Disturbo di personalità che persiste..

Simone

Qualche anno fa mi hanno diagnosticato un disturbo narcisistico di personalità e quello borderline (in realtà mi hanno fatto mille diagnosi: ossessivo-compulsivo, bipolare ecc., non si è mai capito niente di che problema in realtà avessi). Sono stato molto male in passato, abusando gravemente di alcol e cannabis e finendo per avere ben 3 ricoveri in una clinica psichiatrica in Germania, dove ero andato dopo la laurea specialistica nella speranza di farmi una vita (in realtà per fuggire dal contatto con la mia famiglia e dal mio dolore).

Sono però rientrato nel 2014, perché non ce la facevo proprio più, ma poiché non riuscivo più a far niente, le mie relazioni andavano in malora ed ero sempre isolato, ho cercato una struttura che potesse essermi di aiuto e ho trovato la comunità Raymond Gledhill di Marino laziale, apposta per borderline. Ho finito un percorso di 2 anni là dentro proprio il 2 gennaio di quest'anno, ma sento di non stare completamente bene: non ho voglia di conoscere persone nuove, ho sempre il fottutissimo terrore di perdere i miei genitori, con cui però continuo a sentirmi arrabbiato perché sento che avanzano innumerevoli aspettative verso di me e dalla cui energia mi sento sempre risucchiato (un po' da tutta la mia famiglia); continuo ad abusare di pornografia ed a masturbarmi compulsivamente e il sesso è un'area che quasi non mi desta alcun interesse, così come la maggior parte delle cose belle della vita.

L'unica cosa che faccio è scrivere qualcosa (quando sto bene) e lo faccio per dimostrare a me stesso che qualcosa valgo (dato che sento che non c'è nient'altro di cui possa ritenermi orgoglioso e che mi dia un valore), ma è come se non bastasse mai, chiedo troppo a me stesso, lo ammetto: alterno periodi in cui la fantasia mi vola alle stelle e sono super mega produttivo ad altre in cui vedo tutto nero, piatto e di ispirazione neanche l'ombra. So che questo strumento è solo un ripiego, anche se utile nei momenti in cui devo gestire emozioni forti.

Mi sento vecchio dentro, pur avendo 35 anni, mi vedo non amabile, indesiderabile, nonostante il percorso comunitario che ho fatto, infelice a vita. Un operatore della comunità di bioenergetica mi ha chiamato "il classico tipo orale" che chiede sempre attenzioni e ha il classico atteggiamento da mendicante; il punto è che io non ho neanche l'energia di lavorare, non ce la farei mai a sostenere un lavoro, ho sempre tensione sulle spalle e sul collo, sono sempre esaurito di energia e, ultimamente, arrabbiato. Chiedo aiuto a voi perché non so a chi altro rivolgermi, di psicoterapie me ne hanno sconsigliate in comunità perché, avendone già fatto 3 in passato, mi son servite a poco o nulla (secondo loro).

Il problema è che a quest'età non so ancora cosa voglio dalla vita, vado ad abitare da una parte e mi manca casa dei miei genitori e vorrei tornare là, torno dai miei e vorrei riandarmene, non sono quasi mai soddisfatto e questo mi angustia. In realtà, per esempio, a giugno ho passato un mese tutto sommato di buon umore, abbastanza equilibrato e ricco di energia vitale, poi all'improvviso..Puff, tutto svanito. Il brutto è che neanche sui medici dei miei servizi ASL posso fare affidamento più di tanto, sentendomi trascurato tutto il tempo.

Continuo a sognare un ragazzo (sono gay) con cui dormire abbracciato e baciarmi, ma se poi mi ritrovo nelle situazioni reali a farlo mi sembra che perfino l'energia per questo scambio di affetti mi manchi.

La conseguenza di tutto ciò?

Un mare di solitudine, una vita da fallito - senza piangermi addosso, obiettivamente guardando la mia vita. Perché non ho mai fatto altro che "accontentare" gli altri: massimi risultati al liceo, massimi all'università, sperando che tutto ciò non mi portasse che amore, affetto incondizionato, attenzione e ammirazione da parte dei miei genitori.

