L'emarginazione e il dolore dell'esclusione sociale

maria

Salve, mia figlia 16 anni al 3° liceo è in terapia da un anno a causa di problemi familiari in cui ha assistito a delle scene di violenza in cui mio padre e il mio compagno si sono picchiati. Ciò ha causato un disturbo da stress post traumatico. La terapia la aiuta, ma i problemi causati l'hanno portata ad escludersi dalla sua stessa vita. Il rendimento scolastico alto è l'unica cosa che è rimasta stabile. In tutto questo arco di tempo i compagni di classe l'hanno emarginata ed ora che è appena cominciata la scuola addirittura non la salutano più. La frustrazione e la sofferenza è alta, ho molta paura perché già combatte per se stessa. Vorrei allertare la preside ma ho paura di ripercussioni peggiori. Ormai la bullizzano. Mia figlia non vuole che io lo faccio. Come posso aiutarla? Vorrei cambiare istituto ma non è giusto.....

7 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Salve Maria, poiché sua figlia è già da un anno in terapia, sarebbe opportuno chiedere un incontro con la terapeuta durante il quale lei sua figlia potreste confrontarvi, con la mediazione dello specialista, e decidere quale strategia è opportuno seguire al fine di garantire il benessere della ragazza.

Salve, se sua figlia sta facendo terapia, quest'ultima la aiuterà a risolvere anche questa problematica, ossia quella dell'isolamento e la conseguente emarginazione sociale.

Cambiare istituto serve a poco perché potrebbe ripresentarsi la stessa problematica anche in un nuovo istituto , perché mi sembra di aver capito che l'emarginazione ed il bullismo sia una conseguenza dell'isolamento che sua figlia ha scelto come modalità d'esistenza in questo periodo. Purtroppo spesso accade che si emargina e si bullizza chi tende ad isolarsi,anche se non andrebbe fatto.

È molto importante che sua figlia gliene abbia parlato e non l'abbia tenuto tutto per sé, come spesso succede, e probabilmente lo ha fatto perché vuole che lei faccia qualcosa per lei.

In questi casi avvisare la preside e gli insegnanti é l'unica cosa che può fare per sua figlia ,saranno loro a prendere i giusti provvedimenti.

Salve Maria sarebbe prima opportuno parlarne con Sua figlia magari cercando di aiutarLa a parlarne con il Suo terapeuta.La decisione di intervenire direttamente allertando la Preside o di provvedere al cambio dell'istituto  senza prima un approfondito confronto con Lei non credo sia la strada più  funzionale al miglioramento della situazione.

Per qualsiasi altro chiaro resto a Sua disposizione 

Saluti

Dott.ssa Gabriella Riccardi

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitiva e Comportamentale.

Emdr 

Dott.ssa Gabriella Riccardi

Dott.ssa Gabriella Riccardi

Napoli

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Buongiorno Maria, penso in prima battuta sia importante per lei confrontarsi con sua figlia e con la sua terapeuta  per decidere insieme quale strategia utilizzare per il benessere di sua figlia.

Nessun intervento è sbagliato a priori, compreso cambiare scuola oppure parlare con i docenti...ovviamente se sua figlia lo desidera.

Dottoressa Mazzella Eliana 

Gentile signora,

mi spiace per l'accaduto e comprendo il dramma di chi vive una violenza assistita in ambito familiare, tutti ne sono coinvolti anche se in modo diverso, è un trauma esteso che deve essere trattato a più livelli.

Lei come mamma pensa soprattutto a sua figlia ma credo che debba  attenzionare la sua esperienza con la possibilità di migliorare la relazione con sua figlia in termini di supporto.

La invito a effettuare un colloquio di approfondimento con un professionista in modo da poter valutare il percorso migliore sia per lei che per sua figlia.

 

Dott.ssa Aida Faraone

Dott.ssa Aida Faraone

Palermo

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Comprendo la sua preoccupazione e il desiderio di proteggere e sostenere sua figlia in questo momento difficile. La situazione che descrive è molto delicata. La bullizzazione può avere effetti profondi, specialmente quando si aggiunge a traumi preesistenti. È essenziale che sua figlia si senta sostenuta e compresa.

Se sua figlia non desidera che intervenga direttamente, potrebbe comunque essere utile avvicinarsi alla situazione in modo discreto. Magari potrebbe parlare con un insegnante di fiducia o con un orientatore scolastico, cercando di avere una visione più chiara della situazione e ricevendo suggerimenti su come affrontarla senza necessariamente coinvolgere la preside.

Allo stesso tempo, potrebbe essere benefico cercare ulteriori forme di sostegno per sua figlia, come attività extracurriculari o hobby che le permettano di costruire nuove relazioni e rafforzare la sua autostima. Questo potrebbe aiutarla a trovare un equilibrio e a sentirsi meno isolata.

Infine, mantenere una comunicazione aperta e onesta con sua figlia è fondamentale. Assicurarsi che sappia quanto la supporta e che è lì per lei, indipendentemente dalle decisioni che sceglierà di prendere in futuro, può fare una grande differenza nel suo percorso di guarigione.

Dott. Matteo Piccioni

Dott. Matteo Piccioni

Torino

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