strutturato che comprende l’utilizzo di un insieme di farmaci in base ad una precisa particolarità del disturbo con  un minimo dosaggio efficace, la formazione e il supporto al caregiver, e anche delle strategie non farmacologiche. Non bisogna mai dimenticare che questi pazienti hanno minore capacità cognitive, ma la loro sensibilità e la loro dimensione affettiva continuano ad esistere. Il disturbo del sonno va preso in considerazione distinguendo due aspetti: il tempo di letto dal tempo di sonno. È abbastanza frequente che si resta a letto 9-10 ore, per dormire in realtà solo 4-5 ore. Questa discrepanza peggiora la qualità del sonno e bisogna evitarla, altrimenti si rischia di precipitare nella fase trappola dell’insonnia che - se si presenta come fatto episodico -è irrilevante, ma se si protrae fino a superare i tre mesi, diventa insonnia cronica. Tuttavia, il sonno negli anziani, viene spesso anche interrotto dal dolore cronico per la presenza dalle malattie come l’artrite reumatoide, le malattie reumatiche ecc. senza sottovalutare le apnee notturne, la sindrome delle gambe senza riposo, i disturbi comportamentali della fase Rem. Questa attività comunque complessa nel suo insieme si integra con l’attività onirica - il sogno - che rappresenta un fenomeno psichico presente nella fase Rem - ma alcune recenti ricerche hanno accertato che esso è presente persino nella fase Non Rem e si caratterizza con la percezione di suoni, immagini, storie complete come se fossero reali per il soggetto sognante.

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