Mio figlio ha 21 purtroppo ha un rapporto molto disinvolto con l'alcol

Daniela

Buongiorno, mio figlio ha 21 e purtroppo, come molti giovani, ha un rapporto molto disinvolto con l'alcol. Non posso dire che sia un alcolista, in quanto se le circostanze lo richiedono, riesce a stare anche una giornata intera senza toccare una goccia di alcol, ma beve smodatamente birra (talvolta vino) e recentemente ho trovato nel suo zaino anche una bottiglia di whisky. Il fatto è che non si tratta più di bevute in compagnia degli amici, ma in solitaria e di nascosto. Beve in casa se noi non ci siamo o esce apposta per bere. Nasconde bottiglie e lattine nei posti più strani e lascia in giro per strada, nelle vie adiacenti la nostra abitazione, bottiglie vuote (so per certo che sono sue) arrivando persino, in un paio di occasioni a lanciare le bottiglie dalla finestra della sua camera nell'orto del vicino. Il punto è che non riusciamo a parlarne con lui se non facendo una fatica terribile (spesso si irrigidisce o diventa aggressivo e la cosa mi spaventa). Dice infatti che non vuole saperne di psicologi nè tantomeno di centri di auto aiuto tipo A.A. ma, le poche volte in cui si è dimostrato collaborativo, anche pur non ammettendo mai esplicitamente di avere il problema, ci ha rassicurati affermando di essere perfettamente a conoscenza dei danni che l'abuso di alcol comporta e che lui in ogni caso è responsabile, ma di fatto continua a bere. Pochi giorni fa (non so se per zittirci o meno) ci aveva assicurato che si sarebbe recato presso uno di questi centri, ma ieri sera, quando ho detto che l'avrei accompagnato, ha scatenato una scenata terribile, accusandoci di non parlare d'altro che di questo, che lo esasperiamo, cosa che non fanno i genitori dei suoi amici e minacciando (come già successo altre volte) di farsi del male. Preciso che noi non abbiamo mai adottato nei suoi confronti dei toni accusatori nonostante lui dica il contrario, ma lui continua a farci sentire in colpa dicendo che lo facciamo sentire un alcolizzato, che non gli facciamo fare una vita normale, come un qualsiasi studente (frequenta l'università e finora ha sempre dato tutti gli esami con regolarità) e che non gli diamo stimoli. Il problema è che non riesco a comunicare con mio figlio: se sono troppo severa si infastidisce, viceversa se sono indulgente mi considera melensa e divento quindi inefficace. Ma qual'è la strada giusta per fare in modo che si responsabilizzi e diventi consapevole di avere un problema e chieda aiuto, senza farlo sentire “un alcolista“? Dobbiamo fare finta di niente, come se nulla fosse o insistere? Lasciarlo stare come vuole lui e lasciargli commettere anche degli errori? Ma se dovesse avere conseguenze anche gravi? Ci siamo rivolti ai centri di aiuto per familiari, ma non serve a niente se il diretto interessato non si rende conto del problema, stiamo andando dalla psicologa del consultorio ma lui non vuole saperne di venire e a questo punto non so proprio più cosa fare. Vi sarei molto grata se poteste darmi delle risposte, perchè sono davvero disperata. Grazie.

2 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Daniela,

comprendo la sua grande preoccupazione per suo figlio e credo sia legittima. Da ciò che racconta la situazione inizia a diventare problematica. Mi pare che ci sia un abuso di alcol importante e credo sia importante capire i motivi sottostanti. Io lavoro nell'ambito delle dipendenze in particolare col gioco d'azzardo e conosco bene questi meccanismi di negazione del problema, ma non bisogna mollare. Fate benissimo in quanto genitori ad insistere, altrimenti rischiate di assecondare i suoi comportamenti. La strada sarà un pò lunga, ci vorrà tempo prima che raggiunga la consapevolezza di avere un problema, però vostro figlio è giovane, e questo è un vantaggio, tutto sommato dovrà cedere prima o poi abitando ancora con voi. Vi siete già rivolti a centri e professionisti, che immagino vi stiano dando aiuto per capire come orientarvi, ad ogni modo rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. A presto

Cara Daniela,

nessun alcolista, nessun tossicodipendente dirà mai di aver bisogno di una terapia o di uno psicologo, anzi spesso ho sentito dire " ho tutto sotto controllo e smetto quando voglio".

L'alcool, la droga,sono bestie che non ammettono controllo ed allora ti lasciano in pace quando ti hanno condannato al baratro. Il consultorio può davvero fare poco in questi casi perchè si presume che le persone ci vadano liberamente anche se accompagnate, ma ci sono delle comunità come quella di San Patrignano o Giovanni XXIII  che lavorano seriamente, oppure il gruppo degli alcolisti anonimi. Il tutto lo potrai trovare in internet, quindi facilmente. Per il resto non demordere e non dimostrarti debole. L'amore deve renderti decisa nel non sottovalutare il problema, ma anche prudente nel non creare situazioni di estrema aggressività.

Un abbraccio