Secondo voi, sarebbe il caso che intraprendessi una psicoterapia? E che assumessi dei farmaci?

Grazie alla comunità, all'empatia degli altri, alla condivisione ecc. (cose che mi son tutte mancate nei miei anni puberali e infantili), sono riuscito a eliminare tutto, rimanendo solo con la melatonina, valeriana e Atarax - che, a causa dell'insonnia cronica, ho poi sostituito col Laroxyl (5 gocce).

Certo, vincolarsi a vita coi farmaci anche no, mi viene da pensare, ma se mi aiutano a stare un po' meglio, perché no, direi?

In passato ho provato di tutto: Wellbutrin, depakin chrono, antipsicotici ecc. Comunque l'impulso di farmi male non è ancora passato, ogni tanto mi taglio ancora, solo quello di bere e fumare erba sono scomparsi, grazie alla comunità. Però sento di non stare ancora bene, non lo so..Vi ringrazio di cuore, davvero, fin da ora, chi mi leggerà..ah, ecco, sono spesso in preda anche a sensi di colpa incredibili..

3 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Simone,

verosimilmente quelli che descrive:

- timore di essere abbandonato

- paura di perdere figure significative

- instabilità emotiva e comportamentale (es: vado dai miei ma poi ho voglia di riandarseme)

- impulso a farsi del male (autolesionismo)

- senso costante di solitudine

sono tratti di un disturbo Borderline che sarebbe il caso di portare all’attenzione di un/una collega psicologo psicoterapeuta cognitivo comportamentale che si interessi e applichi la Terapia dialettico comportamentale; da tempo considerata, nel panorama scientifico internazionale, come la più valida, attendibile ed efficace nella cura del disturbo e/o tratti Borderline. Certamente nella sua Regione potrà trovare colleghi che lavorano con la dialectical behavior therapy (DBT).

Cordiali saluti

Salve Simone

mi dispiace moltissimo per la sua sofferenza e le faccio i complimenti per il percorso comunitario che ha sostenuto.

Per quanto riguarda le terapie che adesso può fare per stare meglio, sicuramente una psicoterapia le può essere utile, se ha dei sospesi con la sua famiglia anche delle sedute di terapia familiare; un trattamento farmacologico seguito da uno psichiatra sicuramente è positivo se la fa stare meglio e non la intontisce.

Per quanto riguarda l'ambito lavorativo non mi sembra utile partire dal presupposto che non riuscirebbe a fare nessun tipo di lavoro. Ci sarebbe da fare una differenza tra i vari tipi di lavori, l'impegno richiesto, ed il tempo in cui potrebbe lavorare, sicuramente ci sono lavori più idonei ed altri meno, inoltre potrebbe occuparsi in modo part - time.

Io pendo che il lavoro la farebbe stare meglio come una relazione sentimentale.

Mi faccia sapere cosa ne pensa. Buona serata

Carissimo Simone,

questo malessere che descrive sembra essere davvero "totalizzante". Al di là delle etichette con cui è possibile classificare i vari disturbi psicologici, è importante poi personalizzare qualsiasi intervento sui bisogni e sul vissuto specifico di ogni persona.

In modo molto responsabile, come lei racconta, ha già intrapreso diversi percorsi terapeutici per trovare un equilibrio e vivere così una vita gratificante. Se sente di non aver ancora raggiunto questo obiettivo, forse è il caso di riprovare.

Da ciò che scrive mi sembra di capire che il suo rapporto con il mondo esterno si sia bloccato e trovi espressione solo attraverso desideri e fantasie, che non riuscendo a realizzarsi nella realtà finiscono però per implodere dentro di lei, aumentando il suo malessere. Il mio consiglio è quello di non rinunciare alla possibilità di trovare la sua personale strada per riuscire a realizzare i suoi sogni, sia in ambito lavorativo che affettivo.

Per quanto riguarda l'aiuto farmacologico è sicuramente un buon alleato e può confrontarsi con uno psichiatra qualora volesse rivedere la sua terapia.

Cari saluti